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Ndrangheta, operazione “Hybris”, nelle mani delle Ndrine le aste giudiziarie dei capannoni nell’area industriale del porto di Gioia Tauro

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L’acquisizione dei capannoni nell’aerea industriale di Gioia Tauro attraverso l’aste giudiziarie erano diventate in appannaggio di esponenti della Ndrangheta di Gioia Tauro e Rosarno, ecco alcuni particolari che mettono in evidenza il ruolo di alcuni imprenditori locali. Per diritto di replica chiunque degli interessati può inviare alla redazione di Approdo Calabria la loro ricostruzione all’indirizzo email redazione@approdocalabria.it

CALABRO’ TOMMASO SI RITIRA IN FAVORE DI FRANCO DOMENICO . ECCO I PARTICOLARI

Il ruolo di Calabrò Tommaso per indurlo a ritirare l’offerta presso il
liquidatore; il soggetto in questione effettivamente si recava presso il liquidatore per ritirare l’offerta e
veniva notato da uno dei figli di Domenico Franco (we dice che quella sern ce io !’ho chianato
qua, è andato a ritirarsi la busta quello, la sera stessa. e dice, che quando I’hanno visto là, non
smpeva, c’era il figlio di Mico Franco là quell’incontro fortuito era stato riferito immediatamente
espressamente a Ciccio Pecora‣ il quale, già dal giorno successivo aveva voluto incontrare Francesco Benito
Palaia per chiarire la circostanza e determinare chi avrebbe potuto proseguire la gara per
l’aggiudicazione dell’immobile (ecco perché la mattina alle sette mi sono trovato a Ciccio Pecora
là dietro io. e mi ha detto, ma quello ieri sera è andato !à … tu stai sicuro che non ne presenta busta
qesto, infatti la mattina alle dieci hanno fatto il coso, lui ha dovuto presenziare per forza..);
tutto ciò posto la definizione della vicenda non veniva riferita dall indagato.
Dunque, non si comprende se Palaia e Pesce avessero raggiunto un accordo per l’aggiudicazione
dell’immobile.
Quello che emerge, certamente, è che un capannone industriale era stato aggiudicato da
Franco Domenico e che Palaia aveva indotto Calabrò Tommaso ritirare l’offerta in relazione al predetto
acquisto.
La conversazione proseguiva attraverso ulteriori riferimenti non afferenti alla vicenda in esame o
comunque non direttamente comprensibili.
Tale emergenza probatoria, unita alla ricostruzione complessiva della vicenda, permette di ritenere
integrati gli indizi di colpevolezza a carico dell’indagato Palaia Francesco Benito in relazione
Com’e noto, la norma incriminatrice di cui all’art. 353 c.p. è posta a tutela della regolarità delle
gare della Pubblica Amministrazione, sia quanto alla conclusione dei propri contratti che quanto
alle vendite giudiziarie, come avviene nel caso di specie.
La norma incrimina l’impedimento o il turbamento di una gara o l’allontanamento dalla stessa di
minaccia) o
concorrenti che siano realizzati attraverso l’uso di mezzi intimidatori (violenza
fraudolenti (doni, promesse, collusioni e mezzi fraudolenti in genere).
Come dopo si precisa meglio, l’ambito di applicazione della norma riguarda solo le ipotesi in cui,
in qualsiasi forma, si proceda in forma di gara o licitazione privata, espressioni utilizzate in termini
generali nel senso di contrati conclusi con una qualsiasi forma di competizione tra i concorrenti
Il reato presuppone che vi sia stato inizio della procedura di gara, quindi chhe almeno sia stato
pubblicato il bando, e si realizza quando:
⁃ la gara venga impedita, ovvero non possa essere effettuata a causa di uno dei mezzi suddetti;
detto io ora tu mi devi dire una cosa, . . in . . dal lato di Rosarno, scegliti qualsiasi capannone vuoi, e mi
dici, il capannone e tutto.> , sopra il distributore, me lo aveva detto Ciccio a me e tra le altre cose
questo che sta gestendo questi due capannoni è Zurzolo, primo cugino di mia suocera..”).
