Domani all’Horcynusfest il Concerto di confine: un viaggio tra musica orchestrale e sonorità etniche
Dic 18, 2013 - redazione
Al Teatro Siracusa alle 21 si esibirà l’Orchestra Filarmonica del Teatro Cilea insieme a Raiz, Gabin Dabirè, Faisal Taher e Tino Finocchiaro, Jali Diabate e Paul Dabirè
Domani all’Horcynusfest il Concerto di confine: un viaggio tra musica orchestrale e sonorità etniche
Al Teatro Siracusa alle 21 si esibirà l’Orchestra Filarmonica del Teatro Cilea insieme a Raiz, Gabin Dabirè, Faisal Taher e Tino Finocchiaro, Jali Diabate e Paul Dabirè
REGGIO CALABRIA – Giovedì 19 dicembre all’Horcynus Festival invernale ancora un evento speciale, questa volta dedicato alla musica, con il Concerto di Confine a cura dell’Orchestra Filarmonica del Teatro Cilea, diretta dal Maestro Dario Siclari, insieme a Raiz, Gabin Dabirè, Faisal Taher e Tino Finocchiaro, Jali Diabate, Paul Dabirè.
Appuntamento al Teatro Politeama Siracusa alle 21.00 per assistere a un incontro che si rinnova, dopo lo straordinario successo registrato lo scorso agosto a Capo Peloro, tra la formazione orchestrale, espressione della musica colta euro-occidentale, che arrangia e accompagna l’interprete più moderno della vocalità partenopea e tre artisti africani messaggeri eclettici e contemporanei di musica etnica. Il risultato sarà sorprendente quanto imprevedibile e disegnerà un Mediterraneo terra di dialoghi e di confini, crogiolo di fecondità culturale incurante delle divisioni territoriali e religiose.
Il concerto rappresenta l’anteprima delle due stagioni concertistiche del Teatro Politeama Siracusa.
L’Orchestra Filarmonica del Teatro Cilea è un complesso costituitosi nel 2003 e composto in massima parte da musicisti reggini e da strumentisti provenienti dal restante territorio calabrese che hanno maturato esperienza in prestigiose orchestre nazionali, effettuando attività concertistica nel campo sinfonico ed operistico in teatri e sale da concerto, sotto la direzione di maestri di fama internazionale. Intreccerà il suo repertorio con il percussionista ospite Paul Dabirè e con la prorompente vocalità di Gennaro Della Volpe, in arte Raiz, fondatore e voce degli Almamegretta.
A seguire, la musica da camera si fonderà con i ritmi africani del polistrumentista Gabin Dabirè, musicista eclettico del Burkina Faso. Le sue melodie si alimentano della ancestrale tradizione africana e raccontano gli incontri che hanno costellato la carriera dell’artista, dapprima con la musica sperimentale in Nord Europa, successivamente con i maestri indiani di sitar, sarod e tablas. Significativo il suo impegno in Italia per la divulgazione della cultura africana. Per perseguire questo obiettivo ha fondato nel 1984 a Milano, con la collaborazione di Elena Albini Trissino del Vello d’Oro, il Centro di Promozione e Diffusione della Cultura Africana, patrocinato dall’UNESCO, per lo sviluppo della letteratura, del cinema, del teatro, della danza e della musica.
Ci spostiamo tra le sonorità palestinesi fuse con la musicalità siciliana, con il duo acustico Tino Finocchiaro (pianoforte) e Faisal Taher (voce araba). Il singolare connubio affonda le sue origini nel 1987, quando entrano a far parte dei Kunsertu. L”incisione di quattro album, le partecipazioni a diversi eventi televisivi e a festival di rilievo internazionale, le numerose esibizioni dal vivo in Italia e in Europa, consolidano la loro intesa. In seguito allo scioglimento della band, Tino e Faisal intraprendono percorsi musicali differenti. Faisal collabora tra gli altri con Paolo Buonvino alla stesura di alcune colonne sonore per fiction della Rai e si esibisce in importanti teatri della penisola. Tino si dedica alla sperimentazione e all’improvvisazione di soluzioni melodiche, ritmiche ed armoniche contemporanee.
Torniamo in Africa, precisamente in Senegal con Jalì Diabate, appartenente per via familiare alla secolare tradizione musicale dei Griot, i poeti e cantori depositari della tradizione orale degli antenati. L’artista viene introdotto giovanissimo allo studio della Kora, una sorta di arpa liuto, strumento tradizionale dell’area. La sua vena creativa lo ha portato ad ampliare le possibilità melodiche ed espressive della Kora e ad aggiungere al repertorio tradizionale brani di sua composizione con influenze moderne del Sud Europa.