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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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Chiara Rizzo in Italia, alla figlia: ‘Contenta di essere qui’

Chiara Rizzo in Italia, alla figlia: ‘Contenta di essere qui’

La moglie di Matacena è a Reggio Calabria. Forse già mercoledì interrogatorio di garanzia

Chiara Rizzo in Italia, alla figlia: ‘Contenta di essere qui’

La moglie di Matacena è a Reggio Calabria. Forse già mercoledì interrogatorio di garanzia

 

 

1740 chilometri: nonostante un viaggio così, iniziato alle 8 a Marsiglia e che si conclude a notte fonda a Reggio Calabria, e nonostante quello che la aspetta, Chiara Rizzo, ormai ex Madame Champagne, è “contenta di essere in Italia”. Lo aveva detto subito agli uomini della Dia di Genova, che sono andati al confine di Stato di Ponte San Luigi (Imperia) per prenderla in carico dalla Gendarmerie francese che l’ha prelevata alle 8.30 dal carcere delle Baumettes, a Marsiglia, dove si trovava dal 12 maggio quando il Parquet di Aix en Provence ha convalidato l’arresto avvenuto all’aeroporto di Nizza.

Chiara Rizzo è “contenta” e lo ha detto a quella stessa agente della Dia italiana che l’ha accompagnata nel lungo viaggio dal confine più a ovest fino al confine più a sud. Arrivando a Ponte San Luigi aveva chiesto “Adesso mi togliete le manette?” e ora, che scende per prima dalla scaletta dell’aereo tace, scostandosi appena i lunghi capelli biondi dal viso.

La giornata italiana, dopo una settimana di carcere a Marsiglia, inizia quando manca una manciata di minuti alle 11. La Ford bianca con i vetri scuri della Gendarmerie arriva preceduta dai gendarmes in moto e dal furgone con dentro quattro uomini armati con i fucili mitragliatori. I gendarmes bloccano il tronco di strada tra il territorio francese e quello italiano dove si trova il posto di frontiera italo-francese. Chiara Rizzo ha una catena legata in vita alla quale sono assicurati i ferri che le legano i polsi, una t-shirt celeste, giacca chiara, jeans e scarpe da tennis, gli occhiali scuri che coprono gli occhi sul volto smagrito senza un filo di trucco. Il trolley della Luis Vuitton. I capelli biondi lavati di fresco. Entra accolta dalla baraonda dei fotografi che la chiamano come se fosse sul red carpet, lei si appoggia all’agente della Dia, cerca di nascondere le mani legate alla vita.

“I francesi mi hanno dato acqua e biscotti” e quindi non ha “bisogno di altro. Vorrei solo telefonare”. Parole poche, ma evidente il sollievo di essere presa in carico dalla polizia italiana. Chiara Rizzo resta in caserma più di mezz’ora, guarda appena il provvedimento del giudice di Reggio Calabria, ottiene la possibilità di telefonare alla figlia Francesca alla quale chiede notizie di Athos, il figlio più piccolo. E ripete: “sono contenta di essere in Italia”. Non piange, ma i poliziotti più tardi diranno che era “commossa” quando la polizia italiana le toglie finalmente i ferri “perché contrariamente ai francesi – spiegheranno più tardi i poliziotti – mettiamo le manette nei trasferimenti solo se il detenuto è pericoloso”.

Dopo 34 minuti, la donna esce senza più manette ai polsi. E qui comincia il lungo viaggio verso Reggio Calabria. Prima tappa a Roma, dove aspetta il volo Az nelle salette della Dia in aeroporto a Fiumicino. Poi alla fine l’aereo arriva: sale le scalette accompagnata da due agenti, si siede nella prima fila. Il volo non è breve, ma nulla sarà breve d’ora in poi. L’aspetta un altro carcere, quello dell’ Arghillà e nei prossimi giorni l’interrogatorio di garanzia del gip. Solo dopo questo ultimo atto la Dia calabrese sarà a Genova per studiare l’immenso archivio sequestrato all’ “amico carissimo” dell’ex madame Champagne, l’ex onorevole Claudio Scajola.