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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Aidaa: “Alla malavita il business illegale sui cani rende 100 mln l’anno”

Aidaa: “Alla malavita il business illegale sui cani rende 100 mln l’anno”

Ecco l’esposto presentato dall’Associazione italiana difesa animali e ambiente alla Procura

Aidaa: “Alla malavita il business illegale sui cani rende 100 mln l’anno”

Ecco l’esposto presentato dall’Associazione italiana difesa animali e ambiente alla Procura

 

 

ROMA – La malavita organizzata nota sotto il nome di Mafia, Camorra, ‘Ndrangheta, Sacra Corona Unita, gestiscono un giro di affari illegale legato alla gestione dei cani, dei canili e delle attività delittuose delle scommesse clandestine, delle scommesse illegali collegate ai combattimenti dei cani, al traffico internazionale di cani destinati sia ai canili del nord Europa che ai laboratori di vivisezione e sperimentazione animale in Italia e nel Nord Europa fino allo smaltimento illegale di salme di cani ed altri animali. Queste attività illecite produrrebbero un guadagno annuo netto di oltre 100 milioni di euro (200 miliardi delle vecchie lire) per le organizzazioni criminali. Questo è il sunto di quanto contenuto in un esposto dettagliato inviato questa sera (anticipato via email) alle procure della repubblica di Roma, Napoli, L’Aquila, Catanzaro, Bari e Palermo. Nell’esposto corredato di diverse tabelle che saranno inviate insieme all’originale lunedì alle singole procure si fa un quadro dettagliato delle attività che a detta degli animalisti di AIDAA vedrebbero coinvolte le organizzazioni criminali in regioni quali Il Lazio, la Puglia, L’Abruzzo, la Sicilia, la Calabria e la Campania. Nell’esposto firmato dal presidente nazionale di AIDAA e che rappresenta il sunto di un lavoro di raccolta di dati e segnalazioni durato 9 anni di legge infatti: “Il giro del business dei cani gestiti direttamente o in via fiduciaria dalla malavita organizzata, in particolare attraverso i clan territoriali della mafia, della camorra, della sacra corona unita ed in misura minore (almeno stando alle conoscenze attuali) dall’n’drangheta calabrese. Il business più diffuso è sicuramente quello del traffico internazionale di cani verso i canili ed i laboratori del nord Europa, traffico in aumento e e che riguarda ogni anno almeno 70.000 cani dei quali 20.000 destinati alla vivisezione per ricavi che superano complessivamente gli 8 milioni di euro l’anno dei quali oltre la metà sicuramente gestiti in proprio dalla malavita organizzata. Vi è poi il lucroso business dei combattimenti e del giro delle scommesse, che è quello meno noto ma che sicuramente è di gran lunga il più lucroso, qui si parla del coinvolgimento di oltre 3.000 cani per un giro di affari di oltre 70 milioni di euro (50 di guadagni netti per la malavita” Si parla poi della truffa allo stato ed alle autorità locali attraverso la gestione dei canili lager che interessa 80 canili , qui sono un’ottantina i canili interessati con un totale di 16.000 cani ed un guadagno superiore largamente ai 10 milioni di euro. Infine il business dello smaltimento illegale delle carcasse dei cani e di altri animali per i quali i guadagni della malavita superano un milione di euro l’anno.

ECCO L’ESPOSTO ORIGINALE:

Alla procura della repubblica

Presso il tribunale di ROMA

Mail: procura.roma@giustizia.it

Alla procura della repubblica

Presso il tribunale di NAPOLI

Mail: procura.napoli@giustizia.it

Alla procura della repubblica

Presso il tribunale di BARI

Mail: procura.bari@giustizia.it

Alla procura della repubblica

Presso il tribunale di CATANZARO

Mail: procura.catanzaro@giustizia.it

Alla procura della repubblica

Presso il tribunale di PALERMO

Mail: procura.palermo@giustizia.it

Alla procura della repubblica

Presso il tribunale di L’AQUILA

Mail: pg.laquila@giustizia.it

 

ESPOSTO RELATIVO AL BUSINESS ILLEGALE DEI CANI E DEL TRAFFICO INTERNAZIONALE DI ANIMALI GESTITO DALLA MALAVITA ORGANIZZATA MEGLIO NOTA CON I NOMI DI MAFIA-CAMORRA-N’DRANGHETA E SACRA CORONA UNITA

 

Io sottoscritto Lorenzo Croce nato a Rho il 23 aprile 1964 nella mia qualità di presidente nazionale dell’ASSOCIAZIONE ITALIANA DIFESA ANIMALI ED AMBIENTE – AIDAA con sede legale in via Roma 62 – 20010 Pregnana Milanese (MI) dove eleggo domicilio in riferimento a questo esposto mi rivolgo a codeste Procura della Repubblica per esporre quanto segue.

