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Coronavirus, una follia divulgare in anticipo il decreto del Governo Conte

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In Calabria vi sono solo 107 posti di terapia intensiva. Come si pensa di poter fronteggiare ad un dilagare dell’epidemia? Se passerà la teoria del “prima chi ha migliori aspettative di vita” (legga di giovani e forti), cosa facciamo? Condanniamo i nostri anziani alla morte? Ma veramente può bastare non uscire di casa e non celebrare nemmeno funerali? E come si può chiudere la porta ai parenti e agli amici che sono rientrati e che stanno rientrando appena sfuggita la notizia della chiusura delle “frontiere dell’intera Lombardia e di altre 14 provincie del Nord”? Chi ha permesso la fuoriuscita della notizia prima che le disposizioni per impedire l’assalto alle vie del Sud fosse messa in atto? Non è un reato rientrare se non c’è il divieto, o se questo arriva tardi, dopo che si è diffusa la notizia. Ma è reato diffondere l’epidemia (art. 438 del codice penale). Insomma il Governo ha chiuso il recinto dopo aver fatto scappare tutti i buoi. Bella mossa. E ora? Chi paga? È questa l’attenzione per il Sud? Conte, non basta venire a presentare un piano da 100 miliardi in 10 anni, in pratica 10 miliardi per ogni anno, esattamente quanti ne ha chiesti Fontana per la Lombardia per fronteggiare la crisi di una sola regione!
Non basta riaprire ora gli ospedali che sono stati chiusi in anni di tagli o assumere ora personale sanitario.
L’appello di ieri 7 marzo dei segretari regionali dei sindacati Cgil, Cisl e Uil Calabria, Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo sembra quindi essere caduta nel vuoto e nemmeno presa in considerazione. I tre sindacalisti chiedevano al Governo, proprio facendo leva sul
“piano straordinario di assunzioni nella Sanità” approvato appena il giorno prima da parte del Consiglio dei Ministri, che:
“si facciano carico di porre immediatamente e con forza all’attenzione del Governo la difficilissima situazione della nostra regione.
È della massima urgenza, infatti intervenire per scongiurare il rischio di un crollo del sistema sanitario calabrese sotto il peso di un’eventuale diffusione del contagio del coronavirus nella regione. La situazione è gravissima.
Vengono citati degli esempi:
“chiude la Pneumologia a Castrovillari; a Locri la tenda pre-triage installata dalla Protezione Civile è priva di personale perché medici e infermieri dell’ospedale fanno già i salti mortali e ieri. Servono posti letto in terapia intensiva ed è a rischio la “tenuta” dei Pronto Soccorso.
Mentre in Lombardia si anticipano le sedute di laurea dei corsi per infermieri specializzati programmate per aprile, in modo da poter procedere subito a nuove assunzioni, in Calabria si licenzia il personale precario che ha garantito il funzionamento di importanti servizi, perdendo posti di lavoro e competenze acquisite sul campo: all’ospedale di Reggio, dove si registra il secondo caso di coronavirus, è stata bloccata la proroga di quaranta contratti a termine per gli infermieri! C’è, inoltre, l’esigenza di garantire la sicurezza del personale sanitario, messo a dura prova già in condizioni ordinarie.