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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

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Se la sinistra ostaggio della storia nasconde i modelli di Scionti e D’Agostino Comuni al voto, l'analisi di Agostino Pantano

Se la sinistra ostaggio della storia nasconde i modelli di Scionti e D’Agostino Comuni al voto, l'analisi di Agostino Pantano
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di Agostino Pantano

Con la presentazione delle liste per la tornata amministrativa di ottobre è apparso il “terzo indizio”, e quindi, come nei romanzi gialli che si rispettano, la prova regina per la soluzione del caso è formata: il centro-sinistra nella Piana di Gioia Tauro non sa guardare avanti senza guardarsi troppo indietro.

Aldo Alessio tenta di fare il sindaco di Gioia Tauro, città che ha amministrato oltre 20 anni fa. In fatto di longevità politica, ha alle spalle un precedente incoraggiante per lui – San Ferdinando oggi è amministrata da Andrea Tripodi, primo cittadino nella stessa lontana stagione – e uno meno fortunato: nella primavera scorsa il ritorno di Salvatore Costantino alla guida di Seminara non è andato a buon fine.

IMMOBILISMO PERCEPITO

C’è la prova quindi che in questo territorio il civismo progressista, quando sceglie un “usato” che tanto sicuro non è, alla fine appare immobile e sconfitto: Alessio aveva tentato il ritorno già 4 anni fa e gli andò male.

In preparazione delle ultime elezioni a Palmi, era circolato il nome di Armando Veneto come possibile candidato, ma, allo stesso penalista ottuagenario con un passato da sottosegretario di Stato, deve essere parsa esagerata la cosa, e fu lui – che era stato sindaco negli stessi anni in cui amministravano Alessio, Tripodi e Costantino – a precipitarsi a dirsi non interessato.

Sono quindi 4 gli indizi che parlano di un orologio della storia fermo su una rappresentanza amministrativa prestigiosa, ma passata: non c’è nulla di male nel voler volgere lo sguardo all’indietro, trovando esempi di sindaci che hanno ben amministrato con impostazioni politiche omogenee, ma è certo che l’analisi delle scelte presenti non può che indagare le motivazioni di quello che sembra, anche, un impoverimento della prospettiva.

Il caso è dunque quello di un partito, il Pd, e delle forze ad esso contigue, che non riescono a superare l’approccio retorico (nostalgico ?) alla propria storia. Anche a Cittanova, dove le voci in vista del voto del prossimo anno danno per possibile il ritorno nell’agone dell’ex sindaco Franco Morano, lo schieramento sembra non volersi smarcare da tale “maledizione”.

LA SINISTRA NON OSA

Sconfitta o vincente che sia l’opzione dello sguardo all’indietro, il limite è evidente e doppio: la mancanza del naturale ricambio della classe dirigente fa sembrare i Comuni, ancora una volta, degli avamposti che possono essere amministrati solo con l’esperienza. Solo che questa “saggezza” sembra appannaggio esclusivamente di chi ha la biografia consumata e si va a infrangere contro forze che hanno gioco facile nel polarizzare le sfide e coalizzarsi proprio contro “questo film già visto”.

Il senso di responsabilità di una classe dirigente, in realtà, imporrebbe che venissero create le condizioni perchè l’ambiente politico locale sia anche palestra per le forze nuove che, pur muovendosi nell’alveo di una stagione politica passata, sappiano imporre metodi e contenuti rinnovati; si gestisce il potere, cioè, non solo per dare risposte ma anche per tranquillizzare circa l’evoluzione di un potere che è al passo con i tempi, che ha “fantasie” nuove e nuove relazioni.

Guardandosi intorno, però, non sono tanti gli esempi di personalità politiche formatesi nei duri cimenti amministrativi ed elettorali, proseguendo la loro esperienza ad un più alto livello fino alla fascia di sindaco.

MODELLO NON REPLICATO

Il centrosinistra o è ostaggio della sua storia, o pesca nella società civile – ma non sembra molto frequente il “caso Taurianova” che ha premiato un sindaco, Fabio Scionti, poi cooptato dal Pd – oppure non investe mai nella sua capacità di autoformare la sua dirigenza nelle istituzioni.

In questo senso quello che sta avvenendo a Palmi segna un altro limite: il giovane sindaco Giuseppe Ranuccio ha non poche difficoltà a dirsi organico del Pd, avendo vinto una campagna elettorale contro il suo partito.

MODELLO CHE FA PAURA

Non sempre dunque lo schieramento illustra il turn over con naturalezza, non sperimenta formule inclusive per via di una preoccupazione che sembra esagerata anche nei casi di “piazze” che amministra come a Cittanova. Qui il salto in avanti, si potrebbe tentare perché il consigliere regionale Francesco D’Agostino – che non ha rinunciato a sedere tra gli scranni del Municipio e ad essere collante della coalizione – avrebbe numeri e relazioni tali da assicurare un governo saldo e proiettato. Ma di questa opzione non sembra ci sia traccia nel dibattito pubblico, confermando come la coalizione difficilmente sia disposta a rinunciare alla retorica della storia e ad affrontare le odierne sfide che invece richiedono più praticità e certezze.