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CGIL Calabria, bene piano per il Sud. Ora cronoprogramma degli interventi e degli investimenti

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Il 22 giugno dello scorso anno dopo la manifestazione unitaria di CGIL CISL UIL per
il Sud, svolta a Reggio Calabria, si è aperta una positiva interlocuzione con il
Premier Conte che ha portato alla costruzione di più tavoli tematici di partenariato
per la ripresa del Paese, in un quadro di coesione nazionale. Dopo l'accordo sul
cuneo fiscale, voluto fortemente dal sindacato, che porterà ad un aumento
considerevole delle buste paga dei lavoratori, il tema de mezzogiorno ha ripreso la
centralità nel dibattito nazionale. La presentazione del piano per il Sud avvenuta ieri
a Gioia Tauro alla presenza Premier Conte e dei Ministri, riteniamo sia un primo
risultato positivo, di questo metodo di confronto che deve trovare ulteriori riscontri
nella fase di applicazione e gestione. Le numerose e ingenti risorse previste dal
piano, alcune introdotte con il ritorno della clausola del 34%, che dovrà essere
confermata nel DEF, gli asset dello stesso, vanno coordinate con un
cronoprogramma di interventi ed una cabina di regia che riteniamo debba essere
coordinata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Gli interventi strategici sulle
grandi infrastrutture e reti devono essere sviluppate con le regioni del Sud,
attraverso tavoli di sistema territoriale e regionale, con il coinvolgimento del
partenariato economico-sociale. Serve capire le modalità di intervento, chi fa gli
investimenti, la tempistica degli stessi. Per queste ragioni diventa fondamentale
l'intervento e il coinvoglimento della partecipazione pubblica, per mirare gli
interventi, con un cronoprogramma certo e definito. Riteniamo importante la giornata
di ieri, il dibattito sul mezzogiorno può ripartire. Il tema della povertà minorile, del
lavoro, dell’istruzione e degli interventi sulla scuola, su green new deal, su logistica e
mobilità, sulle riforme istituzionali, sulla legalità, sul ruolo della università e ricerca,
sono temi che vanno affrontati con le forze sane presenti nei territori. Per questo
riteniamo sia utile partire dal coinvolgimento delle regioni del Sud, delle parti sociali,
delle forze sane della società civile.