Corte di Giustizia: l’ovulo umano manipolato ma non fecondato può essere brevettato a fini industriali
Dic 19, 2014 - redazione
Certamente farà discutere per le implicazioni bioetiche la sentenza C-364/13, pubblicata
il 18 dicembre dalla Corte di giustizia europea secondo cui un ovulo umano manipolato
ma non fecondato può essere brevettato a fini industriali. I Giudici della Grande
Sezione della Corte, ritengono così che per essere qualificato come embrione, un
ovulo umano non fecondato deve necessariamente avere la capacità intrinseca di svilupparsi
in essere umano: un ovulo attivato per partenogenesi che abbia iniziato un processo
di sviluppo non può essere considerato come un embrione umano.Una statuizione che
nei fatti ribalta un precedente del 2011della stessa Corte, quando aveva stabilito
che «la nozione di embrione umano comprendeva gli ovuli umani non fecondati» in
quanto «tali ovuli erano tali da dare avvio al processo di sviluppo di un essere
umano», il che li rendeva non brevettabili. Ora i giudici europei si spingono oltre
evidenziando che ciò non necessariamente avviene in tutti i casi. «Il solo fatto
che un ovulo umano attivato per partenogenesi inizi un processo di sviluppo non è
sufficiente per considerarlo un embrione umano».In via definitiva: quando può essere
dimostrato che da un ovulo non potrà derivare un essere umano, allora l’uso di
tale ovulo risulta brevettabile a fini industriali o commerciali.Il caso era partito
da un ricorso della multinazionale del settore biotech che ritiene appunto che gli
ovuli da essa usati nei suoi processi industriali non siano in grado di svilupparsi
in esseri umani.Non mancherà chi si scandalizzerà per questa decisione, sottolinea
Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti” che al contrario
lo ritiene un importante passo avanti verso la scienza e la ricerca fatto dalla giurisprudenza
europea.