Ancora una volta, Palaia effettuava una digressione parlando dell’ acquisto di un altro capannone
posto in essere dal Calabrò in passato che era appartenuto alla società Gioia succhi s.r.l.; secondo
Palaia l’operazione era andata a buon fine, in questo caso, solo perché nessun aItro era interessato.

A questo punto, Palaia tornava sul tema centrale del dialogo. Ed infatti, in relazione ai due
capannoni cui era attualmente interessato, riferiva di essere in attesa di ricevere la lista relativa a
beni all’asta che si sarebbe tenuta da li a breve, aggiungendo che il soggetto deputato a gestire tali
era di Cinquefrondi.
La P.g., alla luce delle in formazioni offerte circa l’ubicazione dei beni e la provenienza del curatore riusciva ad individuare compiutamente la procedura fallimentare in questione: “Quest’ultima precisazione permetteva di individuare con particolare certezza gli immobili a cui puntavano gli
interlocutori: il sito del Tribunale di Palmi infatti, nella sezione Ricerca aste giudiziarie permetteva di conoscere le procedure attive immobili.. delle cinque procedure evidenziate soltanto
attualmiente all’asta all’asta sul sul comune San Ferdinando una era
affidata ad un professionista di Cinquefrondi, e riguardava la particella n.
1005, foglio n. 31 del Catasto Fabbricati, costituita da due caparnoni , intestati alla ditta EKOTEM s.T.
di Palmi, ubicati a circa 500 di metri di distanza dal’uscita dell’area doganale e del distributore Esso della
SS. 682, area che effettivamente corrispondeva alla descrizione riportata dal Palaia”
Ancora, Palaia, cambiando parzialmente argomento, riferiva a Delfino che Tommaso Calabrò era
interessato anche ad un capannone che indicava con il nome di ” Atlanta”; anche questo veniva
compiutamente individuato dalla P.g
Ad un certo punto della conversazione, Palaia tornava sulla vicenda dell’asta dei due capannoni
siti vicino alla dogana, nei pressi del distributore e confermava che uno dei due del valore di 700
mila euro era stato acquistato da parte di Franco Domenico per la cifra 250 mila euro.
In particolare, secondo il racconto dell’indagato Palaia, emergeva che:
la procedura fallimentare era gestita da un curatore fallimentare di Cinquefrondi, subentrato
nella procedura ad un professionista di Palmi;
il curatore avrebbe avvisato Domenico Franco del fatto che un terzo soggetto era interessa to
all’acquisto del bene all’incanto e aveva presentato una specifica offerta: comunque il curatore prima era uno di Palmi e poi è passato tutto nelle mani.che, dice, questo curatore di Palmi,
si faceva le buste da solo, non so che cazzo di imbroglio faceva, e poi dice che il Tribunale glielo ha
passato a questo di Cinquefrondi e tutto. passa utto tranite questo.. , “E dice che lui lo ha
chiamato a Mico Franco per dirgli guardate che c’è Tizio..;
a questo punto il Palaia aveva convocato tale soggetto che aveva presentato l’offerta (che, a questo punto, leggendo tale tratto del dialogo in combinato disposto con il precedente,
In particolare, in un primo tratto di conversazione Palaia raccontava di un caso egli aveva falsato
una gara impendendo ad un soggetto di partecipare alla stessa; la gara di cui si tatta diretta
all’ aggiudicazione di un capannone sito all’uscita della dogana poi acquistato da Mico Franco (Eh..ho dovuto.. per non farli presentare all’asta . ma non era . . i I capanmnone questo qua, che avevano fatto ..
che hanno preso loro, sai qual è? Esci dalla dogana . o vedi dove si parcheggiano gli zingari con la roulotte?
Quello di sopra.’ Lo hanno comprato già!>, Da Mico Franco!.).
Sulla scorta di tale tratto di conversazione, la polizia giudiziaria identificava il soggetto citato in
Domenico Franco, imprenditore attivo nel settore degli autotrasporti ed individuava il capannone
oggetto del discorso in quello collocato nei pressi della dogana dei Porto di Gioia Tauro, e
segnatamente il capannone intestato alla società , di Caterina Cananzi e Salvatore Franco, rispetivamente: moglie e figlio del sopra citato Franco Domenico.
