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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Droga sull’asse Campania-Calabria-Sicilia. Nell’alto Jonio eseguiti 34 arresti

Droga sull’asse Campania-Calabria-Sicilia. Nell’alto Jonio eseguiti 34 arresti

Si rifornivano a Terzigno poi smistavano eroina e cocaina sul versante orientale della regione utilizzando pusher di Corigliano

Droga sull’asse Campania-Calabria-Sicilia. Nell’alto Jonio eseguiti 34 arresti

Si rifornivano a Terzigno e in altri centro del Napoletano poi smistavano eroina e cocaina sul versante orientale della regione utilizzando pusher di Corigliano

 

 

Un asse Campania-Calabria-Sicilia per il traffico della droga è stato svelato e stroncato dai carabinieri con un’operazione scattata questa mattina nelle tre regioni. I militari del Comando provinciale di Cosenza hanno sgominato il ramo calabrese della banda di spacciatori che agiva nelle zone della Sibaritide e dell’alto Ionio cosentino. Si stanno eseguendo 34 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Rossano su richiesta della Procura della Repubblica.

La banda per procurarsi la droga che spacciava – principalmente eroina e cocaina – si riforniva sulla piazza del Napoletano, e in particolare a Terzigno e in altri centri dell’ hinterland partenopeo. La rete di smistamento nell’alto Jonio cosentino avveniva tramite corrieri e pusher coriglianesi. Agli arrestati viene contestata, a vario titolo, anche la detenzione illegale di armi. Nell’operazione denominata “Fusion”, che è in corso, vengono impiegati 250 uomini e 70 mezzi del Comando provinciale di Cosenza dell’Arma.

L’organizzazione aveva ramificazioni anche nel Catanese, dove era affidata a un gruppo di trafficantilegato al clan mafioso Ercolano-Santapaola. Al di là dello Stretto i carabinieri eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 10 persone, nell’ambito di un’operazione congiunta a quella calabrese e denominata “Stella polare”. Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini di militari dell’Arma, avviate nel luglio 2009, coordinate dalla Dda della Procura etnea, hanno fatto luce su un’organizzazione che si riforniva di ingenti quantità di droga in Campania e Calabria, che poi rivendeva nelle “piazze di spaccio” dello storico rione San Cristoforo di Catania. Agli atti dell’inchiesta anche le dichiarazioni del boss Santo La Causa, adesso collaboratore di giustizia.

INDAGINE DOPO MORTE 25ENNE

Le indagini che hanno consentito di sgominare la banda di spacciatori operante nella zona della Sibaritide e dell’alto Ionio cosentino, sono partite a seguito della morte di un giovane di Corigliano Calabro, Eros Milizia, di 25 anni, deceduto nel settembre 2010 a seguito dell’ ingestione di una dose di cocaina ingoiata allo scopo di eludere un controllo. Nel corso delle indagini condotte dai carabinieri sono state arrestate 11 persone in flagranza di reato, è stata trovata una pistola e si è proceduto al sequestro di 800 grammi di sostanza stupefacente facendo luce su una rete di spacciatori con base nell’Alto Ionio cosentino che si approvvigionava dello stupefacente perlopiù nel napoletano. In particolare la droga proveniva da Torre Annunziata, paese d’origine di Andrea Ranieri, uno degli arrestati ritenuto il canale preferenziale di approvvigionamento della cocaina.

CLAN SANTAPAOLA, GIRO D’AFFARI DA 1 MILIONE AL MESE

Compravano marijuana da cosche del Napoletano per un milione di euro al mese per rifornire le ‘piazze dello spaccio’ di Catania e per rifornire anche esponenti di clan storicamente rivali, con i quali erano in ‘guerra’. Era la forza economica del clan Ercolano-Santapaola nella gestione del traffico di droga a Catania emersa dall’ operazione ‘Piazza Polare’ dei carabinieri del comando provinciale etneo sfociata in cinque arresti e nella notifica di un ordine di carcerazione ad altrettanti indagati detenuti. Cosa nostra etnea, che secondo l’accusa si riforniva anche nel Reggino, nella zona di San Luca, era in grado di gestire spacciatori che nella ‘cassa comune’ del clan riuscivano a versare, ciascuno, 70mila euro di incassi a settimana, per una media mensile di circa 300mila euro. Dalle indagini dei carabinieri, avviate nel 2009, emerge anche la tecnica del gruppo Ercolano-Santapaola, rappresentati da Orazio Magrì e dai fratelli Nizza, che non soltanto vendevano 200-300 chilogrammi di droga agli esponenti del clan dei ‘Carateddi’, frangia della cosca Cappello con cui erano rivali, ma gli sottraevano le ‘piazze dello spaccio’ a Catania vendendo anche al dettaglio, a prezzi competitivi rispetto ai ‘concorrenti’, le dosi di marijuana e cocaina. Un giro vorticoso, ripreso dalle telecamere dei carabinieri, che il procuratore capo Giovanni Salvi ha paragonato a “un vero e proprio supermercato della droga”.

I contrasti sulla gestione dello spaccio di cocaina e marijuana ha fatto acuire le rivalità tra i due gruppi che è sfociato in una faida con omicidi contrapposti e la rappresaglia dei ‘Carateddi’ che al ‘furto’ di una piazza organizzano l’uccisione, ordinata dal carcere dal boss Lo Giudice, di un esponente di spicco dei Santapaola, Giuseppe Privitera. Omicidio sventato da investigatori. Per ‘programmare’ la ‘risposta’ il gotha di Cosa nostra si riunì, l’8 ottobre del 2009 a Belpasso, ma il summit fu interrotto da carabinieri di Catania. Complessivamente nell’inchiesta sono 71 gli indagati, alcuni dei quali già arrestati in altre operazioni antidroga. Il trasferimento della droga avveniva con la complicità di camionisti: uno di loro fu bloccato da carabinieri a Catania con a bordo un chilogrammo di cocaina comprata nel Napoletano. Nella notte, oltre agli arresti, i carabinieri hanno sequestrato 512 grammi di marijuana, 404 di cocaina, 600mila euro in contanti e una pistola semiautomatica cal. 7,65. Gli arrestati sono Giuseppe Floridia, di 38 anni, Salvatore Scavone, di 26, Rosario Lombardo, di 43, Filippo Marletta, di 21, e Giovanni Nizza, di 38. Il provvedimento è stato notificato a altri cinque indagati, già detenuti: Salvatore Nicolosi, di 37 anni, i fratelli Daniele e Fabrizio Nizza, di 34 e 37 anni, Giuseppe Privitera, di 37, e Giuseppe Sciuto, di 29. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore Giovanni Salvi e dai sostituti della Dda Iole Boscarino e Rocco Liguori.

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