Da diverso tempo siamo a conoscenza che nelle regioni Lazio-Abruzzo-Campania-Calabria-Puglia e Sicilia, esistono una serie di gruppi malavitosi collegati alle organizzazioni criminali territoriali meglio note con i nomi di Camorra, Mafia, N’drangheta e Sacra Corona Unita, che gestiscono un business milionario legato allo sfruttamento dei cani, alla gestione diretta di canili e rifugi ed alla gestione dei traffici internazionali di cani destinati alla vendita, alla vivisezione, ed alla sperimentazione sia verso il Nord Italia che verso i paesi del Nord Europa ed in particolare verso Svizzera, Germania, Danimarca, Benelux e Paesi Scandinavi. Inoltre sempre codesti gruppi criminali collocati territorialmente ma spesso in concorso tra loro gestiscono altri business legati al giro delle scommesse clandestine legate ai combattimenti tra cani e dello smaltimento illegale di cadaveri di cani.

Di seguito brevemente esporrò il quadro generale in base alle informazioni da me raccolte in questi 8 anni in cui ho ricoperto il ruolo di presidente nazionale dell’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente – AIDAA in base alle peculiarità del tipo di reato e di business illegale.

QUADRO GENERALE DEL RANDAGISMO AL SUD

Nelle regioni del centro-sud Italia il fenomeno del randagismo è molto complesso, in particolare in Campania e Puglia a dove sono concentrati circa il 40% del totale dei cani randagi presenti in tutto il territorio nazionale. Secondo stime oramai assoldate e confermate dai dati resi disponibili dal settore tutela animali del ministero della salute relativi al 2008 sono circa un milione i cani randagi presenti su tutto il territorio nazionale italiano. Di questi 250.000 sono presenti in Campania e circa 150.000 in Puglia. Anche le altre regioni oggetto di questo esposto hanno una presenza notevole di cani randagi allo stato brado : (Lazio 70.000- Abruzzo 55.000-Sicilia 100.000- Calabria 80.000), e purtroppo molto spesso questo numero di randagi aumenta sia a causa dell’abbandono dei cani che specialmente nella stagione estiva supera largamente le 7.000 unità al mese su tutto il territorio nazionale. In altre realtà come il basso Lazio invece sono presenti altre forme di incremento del randagismo attraverso la liberazione di centinaia di cuccioli di cani pastori (in particolare della maremma) non sterilizzati, fatto questo che provoca ovviamente un incremento notevole della popolazione canina randagia. A questi fatti occorre aggiungere che purtroppo ad oggi specialmente in regioni quali la Puglia, la Calabria, la Sicilia ed ovviamente la Campania non vengono praticate serie politiche di sterilizzazione della popolazione canina randagia (in molti casi nemmeno per i cani tenuti nei canili lager) e questo favorisce la crescita della popolazione canina randagia con tutto quello che ne consegue. Appare evidente, cosi come abbiamo proposto all’Unione Europea che solo con una politica di sterilizzazione di massa dei cani randagi e l’introduzione dell’obbligo della sterilizzazione dei cani in canile si può pensare nel giro di qualche anno di arrivare ad un contenimento serio della popolazione canina randagia. AIDAA ha proposto all’Unione Europea la creazione di un fondo europeo destinato alle sterilizzazioni, in attesa sarebbe importante che codeste procure della repubblica ordinassero per motivi di ordine pubblico, l’impiego della veterinaria militare per dare vita a importanti campagne di sterilizzazione di massa, e che verificasse l’uso dei fondi pubblici per le sterilizzazioni che ci risulta in alcune città prevalentemente della Puglia ci risultano essere utilizzare per la sterilizzazione di cani di proprietà e non certo dei randagi.

