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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 06 MAGGIO 2024

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Editoriale controcorrente. Basta con la liturgia dell’antimafia di sinistra

Editoriale controcorrente. Basta con la liturgia dell’antimafia di sinistra

Antonio Giangrande: «Se aprile è il mese dei riti cristiani con la Pasqua, maggio è il mese della liturgia dell’antimafia di sinistra»

Editoriale controcorrente. Basta con la liturgia dell’antimafia di sinistra

Antonio Giangrande: «Se aprile è il mese dei riti cristiani con la Pasqua, maggio è il mese della liturgia dell’antimafia di sinistra»

 

 

Io sono abituato a parlare di argomenti, di cui ho qualcosa da dire. Sulla
mafia, per esempio, ho scritto un libro letto in tutto il mondo: “Mafiopoli.
Mafia, quello che non si osa dire”. Per me Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino sono il faro a cui mi ispiro ed il loro esempio è l’oggetto del
mio libro. Il mio ricordo a loro va tutti i giorni e non solo
nell’anniversario della loro morte. Per molti la data della loro morte è
solo l’anniversario degli attentati. Il gesto criminale sminuisce la figura
dell’uomo che viene a mancare. Mai dire antimafia è il concetto che divulgo,
in qualità di noto autore di saggi sociologici che raccontano di una Italia
alla rovescia, profondo conoscitore ed esperto del tema e presidente
nazionale di una associazione antimafia. Il mio intento è dimostrare che la
mafia siamo noi: i politici che colludono, i media che tacciono, i cittadini
che emulano e le istituzioni che abusano ed omettono. Credo che sul tema io
sia uno dei principali esperti, anche perché sono presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie, sodalizio antiracket ed antiusura
riconosciuto dal Ministero dell’Interno. Una delle tante associazioni a cui
viene disconosciuto il ruolo e gli onori che meritano, solo perché non fanno
parte del sistema strutturato dalla sinistra, di cui “Libera” è la maggiore
espressione.

Anche quest’anno i giornali e le tv, quasi sempre di sinistra, osannano
l’evento che corrompe le giovani menti. Se aprile è il mese dei riti
cristiani con la pasqua, maggio è il mese della liturgia dell’antimafia di
sinistra. A Civitavecchia si sono imbarcati circa 1.500 studenti, gai per
aver marinato la scuola, a cui si sono aggiunti altri 1.500 studenti
all’arrivo a Palermo. Corrompendo le menti dei giovani si cerca di
perpetrare quel credo partigiano, per il quale gli onesti stanno da una
parte e i delinquenti dall’altra, Grillo permettendo.

QUALE ANTIMAFIA? Camera dei Deputati. 15 maggio 2014. Alessio Villarosa
(Movimento 5 Stelle) accusa la maggioranza di non rispettare (nei fatti) gli
insegnamenti di Falcone e Borsellino. “Noi siamo il partito di Pio La Torre
e non accettiamo lezioni da nessuno in materia di legalità. Soprattutto da
chi è guidato da chi sostiene che la mafia non esiste”. Lo ha urlato
nell’aula della Camera Anna Rossomando del Pd replicando al M5s in
dichiarazione di voto sulla richiesta di arresto per Francantonio Genovese.
Tutti i suoi colleghi di gruppo si sono levati in piedi per applaudirla
mentre il M5s urlava: “Vergognatevi”. “Noi siamo i fondatori della
democrazia”, ha rivendicato l’esponente democratica citando Pio La Torre, il
segretario del Partito comunista siciliano ucciso dalla mafia il 30 aprile
del 1982. Il Pd, ha detto Rossomando rivolta al gruppo M5S, “non accetta
lezioni da nessuno, soprattutto da chi è andato in Sicilia dicendo che la
mafia non esiste, facendo le buffonate attraversando lo Stretto”. La
presidente della commissione parlamentare antimafia Rosi Bindi (Pd) ha preso
la parola in aula, al termine del dibattito sulla richiesta di arresto a
carico del deputato democratico Francantonio Genovese, per replicare al
polemico intervento di Alessio Villarosa del Movimento 5 stelle. “Vorrei
restasse agli atti di questa Camera, nel rispetto del sacrificio della loro
vita e dei loro familiari – ha detto Bindi – che nessuno può appropriarsi di
Falcone e di Borsellino”. Secondo la presidente dell’antimafia, i due
magistrati uccisi dalla mafia “sono di tutta la nazione, di tutta l’Italia e
da quando abbiamo messo le loro immagini nel parlamento europeo sono di
tutta l’Europa”. Bindi a capo dell’Antimafia: sfruttò i sindaci anti boss
per farsi eleggere alla Camera. Il Pd la candidò in Calabria: ma una volta
presi i voti, non s’è più fatta vedere, scrive Felice Manti su “Il
Giornale”. A Siderno la stanno ancora aspettando. Eppure a Rosy Bindi la
Locride dovrebbe esserle cara, visto che quei voti raccolti alle primarie Pd
in Calabria sono stati decisivi per la sua elezione come capolista. Da
febbraio invece l’ex presidente Pd i calabresi la vedono solo in tv.
D’altronde la Bindi non ha fatto un solo incontro sulla ‘ndrangheta durante
la campagna elettorale, ammettendo «di non sapere niente di mafia».

