di Alberto De Luca
Secondo il calendario venatorio 2018/2019, il Colombaccio è fra le specie cacciabili fino all’ultimo giorno, insieme alla Cornacchia grigia, alla Ghiandaia e alla Gazza.
Sparare alle cicogne è reato. Il volatile è un animale protetto e non cacciabile. Chiunque uccide un uccello protetto va incontro a sanzioni penali e amministrative previste dalla legge nazionale 157/92, unitamente a quella sulle aree protette 394/91, al Decreto n.184/2007 e alle normative di ordinamento regionale. Chi spara a specie protette, caccia in tempi e aree di divieto con modalità e mezzi vietati, catturando animali e uccelli illegalmente, è un bracconiere.
Per molti appassionati dell’arte venatoria, se si dovesse condannare la caccia per quello che fanno i cacciatori di frodo, si dovrebbe incolpare l’umanità dei crimini commessi dagli uomini malvagi. Come esistono gli uomini onesti e disonesti, allo stesso modo, ci sono cacciatori per bene e bracconieri. Punire i cacciatori scorretti non implica per forza l’abolizione della caccia, ma dinanzi alla sofferenza procurata agli animali, è necessaria una presa di posizione.
Chi ha ucciso, con un colpo di fucile, l’esemplare di cicogna bianca, ritrovato cadavere nel proprio nido, tra i comuni di Luzzi, Lattarico e Torano, ha ferito l’intelligenza e la memoria di chi ha fatto del volatile un simbolo di cultura per l’umanità. Nell’immaginario collettivo, la cicogna è emblema di maternità.
In Baviera esiste una tradizione secondo cui i bambini buoni viaggino sul dorso della cicogna, quelli cattivi invece sono trasportati nel becco. In Olanda e in Germania i bambini cantano canzoni alle cicogne per chiedere loro di avere un fratello o una sorella. In molti paesi una cicogna che voli sopra una casa e considerato un auspicio di nascita imminente. Nell’antichità avvistare una coppia di cicogne su un tetto prometteva buona fortuna.
Anche a Bisignano, nelle memorie orali dei più anziani, ci sono racconti che parlano delle cicogne e delle rondini come auspicio di buona ventura. Le novelle dei nonni trovano riscontro nella mitologia romana, dove la cicogna era consacrata alla dea Venere, per cui, quando il volatile decideva di fare il proprio nido sul tetto di casa, si pensava fosse una benedizione da parte della stessa dea. Nei racconti di chi visse il dopoguerra, a coltivare i campi come mezzadri, nei territori della località Frassia di Bisignano, emergono i ricordi di un volatile dalle gambe lunghe, dal piumaggio bianco e nero, più volte avvistato in cielo o appollaiata sul comignolo di una vecchia fornace.
Il vile atto di bracconaggio registrato in provincia di Cosenza, non è il primo e probabilmente non sarà nemmeno l’ultimo. Il fenomeno illegale è diffuso in altri paesi. L’intenzione di sporgere denuncia contro ignoti, è un atto doveroso, come quello di sospendere la caccia, anche nei prossimi anni, nelle zone in cui nidificano gli esemplari di cicogna.
Il bracconaggio resiste oltre che per motivazioni socio-culturali anche a causa della mancanza di controlli. Nei luoghi dove si caccia, senza un’adeguata vigilanza, sottodimensionata rispetto all’entità del fenomeno, con risorse economiche e strumenti scarsi, si parlerà anche in futuro di animali protetti, uccisi dai pallini, esplosi da doppiette mal gestite.
Il grave fenomeno del bracconaggio è contrastato da decenni dalla Lega Italiana Protezione Uccelli (ONLUS) attraverso varie iniziative (campi, studi, vigilanza e denunce). Il motto del progetto “Partire è vivere” contro il bracconaggio auspica che il viaggio degli uccelli migratori sia un viaggio di vita, di colori e di meraviglie. La Lipu mira a suscitare nelle popolazioni un maggiore apprezzamento della natura e un netto rifiuto del bracconaggio.