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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 25 APRILE 2024

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BERLINGUER E IL PROFESSOR TREMONTI….

BERLINGUER E IL PROFESSOR TREMONTI….

Cosa c’entrino Giulio Tremonti ed Enrico Berlinguer, dio solo lo sa.

BERLINGUER E IL PROFESSOR TREMONTI….

Cosa c’entrino Giulio Tremonti ed Enrico Berlinguer, dio solo lo sa.

 

Se per Eugenio Scalfari, “Enrico Berlinguer non è una Madonna”, per Giulio Tremonti men che meno,  è una icona storica della sinistra comunista, messa in campo, al meeting Cl a Rimini, per suonarle di santa ragione a chi attacca le sue scelte economiche, cioè “i ragazzi di Berlinguer” del Partito democratico.  

Austerità: occasione per trasformare l’Italia”fu il titolo dei due interventi svolti, nel 1977, di Enrico Berlinguer.

In quegli anni di forte crisi economica,  espresse il proprio pensiero in proposito,  in maniera articolata nel gennaio del 1977: prima al convegno degli intellettuali a Roma e poi all’assemblea degli operai comunisti a Milano. Bisogna “abbandonare – sosteneva – l’illusione che sia possibile perpetuare un tipo di sviluppo fondato su quella artificiosa espansione dei consumi individuali che è fonte di sprechi, di parassitismi, di privilegi, di dissipazione delle risorse, di dissesto finanziario”. Per il Pci “l’austerità è il mezzo per contrastare alle radici e porre le basi del superamento di un sistema che è entrato in una crisi strutturale e di fondo, non congiunturale, di quel sistema i cui caratteri distintivi sono lo spreco e lo sperpero, l’esaltazione di particolarismi e dell’individualismo più sfrenati, del consumismo più dissennato”. “L’austerità – aggiungeva Berlinguer – significa rigore, efficienza, serietà, e significa giustizia; cioè il contrario di tutto ciò che abbiamo conosciuto e pagato finora, e che ci ha portato alla crisi gravissima i cui guasti si accumulano da anni e che oggi sì manifesta in Italia in tutta la sua drammatica portata”.

A ben vedere, il segretario del Pci se la prendeva sopratutto con i consumi , con gli sprechi e parassitismi individuali, anziché con la “finanza allegra” degli Enti locali e regionali e statali, come fa, invece, il Ministro di Via XX settembre.

Dunque, il Ministro dell’economia sa quello che dice e conosce benissimo il pensiero di Enrico Berlinguer.Non a caso lo ha citato per difende la sua azione, incentrata sul controllo i conti pubblici.

A ragion veduta, ha fatto le lodi del segretario del Pci, ( “È utile rileggere gli scritti del 1977 di Enrico Berlinguer sull’austerità. Pur nelle posizioni, nelle analisi diverse è un riferimento etico e politico che non possiamo trascurare. Si tratta di un ragionamento sulle responsabilità nelle politiche di bilancio che può costituire una base di riflessione per i prossimi anni”), per coprirsi a sinistra. E, comunque, lo ha usato contro chi lo accusa di una politica economica costruita sulla pelle degli italiani e, per di più, incapace di innestare un nuovo meccanismo di sviluppo.

Basterebbe, peraltro, leggere la lettera di Bersani pubblicata su La Repubblica per rendersi conto che a Tremonti viene fatto un trattamento molto speciale.

A Bersani e a tanti bersanini in circolazioni, avversari dichiarati delle ultime misure economiche prese dal governo, Tremonti usa Berlinguer come clava per zittirli.  

Come si fa a non stimare il Ministro dell’economia, Giulio Tremonti, che ha dato un rigore e una serietà alla sua politica economica che non si vedeva da decenni. Il rigore fatto di lotta contro gli sprechi e la spesa pubblica pazzesca delle amministrazioni pubbliche è, senza ombra di dubbio, il suo merito inconfutabile. Grazie a lui la Grecia è lontana e con tutte le nostre contraddizioni siamo un Paese che, tutto sommato, non ha avuto grossi problemi economico – sociali, riuscendo a fronteggiare abbastanza bene la crisi.

In barba  alle  richieste del Pdl, Udc, Cgil, Cisl e Uil, Regioni e Comuni, Polverini, Vendola, Errani e Formigoni, che  avrebbero fatto crescere  la spesa  e portato  così il debito a dismisura , ha evitato il rischio default, ossia la bancarotta.

Tremonti  è consapevole  che la crisi non  è per nulla finita, ha ancora tempi lunghi , ragion per cui continua a fare la faccia feroce contro gli sviluppisti a  tanto al chilo. Che la manovra anticrisi varata lo scorso luglio non potrà fare miracoli è assodato e, comunque, non è detto che non sarà seguita da un altro provvedimento. Del resto, la situazione economica a livello internazionale è quella che è. I governi occidentali vivono un momento drammatico,  non riuscendo  a piazzare i loro titoli di Stato e , oltretutto, c’è  la minaccia che disoccupazione potrebbe  aumentare in modo esponenziale. Il che non è una buona notizia e se, in tempi brevi, se ciò che oggi si teme, si verificasse, allora sarebbero cavoli amari per tutti.

 Di ciò il Ministro è a conoscenza ed evita il peggio, sapendo che gli italiani non sono disposti a tirare la cinghia tanto facilmente, avendo vissuto negli anni passati al di sopra delle loro possibilità. Dovrebbe dare loro delle contropartite, nel momento in cui applica una politica economica rigorosamente restrittiva. Vattelappesca.  Non è facile trovarle, per cui dovrà evitare il peggio. Alla luce della crisi, Tremonti si giocherà tutto nel prossimo anno, 2011, se riuscirà a progettare, in qualche modo, la ripresa, altrimenti gli faranno barba, capelli e sciampo, di là dai buoni rapporti che ha con Umberto Bossi. Già adesso che si è sparsa la voce che sta o stanno lavorando per candidarlo alla Presidenza della repubblica, alla scadenza del mandato di Giorgio Napolitano, stanno tentando di isolarlo e metterlo in cattiva luce. Grazia a dio, non ha problemi di casa, sennò verrebbe rosolato come un pollo alla maniera di Fini.

Almeno questi – si dice- aveva la casa a Montecarlo.