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TAURIANOVA (RC), SABATO 20 APRILE 2024

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Contagiati e abbandonati, la triste storia dei positivi al Coronavirus. VIDEO Molte testimonianze ci sono pervenute in merito alla loro condizione di abbandono, vivendo momenti di vero disagio

Contagiati e abbandonati, la triste storia dei positivi al Coronavirus. VIDEO Molte testimonianze ci sono pervenute in merito alla loro condizione di abbandono, vivendo momenti di vero disagio

Di Giuseppe Larosa

In questa triste pandemia, dove oltre alla drammaticità critica degli eventi, ci impone viste le ristrettezze stabilite per decreto (e non solo perché c’è anche una componente che in tanti dimenticano, chiamata salvaguardia della salute), dove si pensa più al business, all’economia ed ai (falsi) piagnistei, di chi sta bene e che poi nelle riaperture estive lo si è notato molto bene. Perché ho sempre pensato che chi sta veramente male, sono gli “invisibili”, gli ultimi che alla fine abbandonati erano e tali rimangono. Perdonate se non mi adeguo al contesto della doppia morale e del cambiare idea ad ogni quarto di luna, come molto spesso accade anche in tempi di pandemia.
Questo momento che distrugge i rapporti sociali, viene in mente la frase del grande Buscaglia, molto utilizzata spesso nel social (a volte per parvenza culturale), “Abbiamo dimenticato cosa sia guardarsi l’un l’altro, toccarsi, avere una vera vita di relazione, curarsi l’uno dell’altro. Non sorprende se stiamo morendo tutti di solitudine”.
Perché questa lunga prefazione? Mi hanno colpito fortemente le parole di Giulio Golia, popolare conduttore della trasmissione “Le Iene” e positivo al coronavirus, in un’intervista ha affermato, “Sei chiuso in casa e cerchi aiuto. Ho avuto difficoltà io a sentire l’Asl o Immuni, figuriamoci le persone normali. Dicono di non assalire i pronto soccorso ma se non ti danno risposte, consigli, alla fine sei ridotto a farlo. Ad esempio: l’immondizia. Quella dei malati Covid va gestita in modo particolare, ma se non puoi uscire come fai? Dopo 4 giorni in casa puzza, devi chiedere l’elemosina agli amici per venire a buttarla. E alla farmacia per le medicine. La solidarietà non dura per sempre. Mancano linee guida generali. La gente è esasperata perché non ha risposte, sono lì ad aspettare una ipotetica telefonata…”. E mi sono ricordato, a dire il vero, ci siamo ricordati anche con Luigi Longo, i tanti messaggi che riceviamo di persone positive, i cosiddetti “untori”, come terribilmente molti li chiamano, quando poi è un termine abbietto e medievale da eliminare dal vocabolario. Giulio Golia è un personaggio pubblico, famoso, ma quanti ad esempio a Taurianova, nella Piana o nella provincia reggina così come in tutta la Calabria, stanno vivendo questi disagi?
Persone che, sia sintomatici che non, costretti a stare dentro per la regola della quarantena domiciliare e si trovano spesso, abbandonati a loro stessi. Nessuno che li aiuti, nessuno che li chiama. Alcuni si sono lamentati anche del fatto che sono rientrati da Milano e seppur rispettosi della quarantena, non sono nemmeno andati, chi di dovere, ad eseguire la cosiddetta “tracciabilità” degli eventuali contagi. Sei positivo e resti solo, come se fossi un numero da inserire in qualche casella, un essere umano con un potente nemico addossi, abbandonato anche dai pensieri da chi invece dovrebbe fare di quel pensiero un obbligo di prevenzione e soprattutto di tutela.
Stamani ho letto un messaggio che mi ha fatto rabbrividire, “Mi sento abbandonata e sola e neanche io sto bene però mi devo alzare per aiutare lui”, il “lui” è il marito affetto da Covid.
E ci sarebbero altre testimonianze di amici e conoscenti i quali più o meno lamentano questa condizione e non sensazione, di abbandono.
Il mio, il nostro è un appello per dare voce a chi forse non ce l’ha o per chi quella voce non ha più la forza di lamentarsi per essere semplicemente soli, numeri effimeri dimenticati dal tempo.
Pavese disse che “Tutto il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri”, rompiamo tutti insieme, dagli organi istituzionali, dalle forze dell’ordine, dal mondo associazionistico, questa triste condizione e facciamo in modo che un mondo c’è, esiste e che anche essi sono parte integrante e fondamentale della vita, quella vera, sia essa con Covid o senza perché in fondo l’essere umano ha bisogno di giustizia, di bellezza e di amore.