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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 01 MAGGIO 2024

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“Cari Speranza e Sileri, Cotticelli e Crocco hanno fallito, chiusi nella loro stanza prendono ordini da Roma” Sapia (M5S) chiede la sostituzione dei commissari alla sanità

“Cari Speranza e Sileri, Cotticelli e Crocco hanno fallito, chiusi nella loro stanza prendono ordini da Roma” Sapia (M5S) chiede la sostituzione dei commissari alla sanità

«La struttura commissariale per la sanità calabrese va sostituita subito. Essa ha fallito per due motivi: primo, non si è raccordata con i commissari delle aziende del Servizio sanitario regionale, nominati dal governo in virtù del decreto Calabria; secondo, non ha mai voluto mettere mano alla rete dell’assistenza ospedaliera, considerando sacro il decreto commissariale numero 64 del 2016 di Scura e Urbani, che invece fa a pugni con le esigenze dei territori ed è pertanto vecchio, inadeguato e da rifare, intanto perché ha ignorato l’obbligo tassativo di riattivare gli ospedali di Praia a Mare e Trebisacce». Lo afferma, in una nota, il deputato M5S Francesco Sapia, della commissione Sanità, che aggiunge: «Sostituire soltanto il commissario Saverio Cotticelli non avrebbe senso, perché il piano di rientro è, come sanno bene gli addetti ai lavori, sotto il controllo prevalente della sub-commissaria Maria Crocco, che ha la stessa visione burocratica della dirigente Angela Adduce, del ministero dell’Economia e delle Finanze, la quale ha a lungo taciuto sull’aumento del disavanzo sanitario e non ha mai voluto rispondere alle tante questioni che come Movimento 5 Stelle abbiamo posto, con cognizione e puntualità, in ordine alle carenze e ai paradossi della sanità regionale; a partire dal bengodi del policlinico universitario Mater Domini, riempito di soldi ma senza Pronto soccorso ed emergenza-urgenza». «Se davvero hanno a cuore la sanità calabrese, il ministro della Salute Roberto Speranza e il suo vice Pierpaolo Sileri – conclude Sapia – focalizzino il punto: non è più possibile gestire il piano di rientro in remoto, con commissari che restano chiusi in una stanza, che non è quella di Gino Paoli, non comunicano con i vertici delle aziende del Servizio sanitario regionale e addirittura eseguono ordini impartiti da burocrati di Roma, confermati malgrado le loro gravi responsabilità».