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TAURIANOVA (RC), VENERDì 03 MAGGIO 2024

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Arrestato il sindaco di Scalea e 5 assessori per associazione mafiosa

Arrestato il sindaco di Scalea e 5 assessori per associazione mafiosa

Secondo l’inchiesta il clan Valente-Stummo avrebbe gestito le elezioni comunali del 2010 ottenendo in cambio gli appalti – ULTIMI AGGIORNAMENTI

Arrestato il sindaco di Scalea e cinque assessori. L’accusa è di associazione mafiosa

Sono 38 i provvedimenti restrittivi eseguiti dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza in varie regioni d’Italia con l’azzeramento dell’Amministrazione comunale del centro cosentino. Secondo l’inchiesta il clan Valente-Stummo avrebbe gestito le elezioni comunali del 2010 ottenendo in cambio gli appalti

 

SCALEA (Cosenza) – Il sindaco di Scalea Pasquale Basile, eletto a capo di una lista civica, e 5 assessori della sua giunta figurano tra le persone arrestate stamani dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza. Il sindaco di Scalea, comune della fascia tirrenica cosentina, secondo quanto si è appreso, è accusato di associazione mafiosa. I 38 provvedimenti restrittivi eseguiti stamani dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza tra le province di Cosenza, Bari, Matera, Terni e Salerno, sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
L’operazione ha colpito la cosca Valente-Stummo, attiva a Scalea e nei comuni vicini e che, secondo gli investigatori, è subordinata alla cosca Muto di Cetraro. La cosca, secondo l’accusa, nelle elezioni del marzo 2010 sarebbe riuscita a far eleggere propri candidati al Comune di Scalea i quali si sarebbero poi prodigati per concedere appalti a imprese legate alla cosca stessa.
Tra gli arrestati figurano anche funzionari e tecnici del Comune di Scalea. L’operazione, denominata ‘Plinius’, è il frutto di una inchiesta avviata dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza nel luglio 2010 sotto la direzione del procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giuseppe Borrelli e del pm Vincenzo Luberto. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip Gabriella Reillo. Oltre alle persone arrestate, sono coinvolte nell’inchiesta altre 21 persone denunciate in stato di libertà. La cosca, grazie anche alla disponibilità di armi comuni e da guerra, sarebbe riuscita ad ottenere l’assoggettamento e l’omertà dei cittadini riuscendo così a sfruttare le risorse economiche della zona.

Sequestrati beni per 60 milioni euro, appartengono a vertici cosca, amministratori e professionisti
Beni per circa 60 milioni di euro sono stati sequestrati dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, con il concorso del Ros, nell’operazione che stamani ha portato all’arresto di 38 persone tra le quali il sindaco di Scalea Pasquale Basile e 5 suoi assessori. I beni, per l’accusa, sono riconducibili ai vertici della cosca Valente-Stummo, a amministratori locali, imprenditori e professionisti. I sequestrati sono stati eseguiti principalmente sul versante tirrenico cosentino ma anche in Umbria e Basilicata.
L’indagine, in particolare, ha consentito di delineare l’asse economico-imprenditoriale dell’ organizzazione costituito con conferimenti di “sospetta provenienza” nei settori commerciale, con l’apertura di diversi supermercati, concessionarie di auto, agenzie di viaggi, parchi divertimento, attività commerciali e negozi di abbigliamento; immobiliare, con realizzazione di società finalizzate all’ acquisizione di fabbricati, appartamenti e magazzini, anche attraverso aste fallimentari “pilotate”; agricolo, con la costituzione di cooperative e società agricole, che, non depositando bilanci e non avendo assunto lavoratori dipendenti, hanno acquistato terreni per 50 ettari senza dichiarare tali possidenze al fisco; turistico, con la gestione di lidi balneari, come “L’angelica”, l'”Aqua mar” e “Itaca”, realizzati su terreni demaniali del comune di Scalea. Complessivamente è stato eseguito il sequestro preventivo di 22 tra società ed aziende; 81 immobili situati anche a Matera, Perugia, e Rocca di Cave (Roma), depositi, ville ed abitazioni, numerosi negozi e circa 50 ettari di terreno; 33 automobili tra le quali Jaguar, Bmw, Mercedes ed auto d’epoca; 78 rapporti bancari, con saldi positivi per circa 2.695.685 euro; due imbarcazioni; 23 polizze assicurative. Per gli indagati per corruzione è stata applicata una recente normativa che consente l’applicazione della particolare ipotesi di confisca. Si tratta di una delle prime applicazioni nei confronti di indagati per reati contro la pubblica amministrazione.