SI appurava, dunque, che, in piena aderenza quanto narrato da Palaia, Franco Domenico era titolare di un capannone industriale nella zona della dogana del porto di Gioia Tauro
Palaia Francesco Benito evidenziava che tale operazione immobiliare era stata condotta
all’insaputa di “Ciccio”, secondo la P.g. identificato in Pesce Francesco detto “Pecora”
Il discorso del capannone “vicino alla dogana”, a questo punto, veniva abbandonato e, come si
diceva, Palaia si lanciava in una serie di digressioni riguardanti sempre il tema delle aste.
In particolare:
in un altro caso, la cosca Pesce gli avrebbe dato il nulla osta per l’acquisto di 2 opifici vicino
ad un distributore (là dice .. dice che ce ne sono due sotto il distributore, o sopra il distributore o
sotto il distributore. Sopra sono? E mi harno detto di fare l’operazione..);
sei mesi prima, per !’acquisto di un capannone, aveva avuto un confronto con Pesce Savino
(Poi si è incazzato Savino, ha detto . .. ha detto e come ti pernetti. inc..perché poi io quando ho
saputo quel fatto là, gli ho detto io Ciccio ma mi hai detto la verità ?..Mi ha det to gli ho detto io
vedi che io so così così così e così. ha detto Ciccio Palaia, vedi che tu quando vieni a casa mia, io con
te parlo sempre con la verità, come tu parli con me con la verità, se io ti dico, che quel capannone lì,
di Pino, se l’è comprato sei mesi fa, ed è stato Andrea l’autore per comprarselo.., Allorn, allora hui
mi ha detto che Pino se l’è comprato sei mesi fa il capannone . .che ha preso la proposta sei mesi fa ..
non so se si è presentato sei mesi fa..);
A questo punto, Palaia tornava sull’argomento principale, manifestando l’interesse per l’acquisto
di due – non più uno – capannoni industriali siti vicino ad una stazione di carburante al cui
acquisto era interessato anche Tommaso Calabrò, indicato come il socio del fratello; si comprende
che Tommaso Calabrò era stato dirottato dal Palaia verso qualsiasi altro capannone sito nella zona
di Rosarno (di cui evidentemente Palaia garantiva la buona riuscita) ma diverso da quello che
solleticava l’ppetito del Palaia (Comunque tutti e due sono belli ah sul distributore>, vedi che ci sono questi due e ra le altre cose . .. i sta aspettando.”, a gli hno detto io, che poi questo qua mi è
venuto a trovare, questo.. socio di mio fratello . no? Mi ha detto Francesco, mi hna detto, che devo fare? Cli
ho detto io.. Tonmnaso, gli hno detto senti una cosa, tu a mio fratello non lo putoi mettere nei casini, perché
0ggi, non siamo nelle condizioni di andare> , < Casini, asini, perché gin i casini ci sono i vecchi casini, gli ho Orbene, la conversazione n. 703-704 del 27.2.2021, sebbene ricca di spunti probatoriamente rilevanti, non permette di ricostruire compiutamente tutte le vicende legate alle aste giudiziarie che costituiscono oggetto dell' intera conversazione Ed infatti, sebbene dalla conversazione in esame emerga chiaramente un intenso interessamento della criminalità organizzata all'accaparramento di immobili attraverso I'infiltrazione nel settore delle aste giudiziarie, gli aneddoti riferiti dal Palaia al Delfino non permettono la ricostuzione di azione di turbativa d'asta specifiche, dlifettando, in molti casi di elementi sufficienti per l'integrazione di una data fattispecie di reato, pur essendo chiaro il contesto illecito in cui tutti gli episodi narrati si sviluppano Come si è visto, la conversazione nasceva dalla circostanza che il socio del fratello del Palaia, tale Calabrò Tommaso, la sera precedente aveva interpellato l'indagato chiedendogli, sostanzialmente, se quest ultimo era interessato allacquisto di u capannone non meglio specificato perché, evidentemente, solo in assenza di un interesse del Palaia, avrebbe formulato una proposta d'acquisto. Non si comprende come si definiva la predetta vicenda posto che Palaia operava una serie di digressioni relative a pregresse partecipazioni ad aste giudiziarie in relazioni alle quali, grazie esponenti della cosca Pesce, era stato falsato il risultato all'a autorevole intervento si era registrato