Chiude il reparto di Terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Lamezia Terme
Lug 03, 2013 - redazione
L’indignazione di Nicolino Panedigrano del comitato “Salviamo la sanità nel lametino”. Greco: “La chiusura del Tin comporta inevitabilmente un depotenziamento dell’intero settore maternità”
Chiude il reparto di Terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Lamezia Terme
L’indignazione di Nicolino Panedigrano del comitato “Salviamo la sanità nel lametino”. Greco: “La chiusura del Tin comporta inevitabilmente un depotenziamento dell’intero settore maternità”
Riceviamo e pubblichiamo:
D’ora in poi i nativi lametini saranno merce rara. Com’era previsto nel Piano di Rientro del Commissario Scopelliti, chiude il reparto di Terapia Intensiva Neonatale del nostro Ospedale e tante neo-mamme lametine per non far correre rischi di gravi danni post parto ai loro bebè andranno a partorire a Catanzaro. E così per nascita i nostri figli saranno tutti catanzaresi.
È il frutto avvelenato della gestione del trio “loscano” Scopelliti-Talarico-Mancuso. Quest’ultimo, nei nostri incubi, “orco famelico” di tutto il sistema sanitario lametino, avendo “ingoiato” prima l’Ospedale di Soveria, poi il reparto principale dell’unica clinica privata del Lametino ed ora di fatto tutto l’Ospedale della nostra città.
La scusa ufficiale è che non ci sono più soldi. Ma, quando c’è da sprecarli altrove, e senza nemmeno assicurare ai cittadini le prestazioni essenziali di assistenza, Scopelliti e Talarico i soldi li trovano.
Così a Reggio Calabria resta chiuso il Centro Cuore costato 13 milioni di euro di strutturazione e che continua a costare 100 mila euro al mese per il leasing dei macchinari. E poiché il reparto è pronto dal 22 dicembre 2011, la Regione ha già sborsato inutilmente 1 milione e seicentomila euro fino a giugno 2013. E continuerà a sborsarli non si sa fino a quando. In più siccome il leasing è stato stipulato per 20 posti letto e l’intento di Scopelliti è di aprirne solo 10, anche quando aprirà continueremo a sprecare soldi per pagare il leasing degli altri 10 posti letto inutilizzati.
A Catanzaro l’accordo dell’altro ieri per trasferire alcuni reparti dalla Fondazione Campanella al Policlinico Mater-Domini ci viene a costare una spesa aggiuntiva di 25 milioni di euro. Soldi assegnati non per istituire nuovi servizi o per assumere nuovo personale o per acquistare nuove attrezzature, ma solo perché si spostano reparti. E si tratta di altri 25 milioni di euro che andranno ad arricchire ulteriormente la già enorme dote di finanziamenti investiti nella città di Catanzaro per mantenere i suoi reparti doppioni e “triploni”e la sua convenzione con l’Ospedale romano del Bambin Gesù, che da sola ci costa altri 2 milioni di euro e non risponde a nessuna necessità.
E, siccome le risorse non sono infinite, poi si deve tagliare, ridurre, contenere. Qualche altra parte della Regione si deve sacrificare. E Scopelliti e Talarico hanno deciso che quella parte deve essere Lamezia, dove è stato ridotto e tagliato di tutto: reparti, primariati, posti letto, specialità, funzioni.
Ora è la volta del reparto di Terapia Intensiva Neonatale, primo reparto del genere in Calabria, che viene chiuso nonostante la sua storia, attività e professionalità, rischiando di mettere in crisi l’insieme dell’area materno-fetale.
È con questi programmi che Scopelliti si appresta a firmare il nuovo piano di rientro 2013-2015 e ad istituire nuove tasse per coprire questi disastri?
Si dimetta, invece, Scopelliti da commissario alla sanità regionale. Si dimetta Talarico da Presidente del Consiglio Regionale. E il Dr Mancuso vada via, abbiamo bisogno di qualcuno che rilanci la sanità lametina, non di un commissario liquidatore.
Nicolino Panedigrano (COMITATO SALVIAMO LA SANITÀ DEL LAMETINO)
Greco: “La chiusura del TIN comporta inevitabilmente un depotenziamento dell’intero settore maternità”
La chiusura del reparto di neonatologia del nostro ospedale è l’ennesimo atto scellerato ai danni di Lamezia e della sanità calabrese. Pur di potenziare i bacini di utenza di altre città si chiude un centro d’eccellenza per la sanità della nostra regione, sia per la presenza di ottimo personale medico sia pure per la posizione baricentrica del reparto rispetto al resto della Calabria. La chiusura del TIN comporta inevitabilmente un depotenziamento dell’intero settore maternità, poiché la mancanza della terapia intensiva ha causato in passato e potrebbe causare in futuro situazioni spiacevoli per la salute dei neonati. A quel punto quante famiglie lametine decideranno di far nascere i loro figli a Catanzaro piuttosto che a Lamezia, la sicurezza dei propri figli prima di tutto, giustamente. Allora di cosa ci meravigliamo, non ci accorgiamo che questa è una partita a scacchi in cui ogni mossa ha un suo significato finalizzato all’obiettivo finale? Lo scacco matto sta per arrivare, in questa partita Lamezia-Catanzaro state pur certi che sarà la sanità lametina a perdere. Tutto rientra in un più ampio disegno per il quale i lametini devono andare a Catanzaro a curarsi, perché solo in questo modo tutto il business che sta dietro alla sanità può continuare a prosperare. E’ forse un caso che l’ASP spenda per ogni cittadino catanzarese (4583 euro) più del triplo di quanto spende per ogni cittadino lametino (1388 euro)? E’ forse un caso che su Catanzaro esistano ospedali pubblici e fondazioni private in sovrabbondanza in proporzione alla popolazione? No, non è un caso. A Catanzaro la sanità è un business troppo grande, troppo importante, e tutte le risorse della provincia devono essere prosciugate. Ieri si è ottenuto di mantenere le prestazioni fino a settembre, ma non dobbiamo abbassare la guardia, nessuno ci garantisce che dopo l’estate il TIN non verrà chiuso ugualmente, bisogna continuare questa battaglia fino alla vittoria definitiva, altrimenti, Lamezia è destinata a diventare un dormitorio. La nostra classe politica sarà mai in grado di opporsi a tutto questo?
Danilo Greco, presidente Terra Futura