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A Reggio Calabria al via Face 2016: arte senza confini

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“Se un’idea non sembra inizialmente assurda, allora è senza speranza.”

Einstein direbbe più o meno così e così diremmo anche noi per presentare la VI edizione del FACE Festival, evento nato nel 2007 da un’intuizione di Paolo Genoese, sostenuto da Paolo Albanese, Cesare Stilo, Aurelia Arito, Luciano Pensabene, Nuccio Amodeo e Manuela Cinanni. Oggi a quasi dieci anni di distanza da quel sodalizio iniziale sono rimasti in due, Genoese e Albanese, ma ad attenderci c’è sempre il FACE al Fortino Gullì, ora Ecolandia, dal 1 al 4 agosto dopo le 19,00. Incontriamo i due organizzatori a poche ore dall’inaugurazione per farci raccontare la storia di uno degli eventi più duraturi della regione.

In tanti anni di attività infatti più di 300 artisti si sono succeduti negli spazi del suggestivo fortino della fine dell ‘800 a due passi dalla terra di confine che è Arghillà. La componente ludica e relazionale sembra essere il loro leitmotiv e quest’anno l’hashtag di riferimento è #tradizionevoluzione, proprio per ricordarci che un’identità forte per quanto ben radicata si può e si deve trasformare. Questo non significa perdersi o snaturarsi ma crescere in relazione al contesto e alle circostanze ed applicare quello che oggi chiameremo
– in un termine molto abusato ma pur veritiero: resilienza.

L’arte non ha confini dunque e men che meno connotazioni geografiche per cui nelle celle
e nell’arena di Ecolandia si sono avvicendati artisti calabresi e no, tra cui Studio Azzurro,
Aurora Meccanica ma anche Francesco Scialò, Angela Pellicanò, Antonio
Pepe, Maria Vittoria Perrelli, Marco Bernacchia, Ninni Donato, Mauro Laruffa, Graziano
Panfili, Enzo Penna, Antonio Sollazzo, Domenico Lofaro e nel 2008 Mario Alverà con una
conferenza introducente il video di Al Gore “The climate a project”. FACE come arte,
creatività ed ecologia.

Tutto questo convive in un evento che nasce da “un gioco come le cose migliori. E ludico
rimane perché è bello sporcarsi le mani e rendere le persone, o meglio le tante
facce che negli anni sono arrivate fin qui partecipi di un pensiero, il nostro pensiero che

nel tempo si è arricchito delle riflessioni e delle intuizioni riguardo qualcosa che poteva funzionare in un
piccolo contesto come una soluzione creativa di sviluppo per l’intera comunità.”

Cosi spiega Paolo Genoese e continua “i riferimenti per me che studiavo a Perugia una volta ritornato sono stati il Festival della Mente di Sarzana o NU Nuovo e Utile Festival di Firenze, luoghi in cui si discuteva e si ascoltava, si partecipava e ci si arricchiva sera dopo sera.”

Albanese prosegue, così: “abbiamo creduto possibile fare arte in uno spazio sconosciuto ai più anche se esistente da decenni. Lo abbiamo scelto perché rappresentava la memoria e pensavamo che tramite l’arte avrebbe potuto essere reintegrato nella comunità, e così è stato visto che ora è diventato il Parco di Ecolandia.”

Il FACE, primo festival di arti visive in Calabria “ogni anno è stato cucito sul luogo ed ha dato spazio in particolare alla videoarte, l’espressione che più ci interessava, ma accanto a questa abbiamo ospitato musica, teatro e arte visiva – continua Genoese, anche se è difficile distinguere una voce tra le due in ascolto – “ma attivare la relazione tra artisti, addetti ai lavori, amatori, gente comune è stato il nostro scopo principale.”

E se chiedo loro di un ricordo, uno ne emerge su tutti: “un nonno che ogni anno, e spero anche quest’anno, arrivava il primo giorno a poche ore dall’inaugurazione con i nipoti e si emozionava nel vedere un luogo che conosceva come qualcosa di “già dato” di nuovo vivo, abitato, animato”.

Tra gli eventi storicizzati della regione, almeno fino allo scorso anno, chiediamo dunque cosa cambia per una piccola associazione gestire qualcosa che può avere accesso ai finanziamenti pubblici:
“La progettazione sicuramente. Se nei primi anni di sperimentazione, infatti, la componente
“anarchica” è stata trainante, oggi ci rendiamo conto che per crescere e meglio progredire
abbiamo bisogno di una maggiore programmazione e avere la possibilità di attingere
ad un budget più ampio ci permette di lavorare meglio, anche se ancora oggi stentiamo
ad avere una vera e propria previsione delle spese e questo non neghiamo inficia molto
sul risultato finale.”

Ma cosa rende il FACE quest’anno diverso dagli altri anni? “Tante cose: Kernel
e le tante luci che cambieranno la percezione dell’architettura del Fortino a ritmo di
musica e poi i tanti giovanissimi creativi, come Mollace, Ferrari, Cannistrà e Cosco perché
il FACE non è un’esposizione precostituita o impacchettata che mette in mostra l’opera
compiuta in sé e per sé ma uno spazio in divenire in cui si sperimenta un’esperienza.”

Ci sono tante storie al FACE, anzi ogni persona è una storia “e tante storie creano questo evento”. E visto il trascorso di Genoese e Albanese, creativi a tutto tondo, alla domanda se vi sentite più curatori o artisti all’unanime non ci può che essere una sola risposta:“il FACE è la nostra opera.”