I'intervento di esponenti della cosca Pesce. Il filo conduttore della conversazione era una procedura di asta in corso di svolgimento e avente ad oggetto due capannoni industriali siti all'uscita della dogana Tuttavia, sulla narrazione della specifica asta in questione Palaia innestava il racconto di alti interven ti illeciti nel settore elle aste per cui è necessaria un'attenta analisi del dialogo che permetta di separare i tratti della conversazione afferenti l' asta dei capannoni vicino al distributore che afferiscono chiaramente alla vicenda sussunta nel capo 66) dell'imputazione - dagli altri fatti narrati, non compiutamente ricostruiti per cui non sussunti in alcun capo di imputazione In definitiva, il Palaia raccontava all'amico gioiese di aver convocato un soggetto non meglio identificato perché si astenesse, in favore di FRANCO Domenico, dal manifestare interesse alla gara indetta per la vendita di capannoni industriale. La constatazione che il soggetto convocato dal Palaia, subito dopo l'incontro, avesse proceduto al ritiro dell'offerta depone ineludibilmente nel senso di ritenere che lo stesso fsse stato costretto dal Palaia a rivedere i propri interessi imprenditoriali Che si trattasse di una decisione volta a mantenere illesi gli equilibri mafiosi sul territorio rosarnese depone I'ulteriore osservazione che di quella vicenda aveva chiesto PESCE Francesco -detto pecora-, avvisato dal figlio conto al Palaia lesponente della omonima consorteria, dell'imprenditore favorito di un incontro tra competitor e il curatore della procedura L'incontro tra Palaia Francesco Benito ed il duo Messineo-Delfino si concludeva con !'intervento di Aurelio Messineo., ino a quel momento semplice spettatore della conversazione, che ricordava ai presenti la necessità di procacciare alcune armi da fuoco 1633 Si riporta lo stralcio di interesse della registrazione ambientale!9: omissis... MESSINEO Aurelio : h.. Ciccio.. h.. glielo avevi accennato tu per... DELFINO ROcco: Ah! Mi servono ..in.c..pezzi . .. pistole MESSINEO Aurelio: Nelle scatole però.. DELFINO Rocco: Ah... PALAIA Francesco Benito: Se ce 1'ha Peppe.. ..omissis. Valutazioni conclusive la conversazione sebbene ricca di spunti probatoriamente rilevanti, non permette di ricostruire compiutamente tutte le vicende legate alle aste giudiziarie che costituiscono oggetto dell'intera conversazione Ed infatti, sebbene dalla conversazione in esame emerga chiaramente un intenso interessamento della criminalità organizzata all'accaparramento di immobili attraverso I'infiltrazione nel settore delle aste giudiziarie, gli aneddoti raccontati dal Palaia al Delfino non permettono la ricostruzione di azione di turbativa ď'asta specifiche, difettando, in molti casi di elementi sufficienti per Palaia appariva dettata da ragioni di opportunità, riconducibili alla palese esistenza di una gestione criminale delle compravendite, che si reggeva su delicati equilibri sussistenti tra vari aggregati mafiosi. Equilibri che neanche un soggetto di rilievo come l'esponente della famiglia Bellocco di Rosamno, era intenzionato ad incrinare, in virtù delle logiche di mafiosa , Delfino poneva parlare quindi della l'attenzione vicenda, alludendo ad un'altro ad una immobile, implicitamente quegli famiglia altri ad Morano: .. questo esponenti > 1993 Apprendendo tale circostanza Rocco Delfino chiedeva
un’informazione Su , 199, con la descrizione
dei piani di dettaglio sugli investimenti connessi all’operazione, proposti allo stesso curatore da
Giovanni Palaia, sostenuto da , riferibile ad uno dei congiunti dello stesso:
questo..>”‘9″, il quale, già dal giorno successivo aveva voluto incontrare Francesco Benito Palaia
per chiarire la circostanza e determinare chi avrebbe potuto proseguire la gara per
I’aggiudicazione dell’immobile: , quale manovratore
occulto delle partecipazioni alle aste giudiziarie, concettualmente ispirate a regole di libero
mercato na, in pratica, coartate dagli accordi preliminari, risultati essere di esclusivo
appannaggio dei vertici delle famiglie della ‘ndrangheta.
