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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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A Gioia la presentazione del libro “Cornutissima, semmai!” Domani, alle 18, nell'ambito delle Giornata Fai di primavera

A Gioia la presentazione del libro “Cornutissima, semmai!” Domani, alle 18, nell'ambito delle Giornata Fai di primavera
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di Caterina Sorbara

Domani a Gioia Tauro, alle ore 18, nell’antica location di Palazzo Baldari, nell’ambito delle manifestazioni per le Giornate di Primavera FAI – Fondo Ambiente Italiano a Gioia Tauro, si terrà  la presentazione del libro “Cornutissima, semmai! Controcanto della Sicilia buttanissima” di Valerio Musumeci (Circolo Proudhon edizioni).

Dialogheranno con l’autore, Domenico Latino de La Gazzetta del Sud e l’Assessore alla Cultura di Gioia Tauro Francesco Maria Toscano.

«Può apparire singolare presentare in Calabria un libro che già dal titolo si riferisce espressamente alla Sicilia» dice l’autore a proposito dell’opera «Ma la cornice messa a disposizione dal Comune di Gioia Tauro offre spunti interessanti per capire che in verità il collegamento c’è. A Palazzo Baldari, dove si svolgerà la presentazione, dormì – stando alle cronache cittadine – Giuseppe Garibaldi di ritorno dall’impresa dei Mille. Si vede allora come una figura storica determinante per le sorti non molto magnifiche della Sicilia e del Mezzogiorno d’Italia post-unitari, di cui mi occupo diffusamente sin dalle prime pagine del saggio, ritorni centocinquantacinque anni dopo a suggerirci col suo ricordo che da lì, dal 1861 – anno zero per il sud Italia – dobbiamo partire per cercare di comprendere i problemi che ad oggi vessano le nostre terre».

«Sarà pure interessante vedere» continua Musumeci «quale sia stata la reazione psicologica di siciliani e calabresi di fronte all’Unità e a tutto ciò che ne seguì. Questa reazione io la chiamo gattopardismo: ovvero l’attitudine sotterranea e costante, direi carsica con la quale i cittadini affrontano ormai da secoli le dinamiche del potere prima baronale e successivamente italiano. L’attitudine cioè a sopravvivere in una nicchia di non-presenza (tale e quale, ribaltata, a quella espressa da Tomasi di Lampedusa nel suo Gattopardo, ove l’antica nobiltà siciliana è portata a traslarsi in un mondo che non conosce ma che deve accettare per sopravvivere) dalla quale supinamente ma degnamente condurre la propria esistenza, senza troppo badare a finezze quali l’impegno civico, la coscienza civile, la cosa pubblica e quant’altro. Questo» conclude l’autore «in Sicilia lo diciamo così: caliti juncu ca passa la china. Piegati giunco, senza spezzarti, in attesa che la piena passi e si possa tornare a respirare».