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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 08 DICEMBRE 2024

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Chi mangia meglio tra poveri e ricchi? In questo dubbio, il nuovo idiota dibattito di questi giorni

Chi mangia meglio tra poveri e ricchi? In questo dubbio, il nuovo idiota dibattito di questi giorni

Ennesima boutade di uno dei ministri di questo governo al meeting di Rimini, che pare stia diventando una lente d’ingrandimento di quella allarmante inadeguatezza che fa temere per le sorti del nostro Paese. Questa volta il protagonista è il ministro Lollobrigida, non nuovo nell’esternare teorie quantomeno stravaganti. In questa occasione, però, la stravaganza si unisce ad una superficialità, insensibilità ed ad una mancanza di rispetto che, da sole sarebbero idonee a dare motivo e forse anche una valida ragione all’enorme percentuale di astensionismo registrata nelle ultime tornate elettorali. “I poveri”ha sostenuto “mangiano meglio dei ricchi, comprano dal produttore e a basso costo prodotti di qualità”. Bene non mi soffermerò, come tristemente ho visto fare a tanta opposizione, sulla valenza logica del concetto di chi mangi meglio tra poveri e ricchi o se sia più o meno conveniente comprare dai produttori, centralità di argomenti che, a dire il vero, non è meno assurda dell’esternazione di Lollobrigida. Quello che mi preoccupa, invece, è quella arida, ignorante e distaccata espressione “i poveri”. Chi sono per lei “i poveri” ministro Lollobrigida? Evidentemente per lei sono un genere, una tipologia, una massa indistinta ed indistinguibile di sorti segnate, di intoppi, di noiosi problemi sui quali dover (far finta di) intervenire. Bene sappia che “i poveri” non esistono. Esistono, invece, persone che si trovano in stato di povertà, e la povertà non è condizione data ed irreversibile o, tantomeno, l’effetto di errori o colpe. La condizione di povertà nella quale versano alcuni, purtroppo molti, è un caleidoscopio di vissuti, di accadimenti, di esperienze tutte distinte una dall’altra, ed ognuna espressione di quello straordinario patrimonio di diversità che è l’umanità. E’ per questo, Ministro Lollobrigida, che non esistono i “i poveri” ma le loro storie, spesso contrassegnate da ciò che evidentemente lei disconosce, cose come fatica estrema, imbarazzo, vergogna, dolore, rinuncia e soprattutto disperazione, quella disperazione che, frasi come la sua, giustificano ed alimentano. Certo è comprensibile la banale strumentalità del cercare d’indurre a consolata rassegnazione, tutti quei bisogni sui quali non si è capaci d’intervenire ed ai quali non si sa e non si vuole fornire rimedio. Così come sono banalmente strumentali, alla permanenza di un certo comodo status quo, la diffusione di un clima di paura che scoraggi ogni iniziativa e la retorica della consuetudine come rifugio e della presunta “normalità” come garanzia di protezione. Vede Ministro dovrebbe fare i conti con quella verità che, prima o poi, vi metterà di fronte alle conseguenze dei vostri limiti e considerare che quei “poveri”, come li definisce lei, non sono più “i poveri ignoranti” da vestire con camicie di un solo colore ed assoggettare a deliri e pericolosi protagonismi, sono donne e uomini, che pur in una condizione di difficoltà e bisogno, cominciano a capire che niente avete a che fare con quella élite intellettuale capace di ricoprire adeguatamente ruoli di rappresentanza. Sono donne ed uomini che comprendono che non è, né sarà, la proposizione di nostalgici sguardi al passato ad ostacolare quel futuro sempre in più veloce divenire, che idonee capacità politiche possono trasformare in opportunità. Sono uomini e donne che conoscono il valore dei concetti di dignità e rispetto che lei ha spudoratamente violato. Quei “poveri” sono donne ed uomini che non si sono arresi, come qualcuno spera, sono solo in cerca di proposte che risveglino la speranza e sono consapevoli che, peggio di una condizione di povertà materiale, c’è quella di una povertà realmente irrimediabile ed assoluta, come quella delle sue parole.

Francesca Straticò
Presidente Federazione Civici Europei