1- GESTIONE DEI CANILI DIRETTAMENTE DA PARTE DELLA MALAVITA

Sono circa ottanta i canili pubblici e rifugi privati sparsi nelle regioni del sud Italia dove si registra la possibile presenza diretta nella gestione di persone o gruppi di persone che possono far capo alla malavita organizzata. Il business dei canili starebbe nella gestione diretta pubblica dei cani catturati per i quali i comuni pagano fino a 2 euro il giorno, ogni cane contenuto nei canili può fruttare fino a 1000 euro l’anno, appare evidente che questo business moltiplicato per circa 16.000 cani contenuti negli 82 canili permetterebbero l’incasso di circa 14-16 milioni di euro pagati con i fondi pubblici dai comuni, il business in questo caso starebbe nel gonfiare le spese sanitarie, nel dichiarare spese per la castrazione-sterilizzazione o per le vaccinazioni dei cani ospiti nelle strutture ma in realtà mai fatte per le quali vengono fatturati dai 2 ai 3 milioni di euro l’anno (soldi che vanno a sommarsi agli introiti per il mantenimento). Il secondo filone di business riguarda proprio il mantenimento e la gestione del numero di cani presenti in canile. Infatti molto spesso a fronte dei 2 euro pagati per ciascun cane molto spesso il gestore del canile che intende guadagnarci spende circa 80 centesimi al giorno per il pasto e la cura del cane, questo comporta pasti di qualità scarsissima ed una situazione igienico-sanitaria in cui vengono tenuti gli animali assolutamente insufficiente per non dire in alcuni casi drammatica. Esiste poi il discorso del rigonfiamento dei numeri, infatti molto spesso vengono considerati ancora come cani in carico ai canili, cani morti o uccisi per i quali i canili continuano a percepire i fondi stanziati dai singoli comuni. In questo caso il business si aggira attorno al 60% della somma complessivamente pagata dai comuni e quindi il lucro dei canili gestiti direttamente dalla malavita o da suoi emissari si aggira attorno ai 9 milioni di euro l’anno che vanno a sommarsi a ai 3 milioni fatturati per le finte cure veterinarie e le vaccinazioni mai fatte. Ovviamente essendo questi canili fonti di lucro diretto, ovviamente non si incentivano nella maniera più assolute le adozioni, non si permette la presenza di associazioni di volontariato, oppure si costituiscono associazioni di volontariato ad hoc compiacenti con la gestione, e soprattutto si riducono al minimo gli orari di apertura al pubblico. Le regioni con il maggior numero di strutture che “puzzano” di controllo della malavita sono Campania, Lazio, Puglia e Sicilia.

2– SCOMMESSE PER IL COMBATTIMENTO CLANDESTINO DEI CANI

Il settore delle scommesse legato ai combattimenti clandestini dei cani, è sicuramente una delle maggiori attività lucrative gestite in proprio dalla malavita organizzata. Il fenomeno pur avendo dato segnali di forte attività al momento è quello di cui conosciamo meno i riflessi diretti anche se sono in molti a sostenere oramai che le cifre che girano attorno a queste attività gestite dai clan locali della Camorra e della Sacra Corona Unita in Campania e Puglia (meno noti, me sicuramente non meno diffusi i casi di combattimenti in Calabra e Sicilia) superano abbondantemente i 70 milioni di euro l’anno, con un guadagno netto di oltre 50 milioni di euro, soldi che vengono gestiti in maniera diretta dalla malavita. Questo tipo di reato oltre al giro delle scommesse clandestine, rappresenta un vero e proprio problema per i cani che vengono utilizzati per i combattimenti all’ultimo sangue. Sono circa 3mila i cani di grossa taglia (molossi ma anche cani pastori di grossa taglia) che vengono utilizzati per questi combattimenti all’ultimo sangue e qui si configura il reato di maltrattamento secondo quanto previsto dall’articolo 544 ter del codice penale. Dalle segnalazioni fin qui ricevute i combattimenti sarebbero diffusi in province quali Taranto, Lecce e Foggia per quanto riguarda la Puglia, Napoli, Caserta e Salerno per quanto riguarda la Campania, Rieti e Frosinone e Roma per il Lazio anche se il fenomeno è tutt’altro che marginale e i siti dove avvengono i combattimenti vengono spostati di volta in volta.

