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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 MAGGIO 2024

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In manette i “colletti bianchi” legati alle cosche. 47 arresti e 90 indagati a Reggio

In manette i “colletti bianchi” legati alle cosche. 47 arresti e 90 indagati a Reggio
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Perquisizioni ordinate dalla procura reggina in Calabria, Piemonte, Veneto, Lombardia e Puglia. Sequestrati 90 mln di beni – ECCO I NOMI DEGLI ARRESTATI

Blitz nella notte, in manette i “colletti bianchi” legati alle cosche. 47 arresti e 90 indagati a Reggio

Operazione della Guardia di finanza nei confronti di imprenditori e professionisti ritenuti legati ai clan. Perquisizioni ordinate dalla procura reggina in Calabria, Piemonte, Veneto, Lombardia e Puglia. Sequestrati 90 mln di beni

 

 

REGGIO CALABRIA – E’ in corso un’operazione del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Scico di Roma della Guardia di finanza per l’esecuzione di 47 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti imprenditori e professionisti affiliati, riferiscono gli investigatori, alla ‘ndrangheta. Perquisizioni in Calabria, Piemonte, Veneto, Lombardia e Puglia. Tra gli arrestati avvocati, commercialisti e funzionari di banca. Sequestrate 14 società e beni per un valore di circa 90 milioni di euro.
L’inchiesta ha permesso di fare scattare l’arresto anche nei confronti di un curatore giudiziario a cui era stato dato il compito di gestire i beni di un boss. Di fatto, però, è stato possibile riscontrare che la professionista aveva fatto in modo di gestire i beni confiscati in nome e per conto dello stesso boss che, in questo modo, aveva sempre conservato e tutelato il suo patrimonio.
I provvedimenti restrittivi che sono in esecuzione sono stati emessi dal gip su richiesta della Dda di Reggio Calabria. L’inchiesta che ha portato alle misure cautelari è stata coordinata dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho. Le perquisizioni in corso sono 90 e riguardano altrettante persone indagate nell’inchiesta.
I reati contestati sono associazione a delinquere di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, abusiva attività finanziaria, utilizzo ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, favoreggiamento, peculato, corruzione, illecita concorrenza ed estorsione, tutti aggravati dalle modalità “mafiose”. Le indagini hanno portato a rilevare l’esistenza di un vero e proprio cartello criminale di tipo mafioso, presente e operante nel territorio di Reggio Calabria, in grado di condizionare la realizzazione di complessi residenziali privati, ovvero eseguire tutti i relativi e connessi lavori di completamento con la conseguente illecita percezione di profitti.

Cafiero: “Operazione colpisce livello superiore della ‘ndrangheta”
”E’ un’operazione di grande significato perché colpisce le principali cosche reggine della ‘ndrangheta nella loro presenza esponenziale attraverso la imprese che operano nell’edilizia residenziale e che si avvalgono di commercialisti ed accoliti per imporre a tutti nel territorio reggino in cui operano la realizzazione di opere edilizie solo con le imprese di loro pertinenza o ad essi ricondicibili”. Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, in relazione agli arresti eseguiti dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’operazione che è stata chiamata ‘Araba fenice’. ”L’operazione – ha aggiunto Cafiero – assume, inoltre, particolare significato perché va a colpire il livello superiore della ‘ndrangheta, che delinea lo scenario di un’organizzazione criminale che si è sempre più mimetizzata nel mondo dell’economia e delle professioni e si impone a danno dell’economia legale”.

ECCO I NOMI DEGLI ARRESTATI

Questi i nomi delle persone per i quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra noti professionisti reggini e le cosche locali:
1. AMBROGIO Francesco, 48 anni;
2. ASSUMMA Natale, 37;
3. ASSUMMA Serena, 29;
4. AUDINO Francesco, 55 anni;
5. AUTOLITANO Antonio, 60 anni;
6. AUTOLITANO Saverio, 52 anni;
7. CALABRO’ Antonino, 33 anni;
8. CALABRO’ Giacomo Santo, 69 anni;
9. FICARA Giovanni, 49 anni;
10. GIGLIO Mario, 54 anni;
11. GOZZI Antonino, 32 anni;
12, GOZZI Giuseppe, 30 anni;
13. LAGANÀ Salvatore, 34 anni;
14. LATELLA Antonino, 64 anni;
15. LATELLA Vincenzo, 49 anni;
16. LIUZZO Giuseppe Stefano Tito, 45 anni;
17. LO GIUDICE Antonino, 51 anni;
18. MANGIOLA Giuseppe, 29 anni;
19. MARCELLO Francesca, 50 anni;
20. MASSARA Osvaldo Salvatore, 48 anni;
21. MASUCCI Francesco Giuseppe, 56 anni;
22.
23. MUSARELLA Sebastiano, 35 anni;
24. NICOLO’ Antonino, 61 anni;
25. PAVONE Antonino, 52 anni;
26. SARACENO Salvatore, 56 anni;
28. SERRAINO Domenico, 58 anni;
29. SERRAINO Domenico, 51 anni.
Il provvedimento degli arresti domiciliari è stato, invece, disposto nei confronti di:
1. AUTOLITANO Antonino, 33 anni;
2. AUTOLITANO Antonino, 39 anni;
3. AUTOLITANO Francesco, 31 anni;
4. AUTOLITANO Saverio, 34 anni;
5. CARDIA Ilenia, 34 anni;
6. CASCIANO Angelo, 26 anni;
7. CHIRICO Francesco, 78 anni;
8. CREACO Francesco, 54 anni;
9. D’AGOSTINO Antonio, 49 anni;
10. FAZIA Vincenzo Giovanni, 48 anni;
11. FONTANA Caterina, 25 anni;
12. LATELLA Silvana, 55 anni;
13. LUGARÀ Giulio, 60 anni;
14. MASUCCI Teresa, 29 anni;
15. NICOLO’ Demetrio, 33 anni;
16. NICOLÒ Fortunata, 34 anni;
17. SARACENO Angela, 29 anni;
18. VAZZANA Giuseppa, 49 anni.

ECCO LA NOTA DIRAMATA DALLA GUARDIA DI FINANZA

Dalle prime luci dell’alba, i Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria – Nucleo di Polizia Tributaria – Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata – con l’ausilio di uomini dello SCICO di Roma, stanno eseguendo – su tutto il territorio nazionale – un’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di 47 persone, tra cui professionisti e imprenditori a vario titolo collegati alle locali cosche di ‘ndrangheta, nonché il sequestro di 14 società e beni per un valore complessivo di circa 90 milioni di euro. Altre 17 persone sono state denunciate a piede libero.

Con il predetto provvedimento cautelare, emesso dal GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria, le Fiamme Gialle stanno procedendo nei confronti di un “gruppo criminale misto”, composto dalla compartecipazione economica di diverse cosche reggine di ‘ndrangheta (FICARA-LATELLA, ROSMINI, FONTANA SARACENO, FICAREDDI, CONDELLO, NICOLO’-SERRAINO) dedito, in particolare, alla realizzazione e gestione di opere di edilizia privata, nonché responsabile dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, intestazione fittizia di beni, abusivo esercizio dell’attività finanziaria, utilizzo ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, favoreggiamento, peculato, corruzione, illecita concorrenza ed estorsione, tutti aggravati dalle modalità “mafiose”.

Le ordinanze colpiscono quasi tutte le principali cosche reggine, dai “FONTANA –SARACENO”, egemoni nella parte Nord della città, ai “FICARA – LATELLA”, predominanti nella parte Sud, passando dai CONDELLO del quartiere di Archi ai “SERRAINO – ROSMINI – NICOLÒ” e “LO GIUDICE” ed “AUDINO”, operanti nel centro cittadino.