Da presidente nazionale di una associazione antimafia è una vergogna non
essere invitati ad alcuna celebrazione istituzionale o scolastica dedicata
ai martiri della mafia: tra cui Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Questo
pur essendo il massimo esperto della materia. Questo perché noi non seguiamo
la logica nazionale delle celebrazioni dei due magistrati, specialmente
fatta da chi ne ha causato la morte. Perché non ci associamo alla liturgia
di questa antimafia che poi è forse solo propaganda.

SVELARE LA VERITÀ SUI MAGISTRATI. Si farebbe cosa nobile, invece, svelare la
verità sulla loro morte e disincentivare tutti quei comportamenti socio
mafiosi che inquinano la società italiana. Come si farebbe onore alla verità
svelare chi e come paga il giro di carovane e carovanieri. In riferimento
all’attentato di Brindisi e a tutte le manifestazioni di esaltazione di un
certo modo di fare antimafia di parte e di facciata, denuncio l’ipocrisia di
qualcuno che suggestiona e manipola la mente dei giovani per indurli ad
adottare comportamenti miranti a promuovere una verità distorta su chi e
come fa antimafia.

LOTTA ALLA MAFIA CON LA CONOSCENZA. Con l’attentato alla scuola
Morvillo-Falcone e la morte di Melissa Bassi Brindisi e Mesagne e l’intero
Salento sono diventate tutto d’un tratto terra di mafia e di mafiosi e per
gli effetti sono diventate palco promozionale per carovane e carovanieri
proveniente da ogni dove, da cui noi prendiamo assolutamente le distanze.
Mesagne e Brindisi e tutto il Salento non hanno bisogno di striscioni in
sparute manifestazioni o di omelie religiose per fare ciò che deve essere
fatto: sia in campo istituzionale, sia in campo sociale. Gli studenti, con
la mente vergine e aperta, non devono essere influenzati da falsi pedagoghi
catto-comunisti, sostenuti da sindacati e movimenti di sinistra, che
inducono a falsi convincimenti di tipo ideologico. La lotta alla mafia è
un’altra cosa: è conoscenza senza censura e omertà scevra da giudizi
preconcetti. E di questo anche il Santo Padre, Papa Francesco, ne deve
essere edotto: non esiste solo un’antimafia clericale-comunista. E Don
Ciotti non è l’unico punto di riferimento.

Le vittime di mafia, non hanno bisogno di ricordare, perché la mafia la
vivono sulla loro pelle ogni giorno.

Le vittime di mafia non hanno bisogno di front office pubblicizzati e
finanziati dalla politica. Le vittime non hanno bisogno di visibilità, a
loro basta che l’Ordine Pubblico e la Giustizia funzionino. Che le loro
denuncie non siano insabbiate.

Ma a Palermo la liturgia antimafia del 23 maggio non si tocca: e così i vip
istituzionali della “Falconeide” hanno ricordato la strage di Capaci
riempiendosi la bocca di una parola cruciale: la memoria. La “Falconeide” è
un festival della memoria, ma di quella memoria a intermittenza che è tipica
dei professionisti della “doppia morale istituzionale”. Dispiace per la
buona volontà disinteressata di alcuni: ma finché la memoria istituzionale
sarà esclusivo privilegio di defilé mediatici, regolati da star del buonismo
televisivo, finché la memoria istituzionale non avrà lo stessa sacralità
della verità storica, la “Falconeide” – e le analoghe manifestazioni che
fanno spettacolo dell’impegno antimafia – non potrà essere altro che quello
che oggi (tristemente) appare: una sfilata di virtuosi dell’ipocrisia di
Stato che forse non fanno parte, come sostiene Beppe Grillo, “dello stesso
governo che ha ucciso Falcone e Borsellino”, ma di certo sono parte
integrante della stessa classe politica senza scrupoli.

Peccato che trattasi, anche quest’anno, di memoria buona solo ed
esclusivamente alle passerelle antimafia, come ha rilevato qualche tempo fa
il pm Nino Di Matteo che ha toccato con mano le tante amnesie istituzionali
nell’indagine sulla trattativa Stato-mafia: “Per tanti, i magistrati sono da
onorare solo da morti; siamo stanchi dell’ipocrisia di chi, quando erano in
vita Falcone e Borsellino, non esitava a definirli “giudici politicizzati”,
mentre, dopo che sono morti finge di onorarli. E’ un falso storico”. E quei
“giudici politicizzati” non erano di sinistra, quindi si ricordi bene da
vivi da chi erano attaccati: da chi oggi li osanna!!!

CHI PAGA? Tra canti, fiaccole e palloncini, infatti, è stato un vero trionfo
dell’ipocrisia istituzionale. E per ultimo, in tempo di spending review ,
tutti noi dovremmo chiederci: tutto l’ambaradan comunista della nave della
legalità che porta in gita gli studenti, la cui estrazione sociale è tutta
da verificare, quanto costa alla comunità, quindi a noi stessi, pur distanti
da quella ideologia vetusta?