3- BUSINESS DELLO SMALTIMENTO ILLEGALE DEI CADAVERI DI CANI

Ogni Regione attraverso le ASL spende mediamente da 500.000 euro fino a 2 milioni di euro per lo smaltimento e l’incenerimento delle salme di cani, ma anche di altri animali che muoiono per morte naturale su piano triennale. I contratti sono su base triennale. Stando a quanto sta emergendo nelle regioni indicate in questo esposto sono oltre sessanta le aziende che si occupano di raccolta e smaltimento ai vari livelli dei cadaveri di animali, il business illegale dello smaltimento gestito attraverso aziende che fanno riferimento ai clan locali delle diverse mafie. In questo caso non è semplice fare un conteggio, anche perché si tratta di un fenomeno di recente scoperta (vedi la vicenda del cimitero delle salme degli animali nel lago di Marigliano). Secondo le segnalazioni che stiamo ricevendo il questi giorni il fenomeno è diffuso in Campania ed in Sicilia con un guadagno di alcuni milioni di euro da parte delle aziende che dichiarano di smaltire le salme dei cani ma invece li stoccano in cimiteri illegali. Ovviamente qui oltre al reato di truffa si può seriamente parlare anche del reato di inquinamento e di stoccaggio abusivo di rifiuti speciali. Sempre secondo le segnalazioni e le analisi da noi realizzate si può parlare di un giro di affari illegali che interessa almeno il 20% delle somme assegnate dalle ASL con le gare di appalto, si tratta quindi di un business che potrebbe interessare guadagni per circa 3-4 milioni di euro ogni tre anni e lo smaltimento illegale di circa 5.000 cani l’anno.

4 – TRAFFICO INTERNAZIONALE DI CANI VERSO I CANILI DEL NORD EUROPA

Qui ci si addentra in un settore molto delicato, dove molto spesso il confine tra traffico internazionale illegale di cani verso i canili del nord Europa e adozioni regolari o comunque non a fini di lucro è molto esile. Occorre spiegare che quello delle adozioni di cani verso il nord Europa è un fenomeno molto sviluppato in province laziali quali Rieti e Frosinone, ma anche in Abruzzo ed in prevalenza nella provincia di Terano e L’Aquila. Lo stesso fenomeno è praticamente diffuso in tutta la regione Puglia, ed in molte province della Campania in particolare Napoli E Caserta, della Calabria ed anche della Sicilia. Prima di entrare nello specifico occorre ricordare che in Italia esiste una rete legale composta da circa una ventina di associazioni che si occupa di trasferire i cani provenienti dai canili italiani (ma spesso anche dalla strada) verso i canili del nord Europa ed in particolare della Germania dove questi cani in linea di massima dovrebbero trovare famiglie che li adottano. Motivazione assolutamente nobile in origine anche se spesso si sente parlare di un vero e proprio mercato dei cani verso il nord Europa, mercato in quanto ogni cane verrebbe pagato fino a 40 euro (in base a taglia e purezza della razza), e questi pagamenti in molti casi avvengono attraverso forniture di cibo e prodotti veterinari destinati alla gestione stessa dei canili, e questo se ben gestito può apparire come un giro legale di adozioni, diverso il discorso di realtà prevalentemente pugliesi e siciliane, ma anche dell’abruzzo e della provincia di Rieti dove volontari raccolgono i cani non microchippati dalla strada e gli stessi vengono avviati verso il Nord Europa, molto spesso queste spedizioni avvengono al di fuori di ogni autorizzazione e controllo veterinario, anche se con il tacito consenso dei sindaci, e delle autorità locali che si vedono cosi ridurre il numero di randagi presenti sul territorio violando cosi palesemente quelle che sono le normative previste dalla legge nazionale contro il randagismo nota come legge 281 del 1991 e delle relative leggi regionali di attuazione, che prevedono dei protocolli precisi nella lotta al randagismo. Molto spesso questi “viaggi della speranza” sono accompagnati da lucrosi assegni provenienti dai canili e dalle associazioni dei paesi del nord che arrivano a sborsare fino a 150 euro a cane in quanto si dice che questa cifra copre le sterilizzazioni praticate da veterinari compiacenti in Italia, e delle vaccinazioni. Si tratta di azioni legali? No anche se non palesemente criminali, se le uscite dei cani verso il nord Europa vengono fatte dai canili nulla da eccepire, se invece i cani vengono catturati in strada e poi sterilizzati e microchippati intestandoli a persone fisiche o ad associazioni senza alcuna autorizzazione pubblica si tratta sicuramente di un atto illegale anche se spesso i volontari sono in assoluta buona fede e che i soldi che arrivano dalla Germania sono spesso realmente spesi per le cure veterinarie e per le sterilizzazioni. Ma questo sistema delle adozioni internazionali che possiamo definire come fai da te, apre le maglie al traffico vero e proprio che potrebbe tranquillamente essere definito malavitoso. Non è facile riuscire a discernere tra le attività illegali ma diciamo tacitamente autorizzate o comunque tollerate e attività illegali gestiti direttamente dalle associazioni criminali, si pensa che il traffico internazionale di animali verso il nord Europa (ma anche il nord Italia) possa interessare oltre 50.000 cani l’anno con un giro di affari che supera i 7 milioni di euro l’anno, come gia detto questo tipo di traffico è maggiormente diffuso tra Lazio, Abruzzo, Campania e Puglia anche se il fenomeno è diffuso anche in Sicilia e Calabria.

