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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 24 APRILE 2024

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30 anni fa a Taurianova vennero uccise due gran persone perbene, i fratelli Grimaldi Era quel "venerdì nero" del 3 maggio 1991, la città divenne cupa e assediata dalla paura per quella feroce mattanza in quel terribile periodo di terrore

30 anni fa a Taurianova vennero uccise due gran persone perbene, i fratelli Grimaldi Era quel "venerdì nero" del 3 maggio 1991, la città divenne cupa e assediata dalla paura per quella feroce mattanza in quel terribile periodo di terrore

Ci sono dei ricordi che fanno ancora male, il tempo scolpisce dei dolori i quali fermano il tempo in quel preciso istante quando si sono verificati. Eppure ricordare non vuol dire solo aprire un dolore, ma aiutare a far sì che quel dolore possa essere condiviso da chi oggi, in quegli anni terribili ancora doveva nascere e non sa che Taurianova visse una delle pagine più buie della sua storia.
Era scoppiata una faida tra famiglie di ‘Ndrangheta, una parola che certe volte vorrebbe dire tanto, ma che in alcuni casi, purtroppo, coinvolge chi di quella parola non conosce nemmeno lontanamente il significato perché ha vissuto la propria vita nella rettitudine morale e nell’onestà del buon padre di famiglia.
Stiamo parlando di qual brutto giorno definito dalle allora cronache giornalistiche, “Venerdì nero”, era il 3 maggio del 1991 e in questa città, si consumarono cinque atroci delitti. Cinque persone morte a colpi di lupara dalla furia mafiosa, quella che non conosce altra ragione se non la prevaricazione del potere del forte verso il più debole. Quel giorno, quel maledetto giorno finimmo su tutti i giornali anche oltreoceano, ma non è quella mattanza mafiosa che noi oggi vogliamo ricordare, no, noi oggi vogliamo dire a gran voce che in quella maledetta mattanza persero la vita due gran belle persone. I fratelli Giovanni e Giuseppe Grimaldi.
Due uomini onesti che hanno sempre vissuto del proprio lavoro e dei propri sacrifici. Due uomini che hanno costruito la loro onestà con i comportamenti umani e morali all’insegna della legalità.
Un triste destino vuole che tra quei cinque morti ci fossero loro due, una colpa che non era la loro, martiri di una vendetta di quella maledetta furia mafiosa la quale non conosceva confini.
Le cronache dell’epoca parlano di “testa mozzata”, le pagine dei giornali si riempiono di righe, immaginando uno scenario macabro, ad esempio “come uno dei killer abbia tolto di mano il coltello che il Giuseppe Grimaldi aveva preso per difendersi e abbassandosi sulla vittima con colpi netti e precisi gli ha mozzato la testa e l’ha lanciata in aria dopo averla ruotata come una mazza tenendola per i capelli”. Ma a noi non interessa la cronaca mafiosa né i paticolare macabri, poi su certi aspetti smentiti dagli esami autoptici. A noi oggi interessa ricordare, a distanza di 30 anni, quei due uomini, due persone oneste e perbene, martiri della ferocia assassina della cosiddetta “montagna di merda”, come la definì un altro martire della ferocia mafiosa qual è stato Peppino Impastato.
Quelle persone si chiamavano (e si chiamano ancora), gli onesti Giovanni e Giuseppe Grimaldi!
(GiLar)