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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 MAGGIO 2024

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Criticità Dialisi Taurianova, riflessione di Mimmo Petullà Il sociologo propone la convocazione di un Consiglio comunale per affrontare le problematiche del centro

Criticità Dialisi Taurianova, riflessione di Mimmo Petullà Il sociologo propone la convocazione di un Consiglio comunale per affrontare le problematiche del centro
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di Mimmo Petullà

Nella città di Taurianova è stato possibile apprendere, in questi giorni, notizie provenienti dalle vissute condizioni del centro dialisi e nefrologia, le cui indicate difficoltà stanno richiamando l’attenzione – in modo particolare – sull’ingravescente carenza di personale medico e infermieristico. E’ stato al contempo constatato, dalle evidenze delle analisi, che si tratta di elementi di criticità strutturalmente persistenti, al punto da incidere sulle molteplici dinamiche del sistema organizzativo. Il complesso quadro situazionale ha fatto maturare l’idea d’istituire un comitato spontaneo e permanente – presieduto dal Dott. Pino Pardo – al quale hanno inteso aderire migliaia di persone, fondamentalmente composte da pazienti e familiari, dando in tal modo vita a una vera e propria mobilitazione partita dal basso. Le modalità di descrivere l’intreccio narrativo dei fatti verificatisi – rendendoli oggetto di un senso comune – sono in questa prospettiva denotative di una rete sociale integrata e stratificata, che si lascia distinguere per la capacità di generare una considerevole forza propositiva e affermativa. Appare tuttavia evidente che, il ben identificato bisogno di organizzarsi e costituire tale forma associativa, nasca e si sviluppi attorno all’urgenza di recepire e di rappresentare le ragioni di un notevole disagio. Vi è la piena consapevolezza, d’altro canto, che le proprie istanze e rivendicazioni si ritrovino tutt’oggi collocate in uno scenario di avvilente noncuranza e abbandono, prefigurante finanche il rischio di una probabile chiusura.

E’ in ogni caso certo – di là dell’incessante e inaccettabile reiterazione di annunci e di smentite – che cancellare il centro dialisi da ogni pensabile intervento finalizzato al mantenimento e al consolidamento, lasciandolo avviluppare nelle riserve di uno stallo oggettivamente disfunzionale, significhi destinarlo a un’effettiva e non lontana predisposizione alla chiusura. Dall’epilogo di un eventuale e siffatto processo decisionale scaturiscono implicazioni che non possono essere sbrigativamente sottovalutate, dal momento che s’inserirebbero in un frangente storico piagato da profonde e irrisolte problematicità sanitarie, infliggendo un’ulteriore e insanabile lesione al carattere democratico identificante nella salute un diritto costituzionalmente e universalmente riconosciuto. Sembra non di meno importante rammentare l’inevitabile impatto che, un eventuale blocco della struttura, potrebbe determinare sul vasto e differenziato immaginario collettivo. Il centro dialisi e nefrologia svolge infatti una considerevole e peculiare funzione sociale, oltre che scientifica, poiché all’interno di esso la storia ha continuato a svolgersi, contribuendo a ridurre lo scarto che in città si è da tempo visibilmente instaurato tra il passato e il presente. Oggi ci troviamo di fronte a uno dei pochi luoghi carichi d’identità, ma anche di contemporaneità, poiché da una parte è pienamente entrato nel vissuto delle persone – al punto da recuperare e rafforzare un senso di appartenenza – mentre dall’altra continua a decodificare e appagare le esigenze con la proposta di un modello di sapere culturalmente organizzato, lineare e coerente.

Il suo rigoroso impianto di qualità – che si riassume nella funzione di responsabilità del Dott. Vincenzo Bruzzese – si presenta fondato sulle più indubitabili credenziali di professionalità medica e infermieristica, rivolte a tutto il comprensorio territoriale e valorizzate dall’apporto di parametri esperienziali che insistono sull’empatica interazione con i pazienti. Per tutto ciò si ha motivo di pensare che, un’ipotizzabile chiusura della struttura, possa più propriamente comportare la mortificazione – fino alla totale dissoluzione – di un patrimonio di comunicazione e di umanizzazione, che sino a ora ha arricchito di forti significati simbolici la pratica sanitaria e il tessuto di relazioni. Bisogna ciò nonostante notare che la delicata transizione, ininterrottamente attraversata dallo stesso centro, non stia avendo una presa largamente diffusa nella coscienza critica della società civile, che anche in questo caso mostra di prediligere l’assunzione di un modello di cittadinanza orientato a utilizzare con incertezza – se non con rinunciataria ambivalenza – l’arma della parola e della protesta nel contesto della sfera pubblica.

E’ tempo che la politica si sforzi d’individuare una maggiore e dialettica coesione, incoraggiando i cittadini a una più diffusa e critica partecipazione democratica agli eventi che si dipanano sul loro destino. E’ da auspicare appunto per questo la pianificazione di una sequenza di riflessioni sulle sorti del centro dialisi e nefrologia, partendo magari dalla promozione di un consiglio comunale – tra l’altro aperto al contributo del comitato dei sindaci, delle comunità parrocchiali e della consulta delle associazioni – per favorire un’articolata discussione e un programmatico impegno capaci di andare oltre i buoni propositi.