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Bosusco: maoisti minacciano passo estremo

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L’italiano è stato rapito il 14 marzo. I sequestratori: ‘Una farsa l’offerta del governo dell’Orissa’

Bosusco: maoisti minacciano passo estremo

L’italiano è stato rapito il 14 marzo. I sequestratori: ‘Una farsa l’offerta del governo dell’Orissa’

 

 

(ANSA) BHUBANESWAR – Il leader dei maoisti Panda ha annunciato oggi in un nuovo audio messaggio di non essere disposto a rilasciare l’ostaggio italiano Paolo Bosusco a causa dell’offerta insufficiente formulata dal governo dell’Orissa, giudicata una “farsa”. Lo riferisce l’emittente indiana Ndtv.

I maoisti hanno lanciato un ultimatum al governo dell’Orissa per adempiere alle condizioni richieste per il rilascio dell’ostaggio italiano Paolo Bosusco in mancanza del quale i ribelli minacciano di compiere un “passo estremo”.

La risposta di Panda è giunta dopo che il ‘chief minister’ dell’Orissa Naveen Patnaik aveva presentato ieri un elenco di 27 persone (quattro riguardanti le richieste dei rapitori di Bosusco e 23 quelli di un deputato tribale) di cui il governo avrebbe “facilitato” l’uscita dal carcere. Il vento negativo per l’ostaggio italiano si era percepito già in mattinata a Bhubaneswar, quando si erano riuniti nuovamente i negoziatori del governo locale (guidati dal ‘numero due’ del Dipartimento dell’Interno, UN Behera) e quelli designati dai maoisti, B.D. Sharma e Dandapani Mohanty. Questi ultimi avevano dichiarato al termine del round negoziale: “Siamo incapaci di comprendere il verbo ‘facilitare’, perché può anche non voler dire nulla. Il governo dovrebbe chiarire in che modo faciliterà il rilascio”.

CUOCO SANTOSH,TEMO NON RIPRENDERA’ ATTIVITA’ – A oltre tre settimane dal rapimento di Paolo Bosusco, e mentre c’é ancora incertezza sul suo rilascio da parte dei maoisti, Santosh Maharana, il cuoco indiano che lo accompagnava quel 14 marzo nella foresta di Saroda al confine fra i distretti di Kandhamal e Ganjam in Orissa, conta ogni ora del rapimento del suo “boss” ed è pessimista che “mai possa tornare a lavorare con lui” nell’agenzia Orissa Adventurous Trekking. “E’ tutto finito”, dice oggi all’ANSA in un hotel della spiaggia di Puri. E aggiunge: “Prego affinché lo liberino come hanno fatto con Claudio Colangelo. E’ buono, ama noi, le popolazioni tribali, l’Orissa. Non devono fargli del male”. Purtroppo, prosegue, “penso che quando tornerà libero non gli permetteranno di riprendere le sue attività. C’é gente che si muove dietro le quinte per seminare discordia. Si parla di un suo messaggio, di soldi da dare e avere. Non ne so niente. Non voglio niente. Faccio il mio lavoro e aspetto solo di essere pagato per questo. Il giusto e con dignità, come faceva Paolo”. E pensare, dice infine, che “lavoravamo tutti in grande sintonia. Anche suo padre, che ha 90 anni, mi voleva un gran bene, e mi aveva proposto di andare a Condove ad assisterlo quando Paolo tornava a lavorare in Piemonte. Una grande speranza per me, ed adesso invece rischio di non avere più nulla”.