Continua La Primavera del Cinema Italiano-IX edizione. Domani, alle ore 15, nella sede di Confindustria Cosenza, unas no-stop di corti e lungometraggi made in Calabria. Protagonisti i giovani videomakers del territorio. In scaletta, documentari, film di finzione e corti. Al centro la Calabria e il legame con la propria terra raccontata dietro la macchina da presa da giovani registi calabresi.
Il programma delle proiezioni ha inizio con: Bomb! Burning Fantasy di Giuseppe Iannelli e Concetta Fratto; Una storia Europea di Francesco Gallo; Mer rouge di Alberto Gatto; Il mio film in Calabria- shooting in Calabria di Francesco Gallo; La recherche di Andrea Belcastro; La penna di Bruzio di Giulia Zanfino
A seguire, al Cinema San Nicola, alle ore 18.30, per la sezione “Una Finestra sull’Europa” il capolavoro di Robert Bresson, direttamente dalla Cineteca di Bologna “Mouchette, Tutta la vita in una notte” (1967). Il film sarà preceduto dal trailer originale realizzato da Jean Luc Godard. E per il “film a sorpresa”, sempre per la sezione “Una finestra sull’Europa”, il lungometraggio di Marco Santarelli “Dustur”.
“Dustur” Premiato in numerosi festival internazionali, tra cui il 33° Torino Film Festival e il 38° Cinéma du Réel di Parigi, l’ultimo film documentario di Marco Santarelli sintetizza in modo rappresentativo il suo cinema. In opere quali Scuolamedia (2010), Milleunanotte (2012) e Lettera al Presidente (2013), il regista aveva già seguito, rispettivamente, delle lezioni scolastiche, le vicende di alcuni carcerati della Casa circondariale Dozza di Bologna, il rapporto particolare di alcuni cittadini italiani con il Quirinale. In Dustur – che in arabo vuol dire “Costituzione” – si mostrano le lezioni in cui è articolato un laboratorio che a partire da un confronto tra la Costituzione italiana e quelle di alcuni paesi arabi si propone di redigere una carta costituente che raccolga le istanze e le speranze di tutti i partecipanti.
Negli incontri filmati da Santarelli si parla di diritti, doveri e solidarietà. Si parla di democrazia e di libertà individuali, di espressione e religiosa. Non si tratta però di esercizi di pura filosofia politica né da parte di chi segue il laboratorio né da parte di chi lo conduce: i partecipanti sono infatti un gruppo di detenuti del carcere di Bologna, in buona parte nordafricani di confessione islamica che hanno seguito a distanza, ma sentendosene coinvolti, lo scoppio delle primavere arabe e l’escalation del fondamentalismo targato Isis alla cui propaganda rischia di essere più esposto proprio chi è privato della propria libertà in un paese occidentale; tra gli organizzatori ci sono un mediatore musulmano e il frate cattolico Padre Ignazio, membro della Piccola Famiglia dell’Annunziata fondata da Giuseppe Dossetti, il prete, partigiano e giurista che prese parte nel 1946 ai lavori dell’Assemblea Costituente italiana.
A unire i due mondi, permettendo al regista di costruire una tensione continua tra il fuori e il dentro il carcere, c’è il marocchino Samad. Libero con la condizionale, egli non ha ancora ottenuto il certificato di fine pena, ma lavora in fabbrica, studia Giurisprudenza e racconta nelle scuole (e anche al gruppo di carcerati del penitenziario di Bologna di cui era lui stesso ospite) la breve esperienza di giovane e incosciente narcotrafficante che lo ha portato all’arresto e alla condanna per spaccio internazionale di stupefacenti.
“Mouchette – Tutta la vita in una notte” Mouchette è un’adolescente che vive in un paesino della Provenza in una situazione decisamente disagiata. Il padre e il fratello maggiore fanno attività di contrabbando mentre lei, oltre a frequentare la scuola dove viene maltrattata dall’insegnante di canto, deve occuparsi della madre gravemente ammalata e del fratellino nato da poco. Dinanzi a lei si apre solo un piccolo spiraglio di speranza nel poco tempo trascorso al Luna Park ma ripiomberà nel dolore quando incontrerà un cacciatore di frodo sofferente di epilessia che si rivelerà infido.
Bresson adatta per lo schermo il romanzo di Bernanos “Nouvelle histoire de Mouchette”. I due autori sono entrambi di matrice cattolica ma questa è uno dei pochi elementi che li uniscono. Bresson aveva già realizzato un film ispirandosi a un romanzo dello scrittore ma non ne condivideva né gusti né ideali affermando però:”Siamo ambedue cristiani – scrive -questo è già una comunione di interessi, un affinità elettiva. Ma ciò che mi attrae maggiormente in Bernanos è l’assoluta mancanza, nei suoi romanzi, di psicologismo letterario. Il cinema non deve infatti, secondo me, esprimersi con le parole ma deve trapelare attraverso le immagini. Ci sono poi, in Bernanos, certe ottiche, certe prospettive, per quel che riguarda il soprannaturale, che sono sublimi”.
Dal 9 al 17 dicembre, attori e registi di fama nazionale e internazionale popoleranno le nove giornate, tra proiezioni di film, incontri- dibattiti, mostre, concerti ed eventi glamour. Una full immersion nelle nuove tendenze del grande schermo. Cosenza sarà lo scenario di una kermesse che si distingue per la sua originalità nel panorama nazionale: un festival con su due comode scarpe da tennis! L’inconfondibile logo che lancia un evento fuori dagli schemi e che promuove i nuovi talenti del cinema italiano, questa volta sotto il sole del Sud.Ad ideare la manifestazione l’Associazione culturale “Le Pleiadi”, il suo Presidente, Giuseppe Citrigno e il direttore artistico, Alessandro Russo.
Le sei pellicole in concorso, proiettate al SuperCinema Modernissimo e al Cinema San Nicola, sono tra le novità più interessanti del panorama nazionale.
“Fuocoammare” di G. Rosi; “Lo chiamavano Jeeg Robot” di G. Mainetti; “Un Paese quasi perfetto” di M. Gaudioso; “Perfetti Sconosciuti” di P. Genovese, “Veloce come il vento” M. Rovere, “Gli ultimi saranno gli ultimi” di M. Bruno. Circa trenta film in programmazione, nelle giornate del festival, articolate nelle sezioni: Primavera off; Primavera under; Backstage; Set Calabria; Set Italiani; Il giardino dei talenti e Una finestra sull’Europa.