«Il gruppo iGreco – si legge in una nota a proposito della interruzione del rapporto di lavoro con una
ex dipendente per il venir meno dell’imprescindibile rapporto di fiducia con
l’azienda – costruisce la propria “mission” industriale e imprenditoriale
prevalentemente sulla difesa del lavoro. Quindi tutela dei “posti di
lavoro” anche se è questo un passaggio persino successivo. Quel che ci ha
sempre contraddistinto – continua la nota – è l’aver messo al primo posto la
tutela del lavoro inteso come presidio di dignità, libertà, egualitarismo,
affermazione dei diritti. Di tutti. Delle donne e degli uomini del nostro
gruppo che poi sono soprattutto madri e padri del futuro. Questo per dire che
mai, il gruppo iGreco, ha proceduto in questi anni alla revoca di rapporti di
lavoro e pur potendolo fare, cioè con esuberi certificati e gravanti
interamente sul bilancio dell’azienda, non lo ha fatto lo stesso. È il caso dei
circa 70 lavoratori in esubero della Madonna della Catena, per i quali erano
stati autorizzati i licenziamenti a cui però il gruppo iGreco non ha mai inteso
dar seguito, continuando invece a mantenere il rapporto di lavoro interamente a
carico del bilancio dell’azienda e ben sapendo che non si poteva contare
neanche sugli ammortizzatori sociali».
«Quello che è invece accaduto a proposito della ex dipendente Aquaro, operante presso la clinica
Madonna della Catena – continua la nota – rientra purtroppo in una casistica
ben diversa ancorché sconcertante. Siamo in possesso di prove documentali
schiaccianti e inconfutabili che testimoniano della grave condotta della ex
dipendente che non ha avuto alcun timore a sforare i criteri minimi della
legalità. Prove documentali schiaccianti e inconfutabili che testimoniano di un
comportamento antiaziendale, antisindacale, illegale e sleale della ex
dipendente, protesa a organizzare istigazioni alla simulazione di malattia a
danno del nostro gruppo, dei colleghi ma soprattutto dei pazienti, dei malati.
Non a caso è stata la stessa direzione sanitaria della clinica a chiedere con
forza un energico intervento della proprietà, teso a ristabilire l’ordine
evitando che si potessero concretizzare i pericoli di disservizi nei confronti
dei pazienti, il diritto alla salute come limite invalicabile. Questo
comportamento gravissimo della ex dipendente Aquaro è alla base del venir meno
del rapporto di fiducia con l’azienda. Toccherà ora alla procura, perché alla
magistratura inquirente ci siamo rivolti, stabilire se vi siano altri profili
di illegalità e magari anche altre identità coinvolte. Dal canto nostro giova
precisare che è nello sgomento più assoluto che s’è proceduto alla interruzione
del rapporto di lavoro, atteso che la ex dipendente Aquaro ricopre pure un
ruolo significativo all’interno del più diffuso dei sindacati. Quanto accaduto
ci rende dispiaciuti e rammaricati oltre ogni comprensibile forma perché per
noi i dipendenti, ancorché storici, sono la nostra essenza. E però il
comportamento della ex dipendente Aquaro, con tanto di prove documentali
schiaccianti e inconfutabili che narrano di istigazione alla simulazione di
malattia, non poteva che generare una traumatica interruzione del rapporto di
lavoro. Siamo certi – conclude il gruppo – che questa tristissima pagina poco
abbia a che fare con le rivendicazioni sindacali. Anzi, tutt’altro. Proprio la
più rappresentativa delle sigle rischia di vedersi “macchiare” le
proprie bandiere, a noi sempre care in questi anni, se dovesse venire fuori
nella sua interezza la triste vicenda della ex dipendente alle prese con un
gravissimo comportamento che è anche antisindacale, inteso nella sua slealtà
verso i colleghi. Una pagina triste, di cui avremmo fatto tutti volentieri a
meno».