Al termine di tale racconto Rocco Delfino poneva una domanda incomprensibile a cui Palaia
rispondeva riferendosi ad una compravendita già richiamata in precedenza, che vedeva come
parti in causa, tali e >, non fornendo, anche in questo caso, ulteriori elementi
utili a circostanziare la vicenda, ma sottolineando comunque la volontà di estraniarsi da questa
procedura: 1992. In questo caso la scelta di Francesco Benito
Ed invero, sui fatti sopra sintetizzati, così prosegue la polizia giudiziaria:
“”Francesco Benito Palaia riprendeva a fare valutazioni sui capannoni ritenuti migliori per
un loro futuro acquisto, riferendosi ad un immobile che accostava di nuovo a ,
ovvero Domenico Franco, ritenuto un uomo dei Pesce. Lo stesso capannone veniva incluso in
uno di quelli gestiti dal professionista di Cinquefrondi: 1986. II Palaia, noncurante della
precisazione del Delfino, proseguiva raccontando un aneddoto secondo il quale il curatore
fallimentare di Cinquefrondi, subentrato nella procedura ad un professionista di Palmi, avrebbe
avvisato Domenico Franco del fatto che un terzo soggetto era interessato all’acquisto del bene
all’ incanto e per questa ragione aveva presentato una specifica offerta: , ma in passato effettivamente
appartenuto alla società ‘978. Sulla scorta di questa intercettazione, appariva
evidente come a monte dell’assegnazione dei siti industriali, in genere, ma in particolar modo
quelli interessati dalle aste giudiziarie, vi era un’interlocuzione mafiosa che stabiliva il soggetto
che doveva beneficiare del bene.
Si riporta la registrazione ambientale di interesse 979:
Perché Mimmo secondo me glielo ha detto .. ti dico
PALAIA Francesco Benito:
DELFINO Rocco:
tratto inc… hanno preso la manutenzione..
PALAIA Francesco Benito:
Lo so!
DELFINO Rocco:
Eh, quindi ..
PALAIA Francesco Benito: G li ho detto io, questo coso lordo di merda si è lavato pure le
palle, gli ho detto io…
DELFINO Rocco:
H a preso la manutenzione .. cioè non solo lavora .. tutta la
manutenzione di tutti i pali ..
PALAIA Francesco Benito:
ì si, ha fatto i marciapiedi pure ..
DELFINO Rocco:
Tutti i pali …
PALAIA Francesco Benito : Ma a me non mi interessa, basta che se li porta, non mi
interessa né che fa, né che non fa ..
E per il fatto del capannone che hai fatto ?
DELFINO Rocco:
Di là dietro ?
PALAIA Francesco Benito:
DELFINO Rocco:
Per te .. per tuo fratello
PALAÏA Francesco Benito:
.. ho dovuto … per non farli presentare al’asta .. ma non
era … il capannone questo qua, che avevano fatto ..che
hanno preso loro, sai qual è ? Esci dalla dogana .. lo vedi
dove si parcheggiano gli zingari con la roulotte? Quello di
sopra

DELFINO Rocco: Inc
PALAIA Francesco Benito: Eh. …
DELFINO Rocco:
Inc …ma quale ..?
PALAIA Francesco Benito:
L hanno comprato già!
Da chi ?
DELFINO Rocco:
Da Mico Franco !..
PALAIA Francesco Benito:
DELFINO Rocco:
Inc..