Le investigazioni, infatti, hanno consentito di acquisire concreti e solidi elementi indiziari in ordine all’esistenza di una ben organizzata e strutturata “cabina di regia”, dedita all’accaparramento di importanti lavori edili nella città di Reggio Calabria, per il tramite di una serie di imprese, tutte legate – direttamente eo indirettamente – alle più note “famiglie di ‘ndrangheta” operanti in città.
Le indagini hanno disvelato uno stretto legame tra la famiglia di imprenditori edili reggini, i CALABRÒ, nei cui confronti era inizialmente stata avviata l’attività investigativa, e ROCCO MUSOLINO, a seguito dell’interesse manifestato dalla famiglia CALABRÒ ad edificare un imponente complesso edilizio su un terreno di proprietà del predetto MUSOLINO Rocco, ricadente nel quartiere reggino di Ravagnese, territorio della cosca “LATELLA – FICARA”. Tale terreno è stato concesso dal MUSOLINO in permuta con la contropartita del 24% degli immobili realizzati.
Per il buon esito dell’affare nella zona di influenza di altra cosca, comunque, CALABRÒ Giacomo Santo e il figlio Antonino, titolari della società “EDILSUD S.n.c. di CALABRÒ Francesco & C.”, si sono consapevolmente serviti,per la fornitura di materiale ovvero per l’esecuzione di lavori edili,di “determinati” soggetti economici,risultati essere tutti legati alle varie cosche reggine operanti in città .Il tutto sulla base di un preciso ruolo all’interno di un comune e composito disegno criminoso, teso alla spartizione, a tavolino di tutti i lavori di edilizia, affinché ogni famiglia di ‘ndrangheta beneficiasse della “propria parte di competenza”, consistente in sostanziose “entrate economiche”, non altrimenti conseguibili.

In più, le indagini tecniche nei confronti degli imprenditori reggini non lasciavano alcun dubbio circa l’esistenza di un vorticoso giro di fatture per operazioni inesistenti, necessarie a “sistemare” la contabilità delle aziende coinvolte nell’attività illecita del predetto gruppo criminale. Tutti i soggetti economici sono stati “chiamati” dalle famiglie di ”ndrangheta ad emettere, utilizzare o annotare fatture per operazioni inesistenti, in maniera seriale, sistematica e abituale, a volte anche al solo scopo di mera cortesia imprenditoriale.
Inoltre, per la realizzazione dell’opera edificatoria i CALABRÒ hanno fatto affidamento sull’apporto di capitali non propri, ma riconducibili a due noti esponenti di famiglie criminali di Reggio Calabria, LIUZZO Giuseppe Stefano Tito e LO GIUDICE Antonino, dando solo una parvenza di legalità all’investimento imprenditoriale. Questi ultimi assumevano, in tal modo, il ruolo di veri e propri “soci occulti” della EDILSUD S.n.c., al punto tale da essere interpellati in caso di qualsiasi decisione imprenditoriale ovvero per la definizione delle compravendite degli immobili realizzati,senza mai apparire formalmente ed in alcun modo nella compagine societaria.

Le operazioni tecniche, infatti, hanno permesso di svelare come sia ricaduto proprio in capo al socio occulto della EDILSUD S. n. c., LIUZZO Giuseppe Stefano Tito, il compito di scegliere, anche a seguito di un vero e proprio “summit mafioso”, le imprese che avrebbero lavorato presso il cantiere della predetta società, dovendosi occupare del completamento delle strutture murarie innalzate, della realizzazione degli impianti elettrici ed idraulici, della posa dei pavimenti e delle piastrelle, della pitturazione interna ed esterna, degli infissi e di svariati altri lavori necessari al completamento dello stabilimento residenziale.

La disinvolta attività imprenditoriale svolta di LIUZZO Giuseppe Stefano Tito ha, inoltre, portato alla luce un’ulteriore ed inquietante circostanza, che ha visto coinvolta la dott.ssa Commercialista MARCELLO Francesca, amministratrice giudiziaria di una delle società sequestrate, e poi confiscate,proprio al pregiudicato reggino, la EUROEDIL S.a.s.. Difatti,i gravi elementi indiziari raccolti hanno evidenziato come la professionista reggina, nominata dal Tribunale di Reggio Calabria allo scopo di tutelare gli interessi dell’amministrazione giudiziaria e, di conseguenza, dello Stato, ha svolto il proprio mandato –anche con la connivenza dell’impiegato di banca LUGARA’ Giulio per le operazioni sul conto corrente bancario della EUROEDIL Sas, consentendo al LIUZZO – talvolta quasi in posizione di sottomissione – nonostante il provvedimento di confisca emesso nei confronti della società a lui riconducibile, di continuare liberamente nella gestione della stessa società arrivando,altresì, a trarre, come corrispettivo della sua opera dolosamente omissiva, vantaggi personali, come nel caso dei lavori che il LIUZZO ha effettuato, o ha fatto effettuare, presso la sua abitazione.

