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Cusumano: “Istituire una sezione per le donne nel carcere di Arghillà”

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“Adesso che finalmente è una realtà, il nuovo penitenziario sarà in grado di garantire quelle condizioni di dignità e sicurezza che altrove, in Italia come nella stessa Calabria, spesso, sono venute a mancare”

Cusumano: “Istituire una sezione per le donne nel carcere di Arghillà”

“Adesso che finalmente è una realtà, il nuovo penitenziario sarà in grado di garantire quelle condizioni di dignità e sicurezza che altrove, in Italia come nella stessa Calabria, spesso, sono venute a mancare”

 

 

REGGIO CALABRIA – ”Istituire nel nuovo penitenziario di Arghillà una sezione riservata alle donne che possa rispondere alle domanda di sicurezza ed ai bisogni della popolazione carceraria femminile”. E’ quanto chiede la presidente della Commissione regionale per le Pari opportunità Giovanna Cusumano. ”Questa è una opzione irrinunciabile – aggiunge – anche alla luce della ‘denuncia’ dell’Unione delle Camere Penali Italiane sulla violazione, nel carcere di San Pietro, degli standard minimi previsti dalla normativa vigente, dopo la visita di una delegazione nella casa circondariale di Reggio Calabria. Adesso che finalmente è una realtà, il nuovo penitenziario sarà in grado di garantire quelle condizioni di dignità e sicurezza che altrove, in Italia come nella stessa Calabria, spesso, sono venute a mancare. Potranno così pienamente operare i principi costituzionali della rieducazione e della riabilitazione della persona ai fini del successivo reinserimento nella società di quanti hanno sbagliato. Il carcere di Arghillà diventerà esempio da emulare contro la disumanità delle condizioni carcerarie che, da più parti, e da diverso tempo, vengono denunciate e stigmatizzate nel nostro Paese”. ”Non è ammissibile – conclude Cusumano – per uno Stato degno di questo nome, mantenere degradanti condizioni di sovraffollamento che inevitabilmente conducono alla disperazione innescando finanche gesti estremi. Alle detenute e ai detenuti di tutto il Paese va pertanto garantito un regime penitenziario compatibile con il rispetto della dignità della persona”.