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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 MAGGIO 2024

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Abusi sui minori. La Chiesa non abbassi la guardia I casi dei “don” Tropea e La Rosa siano d’esempio

Abusi sui minori. La Chiesa non abbassi la guardia I casi dei “don” Tropea e La Rosa siano d’esempio
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Prefazione. Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare.
(Vangelo secondo Matteo).

Viene sempre difficile parlare di abusi sui minori e in particolar modo quando tali crimini sono perpetrati da sacerdoti. Non meno gravi rispetto agli altri essere umani “malati” che per soddisfare i loro bisogni sessuali adescano minorenni. La storia ci insegna che questa piaga è sempre esistita, e a dire il vero, sempre poco si è fatto per colpire questa piaga che non ha eguali come forma criminosa e distruttiva socialmente. Perché molti studiosi in merito alla questione, pongono dei seri moniti preoccupanti in quanto chi subisce un abuso avrà sempre un’esistenza segnata dalla paura e dalla vergogna di essere stato oggetto di menti malate che in preda alla loro maledetta patologia, vengono violentati non solo fisicamente ma anche nell’intimo della loro vita esistenziale.
E molto poco si sta facendo in merito alle pene giudiziarie. Un soggetto che utilizza un minore per le proprie frustrazioni sessuali e ne perpetra l’abuso, non ha diritto di vivere ancora in mezzo agli uomini, ma dovrebbe essere punito con il carcere a vita e soprattutto essere castigato con un’azione severa qual è la castrazione chimica. Sia se si tratta di pedofilia che di prostituzione minorile. Le condanne devono essere esemplari, di pari merito, anche nei confronti di chi ha coperto questi crimini.

Papa Francesco ebbe a dire una volta in un suo discorso che “Se c’è un prete pedofilo è perché porta in sé la perversione prima di essere ordinato. E sopprimere il celibato non curerebbe tale perversione. O la si ha o non la si ha“, bene, siamo d’accordo, quindi si ammette che ci sono preti malati che vengono ordinati, ma come si fa a debellarli definitivamente? Lo stesso Francesco pochi giorni fa, con un “mea culpa” ha asserito che “La Chiesa ha preso coscienza troppo tardi”. Durante la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, ha utilizzato parole dure (e meno male), «Semplicemente perché la persona che fa questo, uomo o donna che sia, è malata. La pedofilia è una malattia. Oggi lui si pente, va avanti, lo perdoniamo, ma dopo due anni ricade». Bene, ottime parole, e poi, che si fa? La stessa “tolleranza zero” l’aveva già inaugurata Benedetto XVI, eppure casi irrisolti e soprattutto di nuovi ne sono accaduti. Emiliano Fittipaldi ha fatto un libro di successo con il suo “Lussuria” ed ha citato numerosi casi, la lettura di questo libro ci ha aiutato moltissimo ha capire il verminaio che si nasconde dentro la chiesa, nei cosiddetti “servitori di Dio”.

In Calabria, due sacerdoti, due parroci sono stati condannati con pene irrisorie. Il primo don (?) Antonello Tropea a quattro anni ed è agli arresti domiciliari. Il suo caso scosse una comunità intera perché adescava minorenni spacciandosi con diverse identità e pagando i poveri malcapitati con cifre di denaro anch’esse irrisorie pretendeva prestazioni sessuali. Ma la cosa che più ha colpito di questi eventi, secondo le carte giudiziarie del processo è che il vescovo della diocesi di appartenenza Monsignor (?) Francesco Milito sapeva tutto e addirittura consigliava allo stesso di non parlare con i carabinieri perché gli stessi, a sua detta, potevano “degenerare le cose”. Ma degenerare cosa? Più di un sacerdote malato, utilizzando le parole di Papa Francesco, cosa si poteva degenerare ancora? Non dimenticando che negli istanti dopo, nel sito della diocesi apparve un comunicato, poi subito ritirato, in cui si chiedeva di pregare per lo stesso sacerdote arrestato.

In seguito lo stesso Papa ha redatto un documento importante, il “Motu Proprio. Come una madre amorevole”, in cui tra gli obiettivi di questo documento c’è il rafforzamento dell’impegno della Chiesa a tutela dei minori. «Il Pontefice stabilisce che tra le “cause gravi” già previste dal Diritto canonico per la rimozione dall’ufficio ecclesiastico di vescovi, eparchi e superiori maggiori, va compresa anche la loro “negligenza” relativamente ai “casi di abusi sessuali compiuti su minori ed adulti vulnerabili”». In poche parole, i vescovi negligenti vanno rimossi. Eppure il vescovo Milito, sta al suo posto, viene invitato in molte occasioni (giustamente), e sta facendo la sua missione pastorale nella diocesi. Forse sarà giusto così? Oltre non vado perché il tutto combacia con la mia “ignoranza”.

Il secondo caso, è stato quello dell’ex parroco di Zungri, nel vibonese, don (?) Felice La Rosa (il mio cognome è tutto attaccato vivaddio), condannato pochi giorni fa a due anni e quattro mesi per “Prostituzione minorile e corruzione di minore aggravata”. Secondo l’accusa della Squadra mobile di Vibo Valentia avrebbero avuto rapporti sessuali con minorenni, reclutati dal bulgaro Miroslaev Iliev, dietro pagamento di 50 euro a prestazione. Venti euro sarebbero state trattenute dal bulgaro e 30 dal ragazzo minorenne. L’operazione, era scattata nel 2016, è stata denominata “Settimo cerchio”. Però diversamente del vescovo Milito, quello della alla diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo, aveva provveduto a sospendere “a divinis”, avviando tutte le procedure “previste dal diritto canonico e dalle direttive emanate dalla Santa sede”. E le preghiere, di conseguenza per missione misericordiosa della chiesa furono rivolte “per le persone coinvolte, in primo luogo per le vittime minorenni, cui esprime vicinanza e solidarietà, e per il sacerdote stesso”.

Ora, io mi chiedo, i fedeli, gli accoliti e altri se, utilizzo il condizionale, avesse avuto coinvolgimenti in merito a qualcuno dei vostri figli minorenni, e sapevate quello che c’era scritto nelle carte giudiziarie, soprattutto quando vengono “coperti” tali abusi, come vi sareste comportati?
Chiudo con le parole di Papa Francesco, «La Chiesa dedica una cura vigilante alla protezione dei bambini e degli adulti vulnerabili. Tale compito di protezione e di cura spetta alla Chiesa tutta, ma è specialmente attraverso i suoi pastori che esso deve essere esercitato». Speriamo bene! E mi auguro anche che i vari “Garanti per l’infanzia e l’adolescenza” facciano il loro dovere e che il loro impegno non venga mai meno, così come in Calabria con Antonio Marziale, così come altrove…