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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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Blitz contro il clan Muto di Cetraro, 58 persone arrestate Sequestri per 7 milioni di euro, bloccato anche traffico di droga. I provvedimenti scaturiscono da un'indagine avviata dopo l'omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo

Blitz contro il clan Muto di Cetraro, 58 persone arrestate Sequestri per 7 milioni di euro, bloccato anche traffico di droga. I provvedimenti scaturiscono da un'indagine avviata dopo l'omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo
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Questa mattina, in Calabria, Campania, Basilicata, e Lombardia, i
Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Cosenza, con la
collaborazione dei Comandi dell’Arma territorialmente competenti, hanno dato
esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal
G.I.P. del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale D.D.A., nei
confronti di 58 persone indagate per associazione di tipo mafioso,
associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione,
rapina, usura, illecita concorrenza con violenza e minaccia ed altri
delitti.

Contestualmente, è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro
preventivo di beni mobili ed immobili per un valore complessivo di 7 milioni
di euro.

I provvedimenti scaturiscono da:

– un’indagine avviata dal Raggruppamento nel settembre 2014
successivamente all’omicidio del sindaco di Pollica (SA), Angelo VASSALLO
classe 1953, ucciso in un agguato ad opera di ignoti il 5 settembre 2010,
nella frazione di Acciaroli di quel comune. In quella fase venivano avviate
indagini finalizzate ad accertare l’operatività nel Cilento e nel Vallo di
Diano di articolazioni della cosca MUTO di Cetraro (CS) attive nel settore
del narcotraffico. L’attenzione veniva focalizzata sul conto di GALLO Vito
da Sala Consilina (SA), in storici rapporti criminali con Francesco e Luigi
MUTO da Cetraro, nonché con VALENTE Pietro, rappresentante della ‘ndrina di
Scalea (CS), federata agli stessi MUTO;

– da una parallela attività investigativa avviata dai Carabinieri
della Compagnia di Scalea proprio sui traffici illeciti di cocaina, hashish
e marijuana che il clan MUTO gestiva sull’intera costa dell’alto tirreno
cosentino, dove poteva contare su un fiorente mercato legato alla presenza
di migliaia di turisti nelle note località estive di villeggiatura, Scalea,
Diamante (CS) e Praia a Mare. Durante l’inverno il mercato della droga
rimaneva comunque attivo poiché i clienti arrivavano anche dalla vicina
Basilicata e le dismesse abitazioni estive venivano usate come depositi di
stupefacente.

Sulla base dei preliminari elementi raccolti, attualizzata la dipendenza
gerarchico-criminale di GALLO Vito dai MUTO, nel marzo 2015, con il
coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo, la
manovra investigativa convergeva sul Distretto catanzarese, al fine di
aggredire il centro decisionale della citata articolazione ‘ndranghetista.
sviluppandosi sotto la direzione del Dr. Nicola GRATTERI, Procuratore Capo
della Repubblica di Catanzaro, dei Procuratori Aggiunti Dr. Giovanni
BOMBARDIERI e Dr. Vincenzo LUBERTO, e dei Sostituti Procuratori Dr.
Pierpaolo BRUNI e Dr. Alessandro PRONTERA.

È stata così delineata l’operatività di un sodalizio mafioso facente capo
all’indagato MUTO Francesco, dedito principalmente ad attività di
narcotraffico ed al pervasivo sfruttamento delle risorse del territorio di
diretta influenza, attraverso una serie di attività fittiziamente intestate
a prestanomi mediante le quali assumevano il controllo monopolistico di
importanti settori commerciali, quali:

– il mercato ittico, ambito nel quale il MUTO viene considerato “re
del pesce”, essendo stato indagato e più volte condannato, fin dalla fine
degli anni ’70, per aver avviato un vero e proprio controllo monopolistico
dell’offerta e della domanda di pescato nell’alto tirrenico cosentino,
tramite l’impresa individuale EUROFISH di ORSINO Andrea, cl.1970, (genero di
MUTO Francesco), già sottoposta a confisca nel 2006 ma ancora nella
disponibilità dei MUTO per la documentata connivenza degli amministratori
giudiziari, attraverso la quale l’organizzazione si garantisce il monopolio
dell’offerta di pescato, imponendo modalità, tempi e tipologia di prodotti
ittici da immettere sul mercato, garantendosene l’esclusivo conferimento da
parte delle flottiglie locali di pescatori. Sono inoltre emersi i rapporti
con la grande e media distribuzione, nonché con i ristoratori ed albergatori
della riviera settentrionale cosentina, ai quali i prodotti ittici venivano
distribuiti e commercializzati in assenza di concorrenza. Il controllo
‘ndranghetistico nel settore viene ulteriormente assicurato dalla diretta
gestione dei punti vendita al dettaglio, nonché dalle imposizioni estorsive
agli imprenditori più “resistenti”.

