Branda: “Confindustria non fa proclami”. Bruni: “Non credo ai protocolli di legalità”
Ago 11, 2011 - redazione
‘Ndrangheta più rigore per zona grigia
Branda: “Confindustria non fa proclami”. Bruni: “Non credo ai protocolli di legalità”
‘Ndrangheta più rigore per zona grigia
ROSSANO (Cs) – La stessa applicazione rigorosa della legge, destinata a quanti commettono reati di ‘ndrangheta, dovrebbe esservi per quanti,a vario titolo, con la ‘ndrangheta trattano e fanno affari. Altrimenti, sarà sempredifficile operare sulla cosiddetta zona grigia. Gli imprenditori collusi vanno allontanati,in tempo, dalle stesse associazioni, Confindustria in primis, senza attendere i definitivigradi di giustizia. I protocolli di legalità non servono se mancano poi fatti e azioniconcrete e coerenti. E’ quando ha scandito, in un immediato faccia a faccia con il direttore di ConfindustriaCosenza Sarino BRANDA, il Sostituito Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafiadi Catanzaro, Pier Paolo BRUNI, ospite d’eccezione del 68esimo caffè filosofico itinerante,promosso dall’associazione europea Otto Torri sullo jonio, ospitato ieri (martedì9), dallo storico Caffè Tagliaferri, nel centro storico di ROSSANO. – Al partecipatodibattito in piazza, organizzato in partnership con AUTOMARINE Srl di Corigliano,inserito nella 19esima programmazione socio-culturale estiva della Città di Rossano,hanno preso parte, moderati da Lenin MONTESANTO, anche la giornalista emiliana SaraDI ANTONIO, autrice del libro inchiesta “Mafia, le mani sul nord” ed il Direttoredell’Università Popolare Giovanni SAPIA. Ed è proprio con lettura di un passo delcelebre “Il Romanzo del Casale” di SAPIA, affidata al Dott. Franco CIRÒ, cha ha presoavvio il confronto a più voci sulla penetrazione della ‘ndrangheta al nord e sulmatrimonio tra questa ed il capitalismo settentrionale. Nel pubblico, numerosi avvocatie studenti, intervenuti con diverse domande agli ospiti. La ‘ndrangheta – ha esordito BRANDA – non è ovviamente un punto di dettaglio, cosìcome suggerisce la provocazione di Otto Torri. Non è neppure etichettabile come questioneantropologica. I calabresi – ha scandito – non hanno nel loro DNA l’essere ‘ndranghetisti.Certo, è innegabile una difficoltà forte nel distinguere tra Stato e antistato. Spessonon si sa esattamente con chi si ha a che fare. E’ tuttavia tangibile – ha rispostoBRANDA a BRUNI – l’azione di prevenzione messa in campo dall’associazione degli industrialiche – ha precisato – non fa soltanto proclami, ma accompagna spesso gli imprenditoria denunciare, in Procura e molto spesso in Prefettura. Noi ci mettiamo la faccia- ha chiosato BRANDA – e gli imprenditori che non condividono i principi e metodidi legalità ai quali chiediamo rispetto preliminare, cambiano strada da soli. – InEmilia – ha detto l’Autrice DI ANTONIO – gli affari con la ‘ndrangheta si fanno insilenzio, senza paventare nessuno. Spesso le indagini da noi partono da altre procure,non dalle nostre. Nel meridione ed in Calabria – ha aggiunto – mi pare che il confinetra mafia e antimafia sia paradossalmente più netto che da noi, al nord, dove lazona grigia è molto più estesa e difficile da sondare. E’ tuttavia cambiata, nelsettentrione, la percezione generale rispetto a questo fenomeno del quale, adesso,si intravedono contorni sempre più profondi e gravi. – Diverse, infine, le entratea gamba tesa del Preside SAPIA, motore di tanti Cafè Philo di Otto Torri. La democrazia- ha ribadito – ha allevato la mafia, portandola a scuola, tanto che oggi la volontàdegli uomini e gli strumenti della legge appaiono inadeguati a combattere mali cullati,accarezzati e fatti crescere per anni. Oggi la ‘ndrangheta è un istituto. E la Scuola,occupata, offesa e distrutta dalla politica peggiore, rappresenta – ha concluso SAPIA- la fotografia di una società gravemente malata e, al tempo stesso, il punto dalquale ripartire, riportandovi disciplina, merito, punizioni e legalità quotidiana.
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