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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 24 APRILE 2024

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Da Scionti… Siclari ed altri, quando il “pregiudizio” uccide il garantismo Tra archiviazioni ed assoluzioni, la storia si ripete, la politica (ed altri, i "civili"), non riesce mai ad adeguarsi al Diritto...

Da Scionti… Siclari ed altri, quando il “pregiudizio” uccide il garantismo Tra archiviazioni ed assoluzioni, la storia si ripete, la politica (ed altri, i "civili"), non riesce mai ad adeguarsi al Diritto...

Mentre tutto scorre e ogni cosa ha il suo epilogo perché il tempo, implacabile, freddo e avido, aggiusta e mette le cose al proprio posto. Ci ritroviamo nel solito appuntamento, quello del resoconto e delle linee da marcare nelle caselle della vita. E c’è sempre il maligno, logorroico inizialmente che ora tace, mentre gli innocenti silenti, sfogano la propria rabbia per una sete di giustizia appagata, ma logorata dal pregiudizio iniziale. Ma sempre di pregiudizio si tratta, seppur tale, ahinoi, si trasforma anche in quel “venticello” che uccide e che trova origine nelle lingue della cattiveria, come della frustrante condizione perpetua di aprire bocca contro il “nemico”.
Come disse Piero Calamandrei, “Non si confonda la giustizia in senso giuridico, che vuol dire conformità delle leggi, con la giustizia in senso morale che dovrebbe essere tesoro comune di tutti gli uomini civili (…)”, ma questa condizione sembra avere poco appiglio quando la sete del pregiudizio prevale.
Fatta questa premessa, d’obbligo, come base di quello che poi sono stati gli eventi giudiziari dei singoli casi, ci ritroviamo come in limbo di una sorta di giustizialismo sommario associato alla diatriba politica, condizione questa a tratti pericolosa, ma diremmo pure grottesca se analizziamo i termini in cui le stesse “congetture” sono state perpetrate.
È notizia di questi giorni l’archiviazione della posizione dell’ex sindaco di Taurianova Fabio Scionti, coinvolto nel giugno del 2020 nell’ambito dell’inchiesta dei carabinieri denominata “Helios”, quella che riguardava la questione di presunte anomalie inerenti a degli appalti sia sulla raccolta differenziata che sulla manutenzione della strada avviata dalla procura reggina.
Fabio Scionti eletto sindaco nel 2015 e poi sfiduciato nel dicembre del 2019, era accusato di aver “pressato” per l’assunzione di due dipendenti nella società che si occupava della raccolta differenziata ed era indagato per “Induzione indebita a dare o promettere utilità” e non per concorso esterno in associazione mafiosa, come all’epoca molti boatos di piazza appena appresa la notizia avevano fatto credere (vedi “venticello”). Da quell’indagine oggi ne esce pulito, ma molte volte ci si chiede, come Scionti o altri come lui, quando entrano in una tempesta giudiziaria siano gli stessi all’uscita dalla tormenta. Questo è quello che dovrebbe far riflettere ai tanti che aprendo la bocca tra piazze e social, si trasformano in pletore di legionari (Eco docet), solo per dire quella parola (inopportuna) senza nemmeno conoscere i fatti (reali).
Eppure, chi scrive, non è mai stato tenero con Scionti (come per tutti i suoi predecessori), ma quando la critica entra in conflitto con l’onestà intellettuale, in quel momento occorre fermarsi e riflettere perché entra in gioco non più l’amministratore o il politico, ma l’uomo. Con la sua vita, gli affetti familiari, un attentato con un ordigno “ad alto potenziale” che scosse non solo una famiglia, ma un’intera comunità. Noi, il giorno stesso dell’avviso d’indagine abbiamo anticipato tutti con un pezzo (a mia firma), spiegando la natura dell’indagine, visto che in alcuni giornali (oltre alle voci da “venticello”), era stata impressa la foto di Scionti con una sorta di “associazione transitiva” con ambienti mafiosi. Manifestando come sempre la nostra fedeltà costituzionale del principio di non colpevolezza fino a sentenza definitiva. Stoppando ogni tipo di “sciacallaggio” viste le imminenti consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio Comunale.
Così è stato per altri protagonisti di quell’indagine, una su tutte l’assessore regionale Domenica Catalfamo, perché quando la macchina mediatica si avvia, diventa tutto un percorso difficile da contrastare per le imprudenza dei pregiudizi. La posizione della Catalfamo è stata anch’essa archiviata, così come altri indagati.
Ovviamente Scionti dal canto suo ha reso nota la sua “archiviazione” con un comunicato colmo di rivalsa, uno sfogo in cui non ha fatto altro che aprire uno squarcio di riflessioni, ad esempio quando parla di “facili e qualunquistiche conclusioni sul mio operato da Sindaco”, oppure quando scrive che “Ancora oggi, nonostante tutto, purtroppo li si vede in giro a destreggiarsi in questo mondo, sporcandolo con la loro presenza”.
Ovviamente ognuno di noi si prende le responsabilità di quello che scrive e che tali dovrebbero sempre essere fedeli alla verità come all’onestà intellettuale.
La stessa cosa dicasi dopo l’assoluzione dell’ex presidente del Consiglio Comunale Fausto Siclari, anche in quel caso, molti errori (ed orrori) di valutazione per pregiudizio sommario, si erano perpetrati. Alcuni anche in piena campagna elettorale, poi giustamente ritirati (vivaddio).
Ma qual è stato l’epilogo, tutti assolti per “insussistenza del fatto”. Ed anche Siclari all’indomani dell’assoluzione scrive una lunga lettera “liberatoria” con lo stesso sfogo contro il pregiudizio specie quando scrive, “Non credo di essere perfetto o di essere stato perfetto, ci mancherebbe, sono stato, nei lunghi anni di attività politica, chiacchierato, anche a sproposito, a causa dei reiterati veleni sparsi sulla mia persona da chi non sopportava la mia presenza politica (…)”.
Consci che forse alimenteremo qualche polemica in merito a questa riflessione che avremmo fatto anche se ci fossero stati altri coinvolti in vicende giudiziarie simili. Indipendentemente dalla posizione politica che gli stessi occupano in un pensiero kantiano che facciamo nostro in quanto il diritto non deve mai adeguarsi alla politica, ma è quest’ultima che si deve adeguare al diritto.
Crediamo che il “garantismo” ed il rispetto costituzionale dello stesso dovrebbero essere condizioni “normali”. Basta leggere e capire, visto che in tanti si riempiono la bocca della parola “cultura”, quello che ci insegnò Socrate, “Costui crede di sapere mentre non sa; io almeno non so, ma non credo di sapere. Ed è proprio per questa piccola differenza che io sembro di essere più sapiente, perché non credo di sapere quello che non so”.
(GiLar)