Gioia Tauro, ecco il vertice della potente cosca di Ndrangheta della famiglia Piromalli. All’interno il ruolo operativo di ciascun appartenente

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Piromalli Antonio, Piromalli Gioacchino e Piromalli Giuseppe

 Erano i componenti della Commissione dei fratelli Piromalli; una struttura organizzativa di vertice, unificante le varie linee di potere della cosca, operanti – con relativi margini di autonomia – anche attraverso gruppi di sodali specialmente fidelizzati, all’interno dell’unica articolazione territoriale della più ampia associazione criminale. PIROMALLI Giuseppe c1.45, in qualità di capo, promotore, organizzatore, con capacità di: – rappresentare il vertice della cosca più esposto sotto il versante dell’esplicitazione dell’intimidazione assoggettante; – impartire direttive ai sodali conferendo ruoli, doti e stabilendo eventuali rescissioni dal pactum sceleris; – rilasciare il cd nulla osta – ossia l’autorizzazione – alle iniziative imprenditoriali, di compravendita immobiliare e in generale iniziative di tipo economico; influenzare le aste pubbliche; interfacciarsi con altre consorterie; individuare i soggetti cui demandare il potere di rappresentarlo nei convegni di ndrangheta con altre consorterie; occuparsi della cd. assistenza agli associati, fornendo loro supporto economico e legale in caso di arresto (come, ad esempio, verificatosi per Messineo Aurelio, Copelli Salvatore, Romagnosi Cosimo c1.60); ampliare, con metodi estorsivi, il patrimonio economico della cosca ricorrendo sistematicamente anche ad intestazioni fittizie dei beni; reinvestire i proventi delle attività illecite nei settore agricolo e immobiliare; dirimere eventuali controversie interne o esterne al sodalizio; porre in essere o delegare azioni estorsive ai danni di privati e di imprenditori; ed in generale svolgendo ogni potere direttivo della consorteria.

sul territorio; concorreva nelle decisioni volte a fornire il permesso agli imprenditori per poter avviare attività lavorativa nel territorio di Gioia Tauro; vantava diritto a percepire quote dei proventi illeciti derivanti dai reati fine; ed in generale svolgeva ogni potere direttivo della consorteria.

PIROMALLI ANTONIO

 in qualità di capo, concorreva nelle decisioni volte a fornire il permesso agli imprenditori per poter avviare attività lavorativa nel territorio di Gioia Tauro; dirimeva eventuali contrasti sorti tra esponenti del sodalizio (nello specifico tra Piromalli Giuseppe e Piromalli Gioacchino c1.69); garantiva la posizione dirigenziale interna del figlio Gioacchino, classe 1969, anche in relazione all’accaparramento dei proventi riconducibili a fonti profittevoli illecite, aggiudicate alla linea di potere da egli rappresentata all’interno della citata Commissione dei fratelli; vantava diritto a percepire quote dei proventi illeciti derivanti dai reati fine comuni, ma anche di agire per aggiudicare alla sua linea di potere interna alla cosca, proventi di attività delittuose; ed in generale svolgeva ogni potere direttivo della consorteria.

PIROMALLI Gioacchino

 in qualità di dirigente-organizzatore della linea di potere interna alla cosca, riferibile al padre Piromalli Antonio cl. 39, godeva di relativa autonomia organizzativa (all’interno della citata linea di potere) in ordine alle attività di accaparramento di profitti e proventi illeciti, attraverso il metodo mafioso, ottenute tramite l’evocazione dell’appartenenza apicale al casato di Ndrangheta; ricorreva a intestazioni fittizie per preservare il patrimonio illecito, riferibile all’organizzazione; conseguiva molteplici profitti e utilità connesse al suo ruolo apicale nella famiglia anagrafica e mafiosa; vantava il diritto a percepire quote dei proventi illeciti derivanti dai reati fine; ed in generale svolgeva poteri direttivi all’interno della linea di potere riferibile al padre, interna alla consorteria.