Accordo cosche amministratori Scalea, gli arrestati
1. AMATO Antonino, 59 anni, di Scalea;
2. BASILE Pasquale, 53 anni, di Scalea;
3. BIONDI Giuseppe, 44 anni, di Scalea;
4. BLOISE Vincenzo, 41 anni, di Scalea;
5. CESAREO Roberto,46 anni, di Cetraro;
6. CIANCIO Maurizio, 56 anni, di Scalea;
7. DE LUCA Luigi, 41 anni, di Scalea;
8. DE ROSA Raffaele, 46 anni, di Scalea;
9. ESPOSITO Andrea, 38 anni, di Cetraro;
10. GALIANO Francesco, 44 anni, di Scalea;
11. IACOVO Agostino, 35 anni, di Cetraro;
12. LA GRECA Francesco Saverio, 38 anni, di Santa Domenica Talao;
13. MONTASPRO Riccardo, 41 anni, di Scalea;
14. NOCITO Mario, 63 anni, di Scalea;
15. OCCHIUZZI Eugenio, 33 anni, di Cetraro;
16. PANCARO Rodolfo, 39 anni, di Scalea;
17. PIGNATARO Antonio, 50 anni, di Cetraro (già detenuto);
18. SERVIDIO Cantigno, 46 anni, di Scalea;
19. SILVESTRI Giuseppe, 54, di Scalea;
20. SOLLAZZO Alvaro, 49 anni, di Scalea;
21. STUMMO Antonio, 30 anni, di Scalea;
22. STUMMO Mario, 58 anni, di Scalea;
23. VALENTE Franco, 51 anni, di Scalea (già detenuto);
24. VALENTE Pietro, 45 anni, di Scalea;
25. ZACCARO Marco, 30 anni, di Scalea;
26. ZITO Giuseppe, 60 anni, di Scalea.
ARRESTI DOMICILIARI:
27. BALSEBRE Nicola Franco, 42 anni, di Montescaglioso (MT);
28. BARBARELLO Pierpaolo, 52 anni, di Scalea;
29. BOVIENZO Luigi, 53 anni, di Scalea;
30. CRISCITI Santino Pasquale, 57 anni, di Santa Maria del Cedro;
31. DE LUCA Francesco, 36 anni, di Scalea;
32. LAMBERTI Corrado, 81 anni, di Terni ;
33. MANCO Olgarino, 54 anni, di Scalea;
34. MANCO Pino, 48 anni, di Scalea;
35. OLIVA Giovanni, 51 anni, di Scalea;
36. POLIGNANO Angelo Silvio, 45 anni, di Putignano (BA);
37. PUGLIESE Francesco Paolo, 50 anni, Gioia del Colle (BA);
38. VACCARO Antonio, 59 anni, di Scalea.
Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di FORESTIERI Giuseppe, 40 anni, di Scalea.