< Nel corso delle conversazioni intercettate il professionista reggino teneva aggiornato l'ASSUMMA Natale, "factotum" e cognato del LIUZZO Giuseppe Stefano Tito, delle vicende societarie riguardanti le principali persone giuridiche appartenenti al c.d. "Gruppo LIUZZO.

Nel novero degli ambigui rapporti intrattenuti dal LIUZZO Giuseppe Stefano Tito con i colletti bianchi della città di Reggio Calabria, particolare menzione meritano i colloqui intrattenuti con l’avvocato Mario GIGLIO, il quale si può considerare sicuramente un consolidato punto di riferimento per il LIUZZO, e non solo per questioni legali. Infatti, l’Avv. GIGLIO Mario, al di là del suo ordinario ruolo di legale, si poneva nei confronti del LIUZZO sia come consigliere, in ordine alla gestione della confiscata EUROEDIL S.a.s. ovvero alla gestione dei rapporti con l’assente amministratore giudiziario, MARCELLO Francesca, sia come “canale di collegamento” per la conoscenza di eventuali indagini a suo carico in virtù dei suoi “importanti agganci e amicizie”.

Altra circostanza emersa nel corso delle indagini è quella che ha visto i CALABRÒ ricorrere al mercato “bancario” parallelo, essendo stati pressati sia dagli istituti di credito che dai fornitori. Infatti, allorquando gli stessi si sono resi conto di dover ripianare l’ormai insostenibile esposizione debitoria nei confronti delle banche, si rivolgevano ai germani BILARDI Pasquale e Giovanni, che hanno intermediato tra il CALABRÒ e tale D’AGOSTINO Antonio, allo scopo di far ottenere agli imprenditori reggini la somma di denaro di cui necessitavano, trascinandoli, nel contempo, nel vorticoso contesto criminale, dedito all’erogazione di prestiti – verosimilmente a tassi usurari – o comunque effettuati al di fuori dei normali canali creditizi, non autorizzati.

L’indagine portata a termine dalle Fiamme Gialle reggine denota un moderno quadro di un’imprenditoria ‘ndranghetista” ed un nuovo modo di “fare mafia”, dove, non creando allarmismi sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica, si creano vincoli di affiliazione derivante da un’unica matrice: il denaro e l’ingiusto arricchimento. Tutto questo con una totale trasposizione delle consuetudinarie modalità mafiose nel mondo dell’imprenditoria e dell’economia legale – in ciò abilmente guidati dal contributo dei professionisti – falsando il libero mercato e la leale concorrenza tra imprese.

In conclusione, il condizionamento dei settori più produttivi dell’economia locale, prima affidato solo ai proventi delle estorsioni a tappeto, si è trasformato, giovandosi del processo di modificazione delle locali famiglie di ‘ndrangheta, che hanno acquisito una vocazione direttamente imprenditoriale e che operano trasversalmente, quasi sempre dietro il paravento di prestanome, direttamente nei singoli settori economici infiltrati.
La dimostrazione di tale assunto si ha anche solo guardando a chi siano i personaggi, espressione delle diverse articolazioni territoriali locali della ‘ndrangheta, che hanno preso parte alla spartizione dei lavori della EDILSUD S.n.c..
Infatti le opere di completamento delle edificazioni formalmente curate dalla EDILSUD S. n. c. sono state “assegnate” non solo alle imprese riconducibili a cosche inserite nella zona sud della città, quella di competenza, in altri termini, sull’area ove insiste il cantiere in questione, ma anche ad altre famiglie di ‘ndrangheta, il cui territorio di competenza ricade nelle altre zone della città di Reggio Calabria.
In altri termini, le indagini in parola hanno evidenziato come si sia instaurato un nuovo assetto criminale che ha consentito alle varie articolazioni cittadine della ‘ndrangheta di operare congiuntamente nei più redditizi settori criminali, mediante un’equa e “rispettata”distribuzione delle risorse economiche.