Rilevano in tal senso:

. l’estorsione perpetrata da GALLO Vito e VALENTE Pietro, tra il
2013 ed il 2014, ai danni di un imprenditore salernitano, titolare di più
supermercati del marchio CONAD nel comprensorio di sala Consilina, per
assicurare ai MUTO la gestione della pescheria interna al Centro Commerciale
di Sant’Arsenio (SA), oggetto anche di un attentato dinamitardo lo stesso
giorno della sua inaugurazione;

. l’estorsione perpetrata nell’inverno 2015 da GALLO Vito e Luigi
SARMIENTO, ai danni del titolare di un supermercato CONAD di nuova apertura
a Scalea (CS), per acquisire la gestione della pescheria interna;

. l’apertura di varie rivendite di pesce da parte degli indagati i
quali, intestando le stesse a congiunti e prestanome, si assicuravano una
significativa fetta dell’offerta al dettaglio di prodotti ittici, eludendo
le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione ed agevolando
la consorteria di ‘ndrangheta di appartenenza.

– i servizi di lavanderia industriale, gestiti dall’indagato
MANDALITI Antonio, cl.1957, elemento di vertice della cosca MUTO, attraverso
l’impresa individuale fittiziamente intestata alla moglie IACOVO Maria, che
fornisce le proprie prestazioni ai numerosissimi alberghi, ristoranti,
resorts e villaggi turistici nel territorio criminalmente controllato dal
sodalizio, imponendo contestualmente l’approvvigionamento di prodotti ittici
presso l’impresa dei MUTO;

– i servizi di vigilanza e sicurezza dei locali di
intrattenimento sulla riviera settentrionale tirrenica, attraverso una serie
di fidati imprenditori di settore che hanno assicurato al sodalizio c.d.
“degli zingari” di Cosenza ed agli stessi MUTO la ripartizione di tali
attività, imponendo ai titolari di locali e discoteche il numero di
buttafuori ed addetti, nonché il costo delle prestazioni di ciascuno di
essi.

L’indagine ha inoltre documentato, anche attraverso una serie di mirati
interventi repressivi, un’intensa attività di narcotraffico realizzata dagli
appartenenti alla cosca MUTO principalmente su due piazze di spaccio
individuate nei centri di Sala Consilina (SA) e Praia a Mare (CS),
sfruttando diversificati canali di approvvigionamento, utilizzati in base al
tipo di sostanza commercializzata, tra i quali rilevano quelli con il clan
camorristico dei NUVOLETTA di Marano di Napoli e con altri sodalizi del
comprensorio vesuviano.

Per quanto attiene la cocaina, è stato documentato, anche mediante diversi
interventi di riscontro e sequestri, come la stessa, una volta
approvvigionata, venisse custodita a Cetraro e poi ceduta, in quantitativi
variabili, ai vari rappresentanti di zona, operativi nella gestione di
singole piazze di spaccio.

Sono stati inoltre accertati, soprattutto nella stagione estiva, gli
interessi della cosca MUTO anche per la coltivazione di canapa indiana sugli
estesi contrafforti appenninici dei comuni interni della Provincia
settentrionale tirrenica cosentina. Nel corso delle indagini
tecniche-intercettive svolte nell’estate del 2015 veniva infatti localizzato
un significativo appezzamento di terreno coltivato con canapa indiana, nel
comprensorio del Comune di Buonvicino (CS) e nella mattinata del 29
settembre 2015 venivano tratti in arresto 3 soggetti che si erano recati a
mietere il raccolto, successivamente quantificato in complessive 336 piante
con la massima percentuale di principio attivo. Nel corso della
perquisizione, all’interno di un manufatto, venivano rinvenute e sequestrate
numerose armi e munizioni, tra le quali un fucile a canne mozze, cinque
pistole (tutte armi con matricola abrasa), un pugnale da caccia, 4 ordigni
artigianali, esplosivo da cava e miccia detonante.

La centralità della cosca di Cetraro nel mercato dello stupefacente
dell’alto tirreno è stato confermata, come già detto, da pregresse e coeve
indagini della Compagnia CC. di Scalea le cui risultanze consentivano di
trarre in arresto nell’odierna operazione 14 indagati.

Le attività investigative hanno infine consentito di individuare anche un
gruppo di fuoco dedito alle rapine presso uffici postali ed istituti di
credito del territorio controllato dalla cosca MUTO, documentando finanche
le fasi prodromiche ad uno di questi assalti, programmato presso l’Ufficio
Postale di Sangineto paese (CS) ove, il 4 giugno 2015, nell’imminenza
dell’azione delittuosa, veniva promosso un intervento preventivo che
consentiva l’arresto in flagranza di 7 rapinatori ed il sequestro di armi
con matricola abrasa complete di munizionamento, giubbetti antiproiettile,
indumenti per il travisamento, materiali da sfondamento e 2 autovetture di
provenienza furtiva.

In conclusione, l’indagine ha azzerato il vertice della storica cosca
tirrenica, disarticolando uno dei sodalizi ndranghetisti ritenuti
maggiormente violenti e pericolosi che sin dagli anni ’70 si distingue per
tracotanza e violenza, imposta anche alle compagini criminali dei limitrofi
territori del basso cilento ove aveva esteso da tempo la propria influenza