Su appalto rifiuti mazzetta 500mila euro. Per Dda cosche erano riuscite a mettere mano su ogni tipo affare
Raccolta dei rifiuti, concessione di terreni demaniali, parcheggi a pagamento, pubblicità nelle aree demaniali, realizzazione di un impianto compostaggio: le cosche di Scalea erano riuscite a mettere le mani su ogni tipo di appalto grazie alla complicità del sindaco Pasquale Basile e ad altri componenti l’Amministrazione di Scalea. E’ questa l’accusa contestata dalla Dda di Catanzaro nel provvedimento che ha portato all’emissione di 38 ordinanze di custodia cautelare. Dalle indagini, secondo l’accusa, è emerso che su Scalea operano due ‘ndrine dipendenti dal locale di Cetraro capeggiato dalla famiglia Muto: quella dei Valente, a capo della quale c’è Pietro Valente, e quella degli Stummo, capeggiata da Stummo Mario. Le due ‘ndrine hanno controllato Scalea per anni ed entrambe, secondo gli investigatori, hanno sostenuto la candidatura di Basile alle elezioni comunali del 2010. In cambio dell’appoggio ricevuto Basile avrebbe di fatto ceduto alle ‘ndrine il controllo degli appalti del comune. In questo contesto una posizione centrale, per gli investigatori, è stata occupata dall’avv. Mario Nocito, nel cui studio, dove sono state eseguite numerose intercettazioni ambientali, si sono svolte riunioni con esponenti dell’una e dell’altra fazione nonché amministratori del Comune. Dalle indagini, secondo l’accusa, è emerso come il sindaco si sia prodigato per addivenire ad una sintesi degli interessi dell’una e dell’altra fazione. Dietro l’appalto per la raccolta dei rifiuti, con base d’asta di 11,2 mln di euro, che è stato aggiudicato alla Ati Avvenire – Balsebre di Gioia del Colle (Bari), per l’accusa c’é una tangente di 500 mila euro, solo in parte corrisposta, in favore di Pietro Valente e Alvaro Sollazzo, nipote di Mario Stummo, di Basile e dell’assessore al commercio Francesco Galiano. I gruppi Stummo-Valente si sono fronteggiati, invece, nell’appalto per la concessione di terreni demaniali per attività turistiche. Il bando di gara sarebbe stato poi confezionato in maniera da consentire l’aggiudicazione a prestanomi dell’una e dell’altra fazione. Dalle intercettazioni, secondo gli investigatori, emerge la consapevolezza degli amministratori comunali su chi stesse dietro le istanze di concessione.
Consigliere sequestrava ladri in market. Liberi dopo riscatto. Tangente per apertura centro commerciale
Sequestrava, trattenendoli nelle celle frigorifero, coloro che sorprendeva a rubare e li liberava solo dopo il pagamento di somme molto superiore al valore della merce asportata. C’é anche questo nell’inchiesta Plinius che ha portato all’arresto di 38 persone. Responsabile dei sequestri, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, il consigliere comunale di minoranza di Scalea Luigi De Luca, che gestisce numerosi supermercati. Diverso il ruolo di un suo collega di minoranza, fatto oggetto di pressioni affinché si dimettesse per gli attacchi rivolti alla maggioranza in merito alla assegnazione dei lotti demaniali. Il politico, in particolare, voleva denunciare il fatto che le assegnazioni stavano avvenendo in favore di prestanome dei due gruppi di ‘ndrangheta che operano a Scalea, i Valente e gli Stummo. Agli atti dell’inchiesta c’é anche un accordo corruttivo che secondo la Dda catanzarese sarebbe intervenuto per l’ottenimento di una autorizzazione all’apertura di un centro commerciale tra Santo Crisciti, socio di minoranza della Gam Spa che è la holding che amministra i supermercati Despar, il sindaco Pasquale Basile, l’assessore Francesco Galiano e Pietro Valente, ritenuto il capo dell’omonima cosca. Valente avrebbe inviato un suo emissario da Crisciti per ottenere il pagamento di 250 mila euro al fine di fargli ottenere dal Comune di Scalea le autorizzazioni necessarie all’apertura del centro commerciale.
Indagato anche ex sindaco Scalea
L’ex sindaco di Scalea Mario Russo, adesso capogruppo del Pdl nel Consiglio provinciale di Cosenza, è indagato nell’inchiesta Plinius nell’ambito della quale stamani sono state arrestate 38 persone tra le quali il sindaco e quattro assessori di Scalea. I carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno perquisito la sua abitazione e il suo ufficio alla Provincia. Secondo l’accusa, anche la vecchia amministrazione, da lui guidata, sarebbe stata vicina a Pietro Valente, ritenuto il capo dell’omonima cosca. In particolare avrebbe fatto ottenere alla Cem Spa, riconducibile, tra gli altri, a Vincenzo D’Oriano, considerato contiguo al clan Cesarano di Castellamare di Stabia (Napoli), i lavori per la costruzione del porto turistico di Scalea, gara che aveva un importo di oltre 14 milioni di euro. Su questo versante le indagini di carabinieri e Dda di Catanzaro proseguono.
Dda: Compenetrazione politica-cosche. Difficile lavorare in certe zone, carenza presidi investigativi
“Siamo oltre la commistione. L’inchiesta ha accertato la compenetrazione intensa, profonda, tra politica, pubblica amministrazione e criminalità organizzata”. A dirlo è stato il procuratore della Dda di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, parlando delle peculiarità dell’operazione Plinius che ha portato all’arresto di 38 persone tra le quali il Sindaco di Scalea e 4 assessori della sua Giunta. “Il Sindaco e alcuni assessori – ha aggiunto – sono accusati non di concorso esterno ma di essere partecipi, con ruolo di rilievo, in questa cosca Stummo-Valente, due rami in conflitto tra loro che si richiamano alla cosca Muto di Cetraro.L’attività amministrativa è permeata dagli interessi della cosca. Poi c’è un avvocato che tiene i rapporti tra pubblica amministrazione intesa come vertice amministrativo e struttura burocratica e gli elementi della cosca”. Un concetto ribadito dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli che ha lanciato poi l’allarme sulla carenza di presidi di legalità in un’area delicata del cosentino. “In questo caso – ha detto – ci troviamo di fronte ad un fenomeno nuovo. Il Comune di Scalea era amministrato direttamente dalle cosche Stummo-Valente. Ritengo che questi fenomeni possano verificarsi a causa unicamente dello stato di abbandono in cui versa quel territorio, da molti anni, dal punto di vista della presenza dello Stato. E’ difficile lavorare da Cosenza. Merito dell’Arma dei Carabinieri aver realizzato un’attività così logisticamente complessa, ma nulla potrà cambiare se non verranno creati presidi stabili investigativi in grado di poter operare autonomamente sul posto. L’area è ad alta densità ‘ndranghetistica”.