4- TRAFFICO ILLEGALE DI CANI VERSO I LABORATORI DI VIVISEZIONE

Questo è un traffico che interessa assolutamente e quasi totalmente la malavita organizzata, si tratta di cuccioli, o cani in giovane età che partono verso il Nord Europa ma anche per i laboratori universitari italiani dove spesso vi sono esperimenti “fuori sacco” con animali di non lecita provenienza. Questo giro interessa dai 20.000 ai 30.000 cani l’anno per una cifra di oltre un milione di euro interamente incassati dalla malavita.

RIEPILOGO GENERALE

Il giro del business dei cani gestiti direttamente o in via fiduciaria dalla malavita organizzata, in particolare attraverso i clan territoriali della mafia, della camorra, della sacra corona unita ed in misura minore (almeno stando alle conoscenze attuali) dall’n’drangheta calabrese. Il business più diffuso è sicuramente quello del traffico internazionale di cani verso i canili ed i laboratori del nord Europa, traffico che purtroppo pare essere un aumento se non si interviene in maniera decisa, questo traffico riguarda ogni anno almeno 70.000 cani dei quali almeno 20.000 destinati alla vivisezione per ricavi che superano complessivamente gli 8 milioni di euro l’anno dei quali oltre la metà sicuramente gestiti in proprio dalla malavita organizzata. Vi è poi il lucroso business dei combattimenti e del giro delle scommesse, che è quello meno noto ma che sicuramente è di gran lunga il più lucroso, qui si parla del coinvolgimento di oltre 3.000 cani per un giro di affari di oltre 70 milioni di euro (50 di guadagni netti per la malavita). C’è poi il business della truffa allo stato ed alle autorità locali attraverso la gestione dei canili lager, qui sono un’ottantina i canili interessati con un totale di 16.000 cani ed un guadagno superiore largamente ai 10 milioni di euro. Infine il business dello smaltimento illegale delle carcasse dei cani e di altri animali per i quali i guadagni della malavita superano un milione di euro l’anno. Dal riepilogo emerge che il business della malavita sui cani al sud Italia interessa lo sfruttamento e spesso la morte e la deportazione di oltre 90.000 cani l’anno (circa il 9% della popolazione dei randagi) e permette alla malavita un lucro che si aggira attorno ai 100 milioni di euro l’anno (200.000.000.000 di lire), un giro di soldi freschi che può poi essere investito in altre attività criminose che fanno parte del “paniere” delle attività dei clan.

Con la presente chiedo a codeste procure di indagare in merito a quanto contenuto nel presente esposto, rimanendo a disposizione per tutti i chiarimenti del caso.

Chiedo altresì di essere informato ai sensi di legge qualora questo esposto fosse archiviato dalle procure a cui è inviato.

In fede

Lorenzo Croce, presidente nazionale AIDAA

redazione@approdonews.it