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Coronavirus, Multata mentre portava il cane a curarsi per una brutta malattia

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Riceviamo e pubblichiamo

NON SI MUORE DI SOLO CORONA”VIRUS”

La storia.

Lei si chiama Teresa, una bella ragazza a modo, insegnante precaria, un po timida e soprattutto amante degli animali, dei cani in particolare, ne possiede due, un meticcio (Gimmy) già sfortunato a cui hanno dovuto amputare una zampa e un Labrador Golden Retriver (Lucio) di 10 anni.

La vicenda.

Lucio (il Labrador) è un bellissimo cane, uno di quei cani utilizzati in tante occasioni per salvare le persone, in mare, nelle grandi calamità, usato dalle forze dell’ordine per il suo eccezionale fiuto, insomma, non un “cane”, ma, molto, molto di più!
Lucio, ahimè, non bastasse il “fratello” sfortunato, da poco tempo gli è stato diagnosticato (testualmente dal referto medico) una forma di “Neoplastica linfoproliferativa di grado elevato”, insomma, una grave malattia per la quale i veterinari ottimisticamente parlando, hanno chiaramente comunicato a Teresa che a Lucio rimangono pochi mesi di vita, quindi, pur di allungare un po l’esistenza dell’amato peloso, la stessa non ci pensa due volte e, come da piano terapeutico prescritto, si accinge a vivere insieme a lui il calvario della chemioterapia.
Fin qui, si può dire che, purtroppo, così come accade per le persone, si vive alla giornata e Teresa, senza aver prima lasciato lacrime per terra, ha intrapreso l’iter per cercare di migliorare la vita del proprio Labrador recandosi nell’unica clinica veterinaria di zona atta a questo tipo di terapia.
Siamo, come da titolo, in piena emergenza coronavirus, quindi, giuste disposizioni, in questo momento le nostre azioni sono limitate, ci si può solo muovere se non per motivate esigenze di salute, lavoro ecc., ed ecco che, qui scaturisce il “virus” che non si chiama CORONA ma, al contrario, nel caso di Teresa e Lucio si chiama buon senso, elasticità o verosimilmente un ottima veduta delle situazioni, che, seppur in materia amministrativa avranno una logica, nulla hanno a che fare con il virus dell’ottusità, che qualora, (e specialmente in questo momento) mettono in campo alcuni soggetti portatori della legalità.

I fatti.

(16 aprile 2020) – Teresa per portare Lucio presso la clinica veterinaria deve recarsi a Reggio Calabria da Taurianova (circa 60 km), purtroppo, per una motivata esigenza emotiva non riesce a guidare l’auto in autostrada (seppur possiede la patente e giusto dirlo ma è umano avere delle fobie), ma, tant’è, pur di non essere motivo di pericolo per se e gli altri, prega il proprio padre (di anni 73 e più avanti si capisce questa precisazione), di accompagnarla sia per le ragioni prima descritte, sia per avere un aiuto logistico in quanto, un Labrador può pesare anche 40/50 kg! e gestire il tutto per una persona non è semplice e chi possiede un cane di questa stazza lo sa bene.
Ed ecco l’intoppo! Arrivati a Reggio Calabria, padre, figlia e cane vengono fermati dai Vigili Urbani della città dello stretto e, dopo i primi accertamenti, gli uomini (anzi, donna in questo caso…) in divisa, contestano agli occupanti l’infrazione per la quale il DPCM in atto inerente il contenimento da COVID-19 vieta lo spostamento da un Comune ad un altro. Altresì, cosa davvero deprecabile, viene contestato il fatto che, la stessa avrebbe DOVUTO portare Lucio in una clinica vicina al proprio paese (non c’è ne sono sic!) e, ancora, gli viene controbattuto il fatto che, avrebbe potuto mandare il padre (quello di cui sopra…73 anni!) da solo a gestire il tutto!!
Morale della favola, a nulla sono servite le spiegazioni, ne di Teresa, ne del padre e semmai Lucio avesse avuto il dono della parola siamo certi che anche lui gliene avrebbe “abbaiato quattro!!”
Insomma, dopo aver abbondantemente dato tutte le motivazioni del caso, la povera Teresa, il padre di questi e Lucio, oltre all’ingente spesa da sostenere per la cura di quasi 3.000,00 euro! Si sono portati sul groppone ulteriori 373,34 euro naturalmente da pagare entro i termini altrimenti sappiamo tutti di quanto potranno lievitare queste sanzioni, a nostro giudizio, spropositati e comminati senza una ragionevole riflessione pragmatica dei fatti.
A seguito di ciò, probabilmente, Teresa, tra l’altro lavoratrice precaria, farà ricorso e non sappiamo come andrà a finire, ma, vorremmo lanciare un appello alle autorità preposte, Prefetto, Comando dei Vigili e chiunque abbia la “comprensione” di capire che, nonostante il drammatico periodo in cui viviamo, si può utilizzare il dono dell’intelligenza e del buon senso, si può usare il “virus” per cogliere l’occasione di essere prima che rappresentanti dello Stato (senza intaccare il ruolo istituzionale), persone, uomini e donne capaci di capire il contesto al di là di ogni ragionevole norma di ogni qualsiasi DPCM e, questo, senza voler minimamente venire meno al proprio dovere.
Siamo certi che, la sensibilità possa prevalere a prescindere, Teresa si dovrà recare ancora a Reggio Calabria per consentire a Lucio il proseguimento della cura, non può e non deve aver “paura” di trovarsi ancora con ulteriori sanzioni dovute allo stesso problema (che rimane), non può sobbarcarsi ulteriori spese oltre quelle cui già dovrà sostenere di per se molto onerose, poiché, sappiate, che la vita di un cane in tante occasioni vale molto di più di quello che pensate e del vostro “virus” irrazionale.
(Lettera firmata)