Nave Nato non interviene. Barcone soccorso dalla Guardia costiera in acque libiche
Alla deriva per giorni, 100 morti gettati a mare
Nave Nato non interviene. Barcone soccorso dalla Guardia costiera in acque libiche
(ANSA) PALERMO – Sono stati eseguiti i fermi dei sei migranti che avrebbero guidato l’imbarcazione arrivata a Lampedusa lunedì notte con a bordo 25 cadaveri. La procura di Agrigento contesta a tutti il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la morte quale conseguenza di altro reato; due sono accusati anche di omicidio. I sei, un marocchino, alcuni somali e alcuni siriani, sono stati fatti salire sull’aliscafo diretto per Agrigento, scortati dalla polizia. L’udienza di convalida del fermo potrebbe svolgersi già domani mattina. Secondo le testimonianze dei migranti che viaggiavano sul barcone carico di cadaveri, gli scafisti avrebbero impedito a chi aveva affrontato il viaggio nella stiva di risalire sul ponte: i 25 rimasti sotto coperta non avrebbero avuto più aria e sarebbero morti soffocati. Due sarebbero stati anche massacrati a bastonate e uno, durante la navigazione, sarebbe stato buttato in acqua come “punizione” per essere riuscito a risalire sul ponte.
Decine di morti, il Mediterraneo come una bara liquida che ingoia corpi destinati a restare senza nome. L’ultima tragedia dell’immigrazione la racconta con un filo di voce una delle superstiti, Fatima, una giovane marocchina soccorsa dalla guardia costiera mentre, insieme ai suoi compagni di viaggio, navigava alla deriva in acque libiche. ”All’inizio eravamo trecento, ma un centinaio, soprattutto donne, non ce l’hanno fatta e gli uomini sono stati costretti a buttare in acqua i loro corpi”. Numeri tutti da confermare riferiti da testimoni sotto choc su cui forse non si avra’ mai certezza: al momento la Guardia Costiera, infatti, ha avvistato un solo corpo in acqua. Ma l’ultima tragedia dell’immigrazione rischia di avere anche conseguenze diplomatiche: a 27 miglia dal barcone in avaria c’era una nave della Nato che sarebbe stata sollecitata dalle autorita’ italiane a intervenire in soccorso dei migranti. L’Alleanza, pero’, avrebbe risposto picche e la carretta con centinaia di uomini, donne e bambini senza acqua e senza cibo da giorni avrebbe continuato il suo viaggio disperato. Un no, quello della Nato, su cui il Viminale vuole risposte.
Tanto da chiedere ai ministri della Difesa e degli esteri un intervento presso la coalizione. Secondo quanto hanno raccontato i migranti a bordo, comunque, il natante sarebbe partito venerdi’ dalla Libia. Dopo qualche ora il motore si sarebbe guastato. Ieri un rimorchiatore cipriota che incrociava in acque libiche l’ha avvistato e ha avvertito le autorita’ italiane rassicurate dalla presenza dell’imbarcazione. I ciprioti avrebbero gettato in acqua delle zattere di salvataggio ma poi si sarebbero allontanati. Alcuni migranti, disperati, si sarebbero buttati in acqua per seguirli. Il legno e’ stato poi nuovamente avvistato questa mattina da un elicottero della Guardia Costiera decollato da Catania. Dal velivolo e’ stato calato il cestello con acqua e cibo: qualcuno, a bordo dell’imbarcazione, ha tentato disperatamente di attaccarsi e raggiungere l’elicottero. Alle 14.40 i naufraghi a bordo del barcone e delle zattere, sono stati raggiunti da tre delle quattro motovedette nel frattempo partite da Lampedusa e hanno iniziato il trasbordo al sicuro degli occupanti, ridotti ormai allo stremo delle forze. Disidratati, affamati e sotto choc.
In cinque – un uomo e quattro marocchine – sono stati portati con l’elisoccorso al Poliambulatorio di Lampedusa. Due, intubate e in gravissime condizioni, verranno trasferite in ospedale a Palermo: i medici definiscono il loro stato ”molto preoccupante”. Solo qualche giorno fa, Lampedusa e’ stata teatro di un’altra tragedia. Un’imbarcazione partita da Tripoli con piu’ di 300 persone a bordo e’ stata raggiunta a un miglio dall’isola dalla Capitaneria: a bordo 25 cadaveri sepolti nella stiva rimasti per ore senza un filo d’aria. Alcuni sono morti soffocati, altri per le percosse subite da chi, dal ponte stipato di gente, non voleva che risalissero per paura di finire in acqua.
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