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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Bergoglio. Scarpe grosse e cervello fino Emanuele Pecheux interviene in merito alla questione Vatileaks 2

Bergoglio. Scarpe grosse e cervello fino Emanuele Pecheux interviene in merito alla questione Vatileaks 2
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Nel corso della visita a Torino nel giugno scorso, Papa Francesco, descrisse se stesso, evocando le sue origini ricorrendo alla citazione di alcuni versi da “Razza nostrana” una poesia di Nino Costa un poeta dialettale piemontese del XIX secolo: “(..) Diritti e sinceri, quel che sono, appaiono: teste quadre, polso fermo e fegato sano: parlano poco, ma sanno quel che dicono: pur camminando adagio, vanno lontano”.

Più oltre Costa, nella stessa poesia, ricorre ad un’ulteriore definizione che il Pontefice ha omesso di citare “(..) paziente e un po’ lenta che ha le scarpe grosse e il cervello fino”.

La vicenda giudiziaria che in queste ore scuote le Mura Leonine offre la misura non solo della “piemontesità” di Bergoglio ma anche e soprattutto della ferma determinazione che guida le sue azioni, siano esse legate alla dottrina e al magistero in cui prevalgono una duttilità e una flessibilità così lontana dalla rigidità millenarista dei due suoi predecessori piegata alle mediazioni con le lobby ecclesiali, sia nel governo dello stato Vaticano che, al contrario mostra di guidare con pugno di ferro in guanto di velluto.

Bergoglio non appare oggi, nella maleodorante vicenda che ha portato all’arresto di un vescovo dell’Opus Dei e di un membro laico della Cosea (la Commissione referente di Studio e Indirizzo sull’organizzazione delle Strutture economico-amministrative della Santa Sede, istituita dal Papa nel luglio 2013) come il mite Maestrillo  degli anni 60, professore di Letteratura a Santa Fe presso il Colegio de la Inmaculada Concepción, una scuola retta dai Padri Gesuiti attiva da oltre quattrocento anni, quando sperimentava con i suoi studenti ardite contaminazioni culturali tra Borges e Beatles, ma  molto di più Mons.Jorge Mario, arcivescovo di Buenos Aires e primate d’Argentina, capace di sbugiardare il giornalista radical Horacio Verbinky, che in un pamphlet lo accusò di colpevoli connivenze con la junta golpista di Videla, definendo le sue rivelazioni, rivelatesi prive di fondatezza, senza perifrasi, niente altro che “infamie”.

Francesco, il gesuita Bergoglio, appare sempre di più come l’interprete perfetto della casistica, una prassi ispirata ad una flessibilità morale a tratti spregiudicata che ha informato nei secoli l’opera della  Compagnia di Gesù.

E’ probabile che il Giudileo, l’anno santo della Misericordia, in Santa Romana Chiesa, sarà probabilmente caratterizzato, anche in ragione degli interessi non certo unicamente spirituali che lo informano, dallo scontro finale tra il Pontefice e i valori di rinnovamento di cui è esplicito portatore e le formidabili resistenze di settori della Curia insediati da Woijtila e legati al lobbismo dell’Opus Dei e consociate, un impasto tra oltranzismo tradizionalista e invasiva presenza nei gangli della politica e della finanza non solo pontificia, scontro  di cui nelle ultime ore abbiamo assaggiato un piccante antipasto.

Ad oggi, alla luce dell’ intervento della Magistratura vaticana non è arduo pronosticarne l’esito finale, a meno che non intervengano “accadimenti” imprevedibili che tuttavia nei secoli, hanno spesso segnato la storia della Chiesa nel segno dell’opacità.

Non certo per volontà divina.

Emanuele Pecheux