Sulla scorta dei gravi elementi indiziari raccolti, in data odierna, sono stati eseguiti i seguenti provvedimenti, emessi dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria:

(a) Nr. 29 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di: AMBROGIO Francesco; ASSUMMA Natale; ASSUMMA Serena; AUDINO Francesco; AUTOLITANO Antonio; AUTOLITANO Saverio cl. ’61; CALABRO’ Antonino; CALABRO’ Giacomo Santo; FICARA Giovanni; GIGLIO Mario; GOZZI Antonino; GOZZI Giuseppe; LAGANA’ Salvatore; LATELLA Antonino; LATELLA Vincenzo; LIUZZO Giuseppe Stefano Tito; LO GIUDICE Antonino; MANGIOLA Giuseppe; MARCELLO Francesca; MASSARA Osvaldo Salvatore; MASUCCI Francesco Giuseppe; MUSARELLA Sebastiano; NICOLO’ Antonino; PAVONE Antonino; SARACENO Salvatore; SERRAINO Domenico cl. ‘1955; SERRAINO Domenico cl. ‘1962;

(b) Nr. 18 ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di: AUTOLITANO Antonino cl.’80; AUTOLITANO Antonino cl. ’74; AUTOLITANO Francesco; AUTOLITANO Saverio; CARDIA Ilenia; CASCIANO Angelo; CREACO Francesco; FAZIA Vincenzo Giovanni; FONTANA Caterina;LATELLA Silvana; LUGARA’ Giulio; MASUCCI Teresa; NICOLO’ Demetrio; NICOLO’ Fortunata; SARACENO Angela; VAZZANA Giuseppa; CHIRICO Francesco; D’AGOSTINO Antonio.

(c) Nr. 14 sequestri preventivi d’azienda, unitamente al relativo intero capitale sociale, quote societarie e patrimonio aziendale nei confronti della:ditta individuale “GIEFFE COSTRUZIONI” di FICARA Giovanni; DIAMANTE S.r.l.; ditta individuale “FERRO LIBERTY” di LATELLA Vincenzo; ditta individuale “MASSARA Osvaldo”; ditta individuale “PAVONE Antonino”; EDILSUD s.n.c. di CALABRÒ Francesco & C.; ditta individuale “SERENA ASSUMMA”; FIMPREDIL COSTRUZIONI di CARDIA Ilenia & C. s.a.s.; EDIL SA.F. S.r.l.; ITALSAVIA di AUTOLITANO Saverio & C. s.n.c.; ditta individuale “LATEDIL” di LATELLA Silvana; ditta individuale “IMPIANTI E COSTRUZIONI” di FAZIA Vincenzo Giovanni; ALI COSTRUZIONI S.r.l.; NAIKE di NICOLÒ Antonino & C. S.N.C..

(d) Ulteriori sequestri preventivi di unità immobiliari, terreni, autoveicoli e conti correnti bancari per un totale di circa 90 milioni di euro.

Altresì, sono state eseguite su tutto il territorio nazionale, in particolare tra Calabria, Piemonte, Veneto, Lombardia e Puglia, circa 90 perquisizioni e contestuali sequestri, disposti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti non solo dei destinatari dei provvedimenti restrittivi, ma anche nei confronti di ulteriori nr. 17 soggetti, denunciati a piede libero nell’ambito del procedimento penale in parola. L’operazione odierna ha, pertanto, richiesto l’impiego di ben 500 militari della Guardia di Finanza impegnati nell’esecuzione delle 47 ordinanze di custodia cautelare, di 90 perquisizioni domiciliari, nonché nel sequestro di 45 immobili e di 14 imprese con relativo patrimonio aziendale.

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