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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 MAGGIO 2024

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Arrestato reggente clan Amato-Pagano

Arrestato reggente clan Amato-Pagano

Carmine Amato era nell’elenco dei cento latitanti più pericolosi

Arrestato reggente clan Amato-Pagano

Carmine Amato era nell’elenco dei cento latitanti più pericolosi

 

(ANSA) ROMA – Carmine Amato, di 30 anni, reggente del clan camorristico Amato-Pagano, è stato arrestato dalla squadra mobile di Napoli in una villetta, in prossimità di una cava di tufo, nel quartiere collinare dei Camaldoli. Ricercato dal 2009, Amato era inserito nell’elenco dei cento latitanti più pericolosi. E’ accusato di associazione per delinquere di tipo mafioso, traffico di droga ed omicidio. Assieme a lui la polizia ha arrestato anche un altro latitante, Daniele D’Agnese, di 27 anni, ricercato dal maggio del 2009, accusato di associazione per delinquere di tipo mafioso e traffico di droga. Nella villetta in cui si nascondevano gli agenti hanno trovato due pistole modificate per il tiro a raffica.

BACI E ABBRACCI PER ARRESTATO DAVANTI A QUESTURA – Baci ed abbracci davanti agli uffici della Questura di Napoli, per il reggente del clan Amato-Pagano, Raffaele Amato, e Daniele D’ Agnese, esponente dello stesso clan, arrestati la notte scorsa dalla squadra mobile. Pochi minuti prima del loro trasferimento in carcere davanti all’ ingresso laterale della Questura, dove era radunata una piccola folla di fotografi, operatori e giornalisti, sono arrivati quattro ventenni, che si sono collocati a pochi metri dall’ ingresso. “Vogliamo solo salutarli, non li vediamo da due anni”, ha detto uno dei quattro ai poliziotti. Questi ultimi li hanno fatti arretrare di un paio di metri, ma quando Amato e D’ Agnese sono usciti, prima che salissero sull’ auto della polizia, uno di loro è riuscito ad abbracciare D’ Agnese ed a dargli un bacio. Tra di loro si è interposta per dividerli una poliziotta, che poi ha sospinto, con l’ aiuto di alcuni colleghi, D’ Agnese su un’ auto civetta della polizia che lo ha trasferito in carcere. ARRESTATO IMPRENDITORE CAMPANO, COLLUSO CON CASALESI – Un noto imprenditore campano, Ludovico Ucciero, di 65 anni, è stato arrestato a Castel Volturno, in provincia di Caserta, dai militati del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Roma perché ritenuto colluso (“concorrente esterno”) con il clan camorristico dei Casalesi. Grazie al loro appoggio, secondo gli inquirenti, l’imprenditore si è “aggiudicato sistematicamente appalti e commesse per il trasporto e lo smaltimento di rifiuti”, finanziando direttamente i ‘capizona’ del clan del gruppo Bidognetti. A rivelare gli affari sono stati proprio alcuni esponenti di quest’ultimo gruppo, divenuti ormai collaboratori di giustizia. L’uomo, in qualità di gestore di diverse società, si era aggiudicato, secondo le accuse con l’appoggio dei Casalesi, le commesse e gli appalti per il servizio di espurgo degli scarichi fognari nel territorio di Castel Volturno e per il trasporto dei fanghi dal depuratore Foce Regi Lagni di Villa Literno, il servizio di trasporto e smaltimento del percolato prodotto nella discarica ‘Parco Saurino’ del Comune di Santa Maria la Fossa, le commesse per il deposito dei rifiuti solidi urbani nel periodo dell’ ’emergenza rifiuti’ e la commessa per il posizionamento dei cassoni per la raccolta dei rifiuti solidi urbani nel Comune di Mondragone.

Quattro società riconducibili a Ludovico Ucciero, l’imprenditore campano arrestato perché colluso con il clan dei Casalesi nella gestione dello smaltimento e trasporto rifiuti, sono state poste sotto sequestro preventivo, per un valore complessivo stimato di cinquanta milioni. Si tratta di Ecologia Euroambiente Snc, Universitas Srl, Naturambiente Srl, Geoambiente srl e l’intero patrimonio, costituito da 35 immobili e terreni, 65 auto,autocarri e motocicli, 20 conti corrente. La misura cautelare in carcere è stata disposta dal Gip del Tribunale di Napoli, a seguito di una complessa attività di indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli e sviluppata dai militari del Noe di Roma (guidati dal capitano Pietro Raiola Pescarini e coordinati dal capitano ‘Ultimo’ Sergio De Caprio), che ha permesso di delineare “l’operatività dell’ imprenditore quale vero e proprio ‘concorrente esterno’ del clan dei Casalesi”.

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