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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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Chissà se Enrico Berlinguer fosse vivo… Cosa direbbe della “degenerazione” del Partito Democratico in Calabria?

Chissà se Enrico Berlinguer fosse vivo… Cosa direbbe della “degenerazione” del Partito Democratico in Calabria?
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«Un animo onesto non si adegua a chi sbaglia». Così diceva Publilio Siro e così dovrebbe essere in termini di rapporti umani specie se tali coincidono con la politica. Politica intesa come “servizio”.

Un’analisi seria va pure fatta dopo lo “Tsunami” Rende sul centrosinistra, specie se ad essere “infettato” sia stato il voto di circa 15 anni di politica elettorale con esponenti della criminalità organizzata. Un’ombra torbida che pesa come un macigno sul Partito Democratico. Tutti sapevano? E se sì, perché si faceva finta di non vedere e quindi di agire politicamente?
In Calabria il Partito Democratico ha fallito! Ed ha fallito in tutte le sue condizioni di rinascita morale e politica. Ha fallito perché parla bene, razzola male, perché nasconde ogni cosa sotto il tappeto.
Dopo la caduta di Scopelliti (solo per via giudiziaria e non politica), si pensava che l’avvento di Mario Oliverio potesse dare una spinta propulsiva sulla questione Calabria, nel senso del cambiamento e di nuovi orizzonti trasparenti e nitidi. Ma così non è stato, quella giunta è partita con i peggiori presupposti possibili ed immaginabili. Per dei meri giochi ed equilibri politici si mette a capo del consiglio regionale un rinviato a giudizio (Scalzo), che non è una condanna ed il garantismo è d’obbligo, ma poi ne riceve un altro di rinvio e tutto scorre tra il caos. Non si riesce a fare una giunta regionale completa in tutte le sue caselle e tra questi Nino De Gaetano, non candidato ma vicino a Sebi Romeo, capogruppo del Pd in consiglio regionale e coordinatore provinciale reggino, un assessore molto discusso, perché già nel 2010 rischia grosso in quanto le forze dell’ordine trovarono i suoi “santini” a casa del latitante Tegano”. E una informativa della mobile ne chiedeva la custodia cautelare. Poi però, a distanza di qualche anno, viene arrestato per peculato, con il sospetto che svariati soldi pubblici della Regione Calabria sono stati utilizzati in modo spregiudicato e per usi privati nell’inchiesta denominata “Erga omnes”, la cosiddetta “Rimborsopoli”. Lo scandalo di Maria Carmela Lanzetta, ex ministro del governo Renzi che si rifiuta di entrare in giunta regionale per la presenza del De Gaetano, cose che fanno riflettere e non devono passare inosservate né finire nel dimenticatoio. Da porre in essere che all’epoca insieme a quest’ultimo, sono stati coinvolti altri esponenti del Partito Democratico che addirittura hanno subito la vergogna del divieto di dimora (poi revocata) nella propria Regione, ma ancora tutta decidere giudiziariamente.
Paolo Pollichieni scrive in una suo editoriale, a proposito dello “Tsunami Rende”: “E tuttavia il fatto che le “carte” girassero da tempo, che tutti sapevano tutto, non ha impedito a Sandro Principe di essere il più coccolato degli ospiti che il Pd calabrese metteva in prima fila ogni volta che in Calabria arriva Renzi, oppure Lotti, oppure Guerini. E non è un caso isolato, basta farsi un giro al decimo piano della “Cittadella regionale” in un qualsiasi giorno lavorativo per capire che i manovratori sono sempre lì e che il loro potere cresce in maniera direttamente proporzionale alle indagini che li coinvolgono”. Stiamo parlando del Pd, del partito maggior azionista della maggioranza calabrese. Dello stesso Pd che ha imposto Lucio Presta come candidato a sindaco di Cosenza senza passare per le primarie, così tanto acclamate e richieste da più parti e da più correnti. E che gli stessi che erano in disaccordo, oggi (con ipocrisia) applaudono alla scelta giusta di Presta. Motivi di opportunità o paura di essere cacciati a pedate dal leader nazionale Matteo Renzi? Secondo noi, la seconda che abbiamo scritto (sic!).
È notizia di oggi che il bravo Claudio Cordova scopre che il latitante della locride Joe Infusini avesse dei rapporti con esponenti del Pd e che ne fece anche campagna elettorale per lo stesso partito. Scrive Cordova nel suo Dispaccio “Ma, prima ancora di diventare noto a quelle giudiziarie, Joe Infusini sarà noto a quelle politiche per la sua vicinanza agli ambienti del Partito Democratico”, pubblicando una foto in cui lo ritrae «sorridente, con l’attuale assessore regionale al Lavoro, Federica Roccisano, esponente del Pd “made in Sebi Romeo”». Ed inoltre, “Infusini parteciperà a un incontro pre-elettorale con Fuda, proprio in rappresentanza del Partito Democratico e su delega di Maria Teresa Fragomeni, segretaria del circolo Pd di Siderno, altra donna assai vicina politicamente a Sebi Romeo”.
Allora, mi (ri)chiedo, il Partito Democratico ha fallito in Calabria, sì o no? Lo sanno gli esponenti del Pd che loro sono gli eredi di un grande segretario che agli inizi degli anni ’80 introdusse la “questione morale” e disse cose del tipo: «I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero».