La centrale a carbone a Saline Joniche è una vendita delittuosa
Carbone assassino
La centrale a carbone a Saline Joniche è una vendita delittuosa
Riceviamo e pubblichiamo
Se sarà costruita a Saline Joniche la grandissima centrale del carbone assassino
giornalmente bruceranno 6.500/t. di carbone e 15.000/t. di ossigeno.
Saranno prodotte, 20.000/t. di anidride carbonica e circa 50 miliardi di Kcal il giorno.
Portando al surriscaldamento, alla tropicalizzazione e deserto prossimo venturo.
Giornalmente saranno immesse nel nostro cielo, da 2 a 3 tonnellate di ceneri assassine.
Ceneri leggere, volatili, ultra super fini e nano-particellari, cancerogene e radioattive.
Ricche di arsenico, piombo, cadmio, mercurio, cromo e altri metalli pesanti nocivi.
Ceneri ricche di particolato, anidridi, di ossidi d’azoto, ecc. da cui le piogge acide: tutto
molto aggressivo delle vie respiratorie dell’uomo oltre che nocivo per gli animali e piante.
Il caldo veleno del grandissimo mostro inonderà l’aria e i polmoni di tutti noi abitanti.
Della jonica di Saline, di Reggio e dello stretto, entro un raggio di almeno 50 chilometri.
I bambini prima di nascere, avranno un minore sviluppo dell’apparato respiratorio.
Gli anziani per malattie polmonari, e altro, andranno incontro a morti premature.
Aumenteranno di molto gli ammalati, le spese sanitarie, gli ospedali, le case di cura.
Dai medici ci saranno lunghe file di pazienti, con tumori sempre più presenti e potenti.
Le farmacie avranno molti costosi farmaci, moderni, ricercati e potenti.
Per poter salvare la vita dei degenti trattenuta sempre più a stento con i denti.
I poveri alberi, attaccati dall’aria acida e intossicati dal suolo, daranno miseri frutti.
Verdure e prodotti agricoli vari, concimate dalle ceneri, saranno tossici e poco salutari.
L’oro verde, l’essenza, la regina dei profumi della costa degli Dei, tossica e squalificata.
Il bergamotto simbolo ambientale ed ecologico della costa presto sarà sterminato.
I fiori dei giardini pieni di polline e cenere daranno alle api un nettare inquinato.
Il miele, l’elisir di vita certo contaminato agli ammalati non potrà essere più dato.
Il cielo, il suolo, le acque, gli alberi, il mare, non avranno più i vivi colori naturali.
Dominerà la foschia, lo smog, iI grigio e nero del carbone e dei lutti leucemici tumorali.
La nostra bellissima costa e stretto, giardino e patrimonio dell’umanità, sarà snaturata.
I numerosi turisti, da sempre presenti qui da noi, scompariranno come neve al sole.
Questo lo scenario del nostro tristo mondo di domani se ci faremo vendere all’assassino.
Il carbone è assolutamente incompatibile col nostro ambiente, con la nostra salute, col bergamotto, con il turismo e con tutta la nostra economia. La convivenza del bergamotto col carbone è ASSOLUTAMENTE IMPOSSIBILE, è bene che tutti gli agricoltori e operatori del bergamotto prendano piena coscienza di ciò e lottino fortissimamente per la REVOCA del Decreto del Governo, colonialistico, assurdo e nefasto.
Il Governo RENZI, indipendentemente dal TAR, deve REVOCARE subito il Decreto attuativo della mega centrale a carbone a Saline Joniche e procedere subito alla bonifica di tutto l’area ex Liquichimica, inquinata e contaminata. Tenendo anche conto che nella costa jonica, in Provincia ed anche in città, si son, da anni prodotti (e si producono) intollerabili fenomeni degenerativi di valori e di costume, tutti riconducibili all’azione nefasta dei carbonai, non vittime ma mandanti di tali fenomeni.
Saline Joniche è al centro, del litorale della ionica bassa della Provincia di Reggio Calabria, dove per più di 120 chilometri cresce il bergamotto. Cresce sul litorale e sui terreni alluvionali delle fiumare, fino a un’altezza di circa 130 metri (90% circa) dal livello del mare.
Il bergamotto e la sua essenza è per tutti noi reggini, per la Calabria, l’Italia e il mondo, la pietra filosofale dell’ecologia. Il frutto e la sua essenza sono un elisir di purezza biologica, ed è naturalmente sensibilissimo a qualunque, anche pur piccolo, agente inquinante, oltre che a ogni variazione climatica. L’essenza esportata in tutto il mondo, è usata in campo farmaceutico, cosmetico, alimentare, ecc. I consumatori naturalmente chiedono e giustamente esigono che il prodotto sia ad altissima purezza Biologica, pertanto sottopongono l’essenza ad analisi severissime, capaci di rilevare milionesimi di parte. In questi ultimi anni anche il succo del bergamotto è stato valorizzato, sia come bevanda, che in medicina come anticoloesterolo.
A Saline Joniche saranno bruciati circa 6.500 t/giorno di carbone che rilasceranno nell’aria, come minimo circa 2/t/giorno di velenifere mortifere ceneri volatili, costituite: da particolato organico (che dà luogo allo smog); da metalli tossici pesanti, cromo, arsenico, mercurio, cadmio, ecc. da molti radicali acidi, (SO3, N02, Cl, ecc., da ciò le piogge acide).
Tali infernali velenifere ceneri, cancerogene, acide e radioattive, molto contaminanti, sono molto aggressive,verso la vita: l’uomo, gli animali, le piante. Pertanto è del tutto impossibile che il pregiatissimo e delicatissimo bergamotto non sia irrimediabilmente contaminato e reso inservibile.
Tutti i nostri agricoltori e operatori della filiera del bergamotto non facciano gli struzzi, scendano in lotta, finché si è in tempo. Il nostro mondo, il nostro paradiso, la nostra salute, la nostra economia d’eccellenza ecologica e turistica, corre un grandissimo pericolo, DIFENDIAMOLA.
RICERCHE “ANPA” “Associazione Nazionale Produttori Agricoli”
SULLA RADIATTIVITA’ DELLE CENERI E LORO USO.
Medicina – Un problema reale ampiamente trattato dalla letteratura scientifica internazionale, ma assai trascurato in Italia è quello dell’inquinamento radioattivo dovuto a radionuclidi naturali presenti nelle ceneri del carbone: l’esposizione radioattiva della popolazione residente nel territorio circostante una centrale a carbone supera da 1 a 15 volte i limiti massimi previsti per legge per un insediamento nucleare (10 microSievert/anno).
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Ad avvenuta combustione la radioattività del carbone risulta tutta concentrata nelle ceneri, in cui si osserva un ulteriore arricchimento nella concentrazione di attività dei prodotti di decadimento a lunga vita derivante dal radon.
L’impatto radiologico di questi impianti non-nucleari dipende quindi dalla frazione di ceneri e di radionuclidi gassosi rilasciati nell’ambiente e dalla quantità di ceneri usate nei materiali da costruzione. A quanto è dato di sapere, la Sei conta di riciclare (nell’indotto) scorie e ceneri abbattute (circa 350.000/t/anno) in cemento di tipo pozzolanico e vari materiali di costruzione edile, manto stradale, ecc. con le terrificanti ricadute a carattere regionali.
Venduti ai negrieri speculatori per 1,2 miliardi di euro
Sotto la pressione di una potentissima lobby delle energie da carbone, italiana ed estera, il Governo Monti ha ceduto la nostra provincia al carbone, con un Decreto miope e perverso, in uno dei più pregevoli gioielli ambientali del meridione. Vergogna!
I potentissimi speculatori industriali del carbone, con l’enorme potenza di cui disponevano e dispongono, hanno messo in campo una forte e spregiudicata macchina del consenso, di convincimento e compensazione, abusando grandemente delle nostre difficoltà e bisogni.
La spregiudicata lobby, prima di portarci la distruzione e contaminazione dalle velenifere ceneri da carbone, ha operato in profondità al sovvertimento di molte coscienze con tutti i mezzi e a vari livelli.
A livello locale, hanno sovvertito i due Comuni direttamente interessati (Montebello e Melito P. S) le cui Amministrazioni sono state sciolte recentemente per infiltrazioni mafiose. La Sei e le sue associazioni dicono di voler colloquiare con la nostra gente e illustrare la bellezza del carbone, sono gente che non merita nessuna attendibilità e confidenza, dargli del buffone li onorerebbe.
A livello nazionale e internazionale, hanno avuto potentissimi insospettabili complici e partecipi, specialisti nel doppio e triplo gioco, di cui mi occupo, con prove certe in altre pubblicazioni.
Saline Joniche, dopo la beffa Liquichimica, della bistecca cancerogena, siamo in ansiosa attesa delle decisioni del TAR, per la costruzione del grandissimo mostro a carbone, della centrale assassina del nostro ambiente, della nostra natura e identità grecanica. Nel frattempo, mentre il Sanatore Domenico Scilipoti si schiera, come un moderno Don Chisciotte, contro la centrale a carbone di Saline Joniche, la meschina provincia col Presidente Raffa apre alla Sei a Saline. Comunque il mago piazzista e imbonitore della società Sei, Direttore responsabile Ugo Poggiali, ha seminato bene il terreno. Con la sua poderosa macchina da guerra propagandistica ha ridotto ad un’assordante silenzio moltissimi “difensori” dell’ambiente, gli saranno costati molti milioni di euro, ma a giudicare dai risultati ne è valsa la pena. Sciagurati! Ma il Poggiali non si è limitato soltanto a questo, ha anche lanciato il carbone ecologico. Il Direttore non è solo in questa perversa battaglia per imporre il carbone: un molto noto giornale nazionale a grande tiratura ha lanciato il carbone detto “pulito”. Il quotidiano ha come Presidente del Consiglio di Amministrazione, un noto Ingegnere della forte lobby del carbone, in affari con la centrale di Vado Ligure (SV), chiusa per le molte centinaia di morti provocati dal carbone. Ho letto dai cialtroni della Sei che il loro progetto di Saline è “modernissimo” e di nuova generazione: bugiardi, il progetto di Saline di moderno ha soltanto un migliore sfruttamento del calore. In merito all’abbattimento delle ceneri (nella centrale Sei abbattimento delle ceneri al massimo di circa il 99,7% (2,1/t/giorno di ceneri) dell’ordine del 99,9%, per avere un carbone più o meno “pulito”, (0,7/t/giorno di ceneri) si prevede che i costi supereranno di almeno 1/3 i costi dell’uso del metano. Pertanto questo tipo di carbone sarà completamente fuori mercato, e volendo non potrà mai essere usato dalla Sei a Saline Joniche, anche perché le tecnologie necessarie potranno essere realizzate fra non meno di 5-10 anni.
Per lo scienziato Carlo Rubbia, Nobel per la fisica e Senatore a vita:
Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell’uomo.
Per Luca Poggiali, Direttore responsabile del progetto Sei:
Si produce energia, attraverso una combustione ecologica del carbone fossile che, per inciso, va comunque ricordato è l’unico combustibile convenzionale non dannoso per la salute umana. < Gazzetta del Sud – venerdì 11 .11. 2011, pag. 13 >
Ha ragione lo scienziato Carlo Rubbia,
o ha ragione Luca Poggiali della Società Sei?
Naturalmente ha ragione il nostro grandissimo scienziato Carlo Rubbia, orgoglio di noi italiani.
Il Direttore responsabile Sei Luca Poggiali è un imprudente ciarlatano e imbroglione, che offende la cultura oltre che l’intelligenza di noi meridionali. E’ come se avesse detto che l’asino vola.
Ricordo a tutta la nostra gente che, la mega centrale a carbone Sei a Saline Joniche, produrrà giornalmente un minimo di due 2 tonnellate al giorno di ceneri volatili, super sottili, finissime e nano particellari: velenosissime, cancerogene, acide e radioattive.
