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Aumentano i casi di persone infettate dall’Anisakis

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Gli ultimi due casi segnalati allo “Sportello dei Diiritti” a Martano in Provincia di Lecce anche se in Italia sottostimati i dati ufficiali

Aumentano i casi di persone infettate dall’Anisakis

Gli ultimi due casi segnalati allo “Sportello dei Diiritti” a Martano in Provincia di Lecce anche se in Italia sottostimati i dati ufficiali

 

 

Si diffonde sempre più la moda di mangiare pesce crudo, raggiungendo il picco nei
periodi estivi, e con esso aumentano i casi d’infezioni alimentari e di altre patologie
connesse al consumo di queste pericolose prelibatezze. Lo “Sportello dei Diritti”

nel corso degli anni é intervenuto più volte per mettere in guardia i
consumatori circa i rischi che si possono presentare nel consumare alimenti non cotti,
ed in particolare ci siamo soffermanti sul pericolo “anisakis”, il temibile parassita
responsabile dell’anisakidosi o anisakiasi, un’infezione parassitaria del tratto
gastrointestinale causata dall’ingestione, per l’appunto, di prodotti ittici crudi
o non sufficientemente cotti contenenti le larve di Anisakis simplex. Purtroppo,
la scarsa informazione e conoscenza di tale patologia ha determinato la conseguenza
che l’incidenza della malattia in Italia non è nota, anche se sarebbe maggiore
nel Mezzogiorno dove tradizioni culinarie, specie nei luoghi di mare dove da sempre,
si può dire, si consuma pesce e connessi crudi, avrebbero consentito una larga diffusione. Di
recente, però, il numero di casi sembra essere in aumento nelle regioni adriatiche.
Proprio nei giorni scorsi, alcuni operatori sanitari ci hanno segnalato due casi
clinici di contaminazione, che vedrebbero coinvolti due coniugi della Provincia di
Lecce, in particolare del comune di Martano, che si erano presentati presso la struttura
sanitaria del loro paese con i sintomi tipici quali dolori addominali violenti, correlati
a nausea e vomito, ed a seguito delle specifiche analisi cliniche si é appurata
la natura dell’infezione. Il problema é che, ci evidenziano gli stessi sanitari,
che non si tratterebbe di casi isolati, ma di una sorta di manifestazione della recrudescenza
della patologia determinata dal fatto che sempre più persone sono solite mangiare
prodotti ittici non cotti. L’aumento della diffusione, specie per questo periodo
dell’anno c’induce a ricordare ai cittadini alcune regole che dovrebbero guidarci
nel consumo di pesce. In tal senso, le normative vigenti di riferimento sono il Regolamento
UE 853/2004 e il Regolamento UE 854/2004. Le raccomandazioni dell’EFSA che Giovanni
D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti [2]”, ritiene opportuno ricordare
sono le seguenti: congelamento a -15°C per non meno di 96 ore oppure a -20°C per
24 ore. Cottura a 60°C al cuore del prodotto per almeno un minuto (il che significa
max 5 minuti per le alici e almeno 30 minuti per un filetto di tonno). Vi é tuttavia
da evidenziare che da qualche anno, ricerche specifiche avrebbero evidenziato che
tali misure precauzionali non sarebbero di per se sufficienti per evitare completamente
i rischi avendo dimostrato la presenza di allergeni nelle larve Anisakis particolarmente
presenti a livello cuticolare. Gli stessi sarebbero resistenti alle temperature di
cottura e di congelamento e potrebbero persino diffondersi nei tessuti del pesce
infestato. Poiché però é pressoché impossibile impedire il consumo di pesce
crudo data la diffusione di questa succulenta prassi culinaria, dovrebbero essere
osservate da tutti, a partire dai singoli consumatori, ma soprattutto dagli operatori
della ristorazione, tutte le misure possibili per ridurre al minimo i rischi connessi.