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Armi chimiche siriane a Gioia Tauro, Marziale: “Impossibile parlare di legalità ai giovani”

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Per il presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori è “un insulto all’avvenire dei ragazzi e l’ennesima riprova che lo Stato concepisce la Calabria come pattumiera”

Armi chimiche siriane a Gioia Tauro, Marziale: “Impossibile parlare di legalità ai giovani”

Per il presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori è “un insulto all’avvenire dei ragazzi e l’ennesima riprova che lo Stato concepisce la Calabria come pattumiera”

 

 

“È sempre più impossibile entrare nelle aule scolastiche calabresi, incontrare stuoli di masse studentesche e parlare loro di legalità”: è quanto dichiara, senza perifrasi, il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, in relazione alla decisione del Governo italiano di individuare il porto di Gioia Tauro come location per smaltire le armi chimiche siriane.
Per Marziale: “Sentir parlare ai giovani non basta, perché sono i fatti ad incidere sulla loro formazione. E i fatti dicono di un porto che avrebbe dovuto essere volano di prospettive professionali, piuttosto che luogo di transito di quintali di droga, merci contraffatte e adesso armi chimiche. Un insulto all’avvenire dei ragazzi e l’ennesima riprova che lo Stato concepisce la Calabria come pattumiera, definendola luogo di eccellenza quando c’è da fare operazioni che in nessun’altra parte del Paese sarebbero supinamente accettate”.
Alle parole del presidente dell’Osservatorio si aggiungono quelle dell’avv. Antonino Napoli, responsabile dell’ufficio legale, per il quale: “Il concetto di legalità si costruisce giorno dopo giorno e questo drammatico episodio inficia decenni di lavoro fatto da insegnanti, magistrati, operatori di legge ed altre figure specialistiche, che hanno messo la propria esperienza a disposizione della crescita dei soggetti in età evolutiva. Anziché punto di riferimento per lo sviluppo economico, Gioia Tauro – conclude Napoli – viene di fatto ed ulteriormente abbandonata dallo Stato, che non ha mai inteso risolvere la questione meridionale relegandola a meri slogan ad effetto come quelli pronunciati ieri dai ministri Lupi e Bonino, che forse meglio farebbero a scusarsi con la popolazione calabrese, con i giovani soprattutto”.