Tali ceneri immesse nel nostro cielo, sparse per un raggio di almeno 50 km, (interessanti tutta la costa ionica del bergamotto, Reggio Calabria, lo stretto e la costa siciliana) inquineranno e contamineranno tutto e tutti. Pertanto nel nostro territorio avremo una recrudescenza di malattie respiratorie, di cancro, leucemia e morte, oltre: allo sterminio del bergamotto, alla completa fine di qualunque tipo di turismo e all’avvelenamento del mare. Altro che sviluppo e alternativa possibile. Ricordo ancora che, l’Agenzia Europea dell’Ambiente ha accertato che: Ogni anno almeno 50 dei 100 miliardi di € di danni alla salute e all’ambiente in Europa provengono da zone in cui sono ubicate centrali elettriche a carbone.
Saline Joniche/Pacchetto Colombo. Il fallimento di uno stato cialtrone
L’ex Liquichimica, la cattedrale nel deserto di Saline Joniche, approda nel carbone? Il danno e la beffa. Il mega impianto carbonifero sorgerebbe come riconversione del disastro Liquichimica di Saline Joniche, trasformata in discarica, da “sanare” in mega centrale a carbone. Dove lo Stato devastando il territorio, ha sperperato più di 300 miliardi di vecchie lire. Subito dopo l’ultimazione degli impianti, l’Istituto Superiore della Sanità né vietò la messa in produzione, perché le bioproteine, derivate dalle paraffine di petrolio, avrebbero potuto avere degli effetti cancerogeni sull’intero ciclo alimentare. La cosa incredibile è che a non dare il permesso per l’attivazione degli impianti è stato proprio l’Istituto Superiore della Sanità, un organo statale, lo stesso che aveva approvato e finanziato l’impresa! Finisce così l’avventura della Liquichimica, che negli anni ottanta fallisce e viene rilevata dall’Enichen, il braccio chimico dell’Eni.
LA CENTRALE, SECONDO I DATI ANPA
Per tutti i dati e le valutazione tecniche e scientifiche, mi sono avvalso del libretto ANPA. Un approfondito studio e ricerca scientifica sulle tredici centrali a carbone esistenti in Italia.
SCHEDA DELLA CENTRALE TERMOELETTRICA A CARBONE
Da 1,320 Megawatt con un mega investimento di circa 1,2 – 1,5 miliardi di €.
Partendo dal dato Sei, di produzione di 7,6 milioni/t/anno di CO2 (anidride carbonica) La mega centrale brucerà circa 2,3 (impurezze comprese) milioni di tonnellate di carbone l’anno, importato da tutto il mondo. Saranno bruciate quindi circa 6.500/t/giorno di carbone, producendo in media il 5% di scorie pesanti e il 10% circa, di ceneri leggere e volatili.
La centrale produrrà: circa 350/t/giorno, (circa 130.000/t/anno di scorie pesanti) e circa 650/t/giorno, (circa 250.000/t/anno), di ceneri leggere abbattute, più 20.000t/giorno di CO2. Bruciando circa 17.000t/giorno di ossigeno e scaricando nell’atmosfera e in mare oltre 50 miliardi di calorie al giorno.
USO E RADIOATTIVITA’ DI SCORIE E CENERI ABBATTUTE
Ad avvenuta combustione la radioattività del carbone risulta tutta concentrata nelle ceneri.
La sei prevede, nel progetto, di riciclare tutte le ceneri ricavate in cemento di tipo pozzolanico e materiali vari di costruzione, oltre a manto stradale, ecc. con tutto il loro carico cancerogeno e radioattivo.
Si osserva un ulteriore arricchimento nella concentrazione di attività dei prodotti di decadimento a lunga vita derivante dal radon. L’impatto radiologico di questi impianti non-nucleari dipende quindi dalla frazione di ceneri e di radionuclidi gassosi rilasciati nell’ambiente e dalla quantità di ceneri usate nei materiali da costruzione.(fonte ANPA- pag. 3 e 5)
Dalle analisi risulta che l’esposizione radioattiva delle popolazioni presenti nei territori d’influenza delle centrali a carbone supera, da 1 a 15 volte, i limiti massimi previsti per le centrali nucleari.