PALAIA Francesco Benito: Se n’e fottuto di tutti, lui c’era prima ! Questo non lo sapeva
che c’era Mico Franco, io perché gli ho detto a Calabrò .. inc
..se l’è comprato all’asta lui …
DELFINO Rocco:
. Eh allora se l’è preso!
PALAIA Francesco Benito: Eh ! Prima che lo sappia Ciccio..
97

Atlante s.r.l. avente partita iva 00804130987 e sede a San Ferdinando, cancellata nel 2017. L’amministratore

unico, e socio di maggioranza, risultava essere CODENOTTI Giovanni nato a Gussago
Eh ! Prima che lo sappia Ciccio …
manteneva sino al 2015, che amministratore unico della società “‘””. 1l rosarnese rassicurava il suo interlocutore di Gioia
Tauro, asserendo di essere in attesa di ricevere la lista, volendo intendere quella dei beni
all’asta, ed aggiungendo che il soggetto deputato a gestire tali beni era di Cinquefrondi: Ed
ora stasera hanno detto che mi portano la lista e dice che sta manovrando tutto uno di
Cinquefrondi>,”9″%, Quest’ultima precisazione permetteva di individuare con particolare
certezza gli immobili a cui puntavano i due interlocutori: il sito del Tribunale di Palmi infatti,
nella sezione – risorsa aperta , n dr. “, permetteva di enucleare gli
immobili industriali attualmente all’asta sul comune di San Ferdinando’9”, per un totale di prendo io..>”90. I Palaia, quindi, assicurava la fattibilità dell’operazione aggiungendo che
Tommaso Calabrò, finanziatore dell’iniziativa, aveva bisogno di un capannone munito di
ampio piazzale, per lo stoccaggio dei bidoni per il succo’%6, caratteristica che effettivamente
aveva I’immobile che gli era stato precluso, quello in fine acquistato da Domenico Franco:
‘902. In questo frangente Francesco Benito Palaia offriva un’interessante
riflessione circa la spartizione dell’area industriale dell’area adiacente al porto, riportando una
spiegazione che aveva già dato allo stesso Tommaso Calabrò, riguardo ad un precedente
acquisto di un capannone ubicato all’interno dell’area doganale, area non contemplata dagli
accordi di spartizione della criminalità organizzata: !963, 964. A tal
proposito appare opportuno specificare che effettivamente il citato Calabrò risultava avere la
disponibilità del capannone censito al foglio del Catasto Fabbricati di San Ferdinando, particella
n. 897, ubicata effettivamente all’interno dell’area doganale, alle spalle della caserma della
Guardia di Finanza, Nello specifico il 23 febbraio 2016 la società , carica che Nella ricostruzione della vicenda, così scrive la polizia giudiziaria:
lI Palaia tornava quindi a parlare della possibilità di acquisire due capannoni ubicati nei pressi di
una stazione di servizio, sui quali Rocco Delfino non faceva mistero delle proprie mire,
spiegando di essersi confrontato con il socio del fratello ’94 del suo interlocutore, ovvero il più
volte citato Tommaso Calabrò. Questo imprenditore, avendo l’interesse ad acquistare un
immobile industriale, ma conoscendo perfettamente le dinamiche criminali che regolano il
settore, aveva chiesto espresso appoggio a Francesco Benito Palaia che, per evitare pericolose
esposizioni del fratello Giovanni, gli aveva consigliato di individuare preliminarmente gli
immobili ritenuti idonei; scelta che sarebbe chiaramente stata sottoposta al vaglio della cosca
Pesce, nella persona di Ciccio, ovvero Pesce Francesco alias , che avrebbe
dovuto necessaria mente approvare l’operazione: “95, “9s, ‘957, , ……Eh, vedi qual è che..>, aNe prendiamo due vicini.. to tuo
fratello ed uno per me…>)
PALAIA Francesco Benito, a questo punto, affermava che gli era stato proposto di acquistare due opifici nei
pressi del distributore e di essere stato regolarmente “autorizzato ” (“”E là dice . dice che ce ne sono due
sotto il distributore, o sopra il distributore o sotto il distributore…> , “). Passava poi a raccontare di un duro confronto che aveva avuto con Pesce Francesco detto
pecora’ e con Pesce Savino in relazione all’acquisto di un capannone, sei mesi prima, prima, ove erano state
rilevate condotte opache da entrambe le parti (aPoi si è incazzalo Savino, ha detto … ha detto e come Hi
permetti… inc.. perché poi io quando ho sapito quel fatto là, gli ho dettO io
Ciccio ma mi hai detto la
verità?…Mi ha ha detto detto .. … gli ho detto io vedi che io so così cosi cosi e cos.. ha deto Ciccio Palaia, vedi che tu
quando vieni a casa mia, io con te parlo sempre con la verità, come tu parli con me con la verità, se io ti
dico, che quel capannone là, di Pino, se l’è comprato sei mesi fa, ed è stato Andrea l’autore per
comprarselo…, aAllora, allora lui mi ha detto che Pino se l’è comprato sei mesi fa il capannone …che ha
preso la proposta sei mesi fa … non so se si è presentato sei mesi fa.>)
Palaia Francesco Benito riprendeva il discorso in merito ai due capannoni siti presso una stazione di
carburante. Delfino Rocco affermava di essere personalmnente interessato a quei capannoni e di averne
parlato proprio con Calabrò Tommaso, socio del frateilo del SUO interlocutore.
Si arguiva dunque che Calabrò aveva interessato Francesco Benito del progetto imprenditoriale e che
quest’ultimo non aveva opposto alcuna resistenza salvo evidentemente ottenere il nulla osta criminale anche
dalla cosca Pesce, nella persona di Pesce Francesco detto ‘pecora’.
Si comprendeva quindi che PESCE Francesco colui che, per accordi di ndrangheta e d territorio, doveva
dare permesso mafioso, anche ove, come in questo caso, erano coinvolti altri ndranghetisti appartenenti ad
altre articolazioni territoriali della della ndrangheta,
ve lo prendete voi mi fate un javore, it aisse… “), DELFIo 1 pouzzavas, m via prem arc,
un affitto, specificando che il fabbricato in questione era attualmente gestito da una ditta riconducibile a tale
, alludendo chiaramente
all’intenzione del soggetto che aveva definito il di avviare la trattativa per accaparrarsi l’immobile.
A dimostrazione del fatto che erano diverse le questioni illecite di interesse dei due propalanti, i due
passavano a parlare di un soggetto (non identificato per mancanza di riferimenti dettagliati) di Delianuova
che DELFINO doveva contattare per questioni economiche non meglio definite, ma che, in ragione del fatto
che il Delfino doveva andare a parlargli per portare dei soldi, non lasciava presagire nulla di legale (PALALA:
quello di Delianuova non è venuto più. Di portargli E soldi Rocco.. di andare direttamente, lui a portarli i
soldi… “)
Si riporta la conversazione nella parte di interesse'”7
… omissis…

PALAIA Francesco Benito: Conosci qualche a prete
a Gioia? Mi serve una dichiarazione
che uno deve fare un paio di mesi di corso.di andare due
volte alla settimana in Chiesa…Elvio non c’è..
Eh… qui a Don Gianni. andiamo a Castellace e glielo
diciamo a Don Gianni..e ce lo fa subito..
Subito?
Subito! Vieni lunedì vieni e andiamo…
Luned.i..in…..
Pure domani casomai, domani mattina ..in…
Quello non è venuto là…
..in.. conosci a Don Gianni Modafferi… lo conosci, lo
conosci..
Eh.. ieri è venuto il porco, ieri sera..
Eh!
E dice che quello la sopra, là, a Gianni gli vuole vendere il
coso là sotto…
..in…
Ha detto, tu che ne pensi? Gli ho detto io, io veramente ero
propenso a prendermelo i o .in.. ha detto, se lo vogliono
vendere, lo hanno messo in vendita, dice, ogni volta con
scusa del cos..gli ho detto io, guarda, io la situazione li non
la so com’è, gli ho detto io, però, gli ho detto io, mettiglil
bastone in mezzo le ruote..