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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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Africo, Cuzzocrea (Mezzogiorno in movimento): “Da politica e intellettuali troppa autoreferenzialità”

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“Spendersi per una nuova narrazione della Calabria è giusto. Si avverte forte,
in seno alla nostra comunità regionale, l’esigenza di spezzare luoghi comuni e
pregiudizi che per troppo tempo hanno condizionato le opportunità di sviluppo dei
territori”. E’ quanto afferma il presidente di Mezzogiorno in Movimento, Andrea
Cuzzocrea, commentando la tre giorni di eventi culturali organizzata dalla Regione
Calabria ad Africo.
“L’iniziativa – prosegue Cuzzocrea – si è prefissata una finalità lodevole,
ma un’esigenza ha un senso se risponde ad una prospettiva per il futuro di una comunità,
non se è fine a se stessa o se serve per dare una passata di bianco ad una parete
oramai ammuffita. E ancora una prospettiva la si può dare se, con rigore e senza
infingimenti, si procede ad una profonda analisi delle cause di una narrazione calabrese
fuorviante e a volte in mala fede. Ci aspettavamo questo dalla 3 giorni di Africo.
Ci saremmo aspettati che le voci riunite nel cuore dell’Aspromonte si fossero interrogate
sulle cause di questo sistematico e storico racconto fraudolento contro l’immagine
della Calabria e dei calabresi”.
“A chi è giovata, e torna tuttora utile, una narrazione così negativa?” si
chiede Cuzzocrea: “Naturalmente a chi, negli anni, ha inteso proseguire nella colonizzazione
della Calabria, nello sfruttamento senza limiti e a basso costo delle sue risorse
specie umane, cavalcando agevolmente le onde del senso comune e dei pregiudizi. A
chi ha usato, con la complicità delle classi dominanti nostrane, quella narrazione
per giustificare ogni condotta, ogni inerzia, ogni spreco, ogni sopruso. A chi ha
drenato, e drena ancora, risorse economiche verso le zone forti del Paese o le proprie
tasche. Con l’apporto di una certa (non tutta) stampa, nostrana e non, funzionale
ai disegni dei ‘padroni del vapore’ – prosegue il presidente di Mezzogiorno in
Movimento – mossa dall’esigenza di gonfiare le proprie vendite scandalizzando oltre
la realtà, e di chi, nell’assolvimento di funzioni pubbliche, ha guadagnato spazi
di visibilità o avanzamenti di carriera”.

“Nella giornata di sabato – sottolinea Cuzzocrea – alla quale ho personalmente
partecipato da interessato uditore, ho avuto modo di assistere ad un dibattito surreale,
dai toni troppo concilianti, in cui tutti gli intervenuti si sono guardati bene dal
fare autocritica, attribuendo responsabilità a terzi e non meglio definiti soggetti.
Da operatore economico mi aspettavo, ad esempio, una rigorosa attenzione alle conseguenze
che la narrazione negativa della Calabria ha sull’economia del territorio. Nessuno
intende negare l’esistenza di fenomeni degenerativi, di malaffare e di malavita,
organizzata e non. Ma è altrettanto indubbio che continuare a raccontare la Calabria
solo come landa abitata da criminali attuali o potenziali ha contribuito a stravolgere
la sua identità e la sua reputazione. Reputazione che – evidenzia Cuzzocrea – si
badi bene, ha una incidenza rilevante nella scelta degli imprenditori su dove allocare
le proprie attività e che allo stato è a tal punto compromessa da sovrastare e
svuotare ogni lodevole iniziativa incentivante (vedi la Zes). Per non parlare di
una ulteriore conseguenza indiretta del “racconto criminale”, di una Calabria
tutta mafia e malaffare, ovvero il condizionamento in chi è chiamato a decidere,
su base probabilistica, se una impresa è solo ipoteticamente passibile di essere
condizionata, ad orientarsi, nel dubbio, verso una decisione drammaticamente interdittiva”.

Gli ultimi recenti dati indicano come il numero di interdittive comminate in Calabria
nell’anno 2017 sia stato elevatissimo ed infinitamente superiore rispetto alla
Campania, altra regione ad alto tasso di pervasività mafiosa. “Ora, è lecito
domandarsi – prosegue il presidente di MIM – quanto incida uno strumento così
devastante, fondato su meri indizi, di natura amministrativa e non giurisdizionale,
e per di più privo di contraddittorio, che non tutela né le aziende né i lavoratori,
che nulla hanno a che vedere con l’inquinamento mafioso, sul tessuto economico
di un territorio? E quanto incrina l’essenziale rapporto di fiducia e di solidarietà
tra le istituzioni statuali e quelle stesse aziende e quegli stessi lavoratori, nel
momento in cui, nel nome della lotta alla mafia, non si pone la giusta attenzione
al mantenimento dei livelli occupazionali e delle attività economiche interessate?
Ed ancora, come si può tacere ed omettere ogni adeguata riflessione sull’ormai
anacronistica legislazione dello scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose?
Si interviene mandando a casa sistematicamente i rappresentanti politici, democraticamente
eletti, senza prima mettere in campo una serie di strumenti e di interventi che aiutino
l’apparato burocratico spesso inefficiente, a volte incrostato e che finisce per
favorire la cancellazione dei diritti civili di intere comunità. Si arriva così
al paradosso di Comuni sciolti tre, quattro, cinque volte, di fatto commissariati
vita natural durante. Una sospensione dei diritti democratici e civili specie in
quei luoghi in cui si è svolta a kermesse regionale.

“Possibile che ad Africo non si sia dato spazio a queste riflessioni? – si chiede
Cuzzocrea – Ed allora, ferma restando la lodevole intenzione, il bilancio dei tre
giorni di “Gente in Aspromonte” non può essere considerato del tutto positivo,
specie per il rischio palese dell’autoreferenzialità, che non giova certo ad un
amministratore di lungo corso come Mario Oliverio, che ha sempre puntato sulla condivisione
delle scelte e sulla partecipazione democratica ai processi di governo dei territori.
Così come il coinvolgimento della classe intellettuale non può essere fine a se
stesso e non può sostanziarsi solo nell’accorato appello di “parlar bene” della
Calabria. Questa regione ha bisogno certo di una diversa narrazione ma ha soprattutto
bisogno di mutare il modo in cui viene amministrata e vissuta dai cittadini”.
La vera sfida, conclude il presidente di Mezzogiorno in Movimento, “non è la semplicistica
richiesta di migliorare la reputazione della nostra terra avanzata da una classe
dirigente mossa da ragioni ideali ma anche per calcolo politico. La sfida è, piuttosto,
scuotere dalle viscere la nostra splendida ma martoriata regione, stimolando i cittadini,
dal basso, nel chiedere a gran voce il rispetto dei diritti di questo pezzo del Paese
e a rivendicare l’orgoglio di essere calabresi, meridionali e italiani”.