ZITO Antonio detto ‘u palisi’

 in qualità di “capo società” della locale di Gioia Tauro, eseguiva le 3 direttive del capo, Piromalli Giuseppe, pur avendo ampi poteri organizzativi: nella gestione delle estorsioni (con riguardo alla individuazione delle vittime e alla determinazione del quantum estorsivo), di ‘collettore’ delle tangenti medesime ed ammesso alla ripartizione dei proventi estorsivi, di rappresentare la cosca di appartenenza con altre articolazione dì ndrangheta ( ad es. cosca Pesce e cosca Mancuso) – titolato a raccogliere le istanze in ordine la richiesta di ricerca di refurtive sul territorio di Gioia Tauro – programmare gli incontri tra il capocosca e terzi – concedere il nulla osta per lo svolgimento di lavori/ compravendite sul territorio di Gioia Tauro in generale impartire direttive ed ordini ai sodali ed in generale ogni altro compito demandato dal capo Piromalli Giuseppe.

MARTINO Maria

in qualità di partecipe, – ammessa a conoscere le dinamiche criminali sul territorio e le linee programmatiche del sodalizio – si premurava di fornire al capo Piromalli Giuseppe, un report dettagliato informativo in ordine alle vicende mafiose degli ultimi ventidue anni (periodo di detenzione del capocosca) in modo da consentire al boss sia di acquisire un patrimonio conoscitivo tale da essere sfruttato a beneficio della cosca che di individuare i soggetti di cui poteva avvalersi nella realizzazione del programma criminale della consorteria e nella riorganizzazione dell’organigramma criminale del sodalizio – veicolava messaggi in favore e su disposizione del capo cosca (a titolo di esempio esempio, attraverso Mardecheo Ninetta, consentiva al capocosca e al sodale Messineo Aurelio lo scambio di ambasciate) eseguiva sistematicamente le direttive del Piromalli, come ad esempio, consegnare alla moglie di Messineo Aurelio denaro ai fini dell’assistenza ai sodali detenuto prendeva parte ad alcune decisioni strategiche per la sopravvivenza del sodalizio, come ad esempio, in termini di individuazione di soggetti cui intestare l’enorme patrimonio accumulato dal vertice della cosca custodiva il denaro contante provento illecito del programma della cosca.

PIROMALLI Grazia

 in qualità di partecipe, – ammessa a conoscere le dinamiche criminali sul territorio e le linee programmatiche del sodalizio si premurava di fornire al capo assoluto, Piromalli Giuseppe, un report dettagliato informativo in ordine alle vicende mafiose degli ultimi ventidue anni (periodo di detenzione del capocosca) in modo da consentire al boss sia di acquisire un patrimonio conoscitivo tale da essere sfruttato a beneficio della cosca che di individuare i soggetti di cui poteva avvalersi nella realizzazione del programma criminale della consorteria e nella riorganizzazione dell’organigramma criminale del sodalizio – veicolava messaggi in favore e su disposizione del capo cosca (a titolo di esempio, attraverso il genero del sodale COPELLI Francesco consentiva uno scambio di ambasciate tra quest’ultimo e il capocosca, così come organizzava gli incontri tra il proprio marito e il padre) eseguiva sistematicamente le direttive del Piromalli anche rendendosi disponibile ad intestarsi formalmente beni a salvaguardia del patrimonio della cosca custodiva il denaro contante provento illecito del programma della cosca.

PIROMALLI Clementina

 in qualità di partecipe, ammessa a conoscere le dinamiche criminali sul territorio e le linee programmatiche del sodalizio – si premurava di fornire a Piromalli Giuseppe un report informativo in ordine alle vicende mafiose degli ultimi ventidue anni (periodo di detenzione del capocosca) in modo da consentire al boss sia di acquisire un patrimonio conoscitivo tale da essere sfruttato a beneficio della cosca che di individuare i soggetti di cui poteva avvalersi nella realizzazione del programma criminale della consorteria veicolava i messaggi in favore e su disposizione del capo cosca (come, ad esempio, è 4 accaduto per la richiesta di autorizzazione all’apertura di una farmacia) eseguiva sistematicamente le direttive di Piromalli Giuseppe, o di Piromalli Antonio cl. 72, durante il periodo di reggenza da parte di quest’ultimo, rendendosi disponibile a fungere da intestatario fittizio a salvaguardia del patrimonio della cosca.

ADORNATO Francesco — alias Ciccio U Biondo

 ammesso a partecipare a convegni mafiosi anche in rappresentanza dei capi, con potere di autorizzare le compravendite tra privati, prendeva parte ad interventi mafiosi (come ad es. nella ricerca di un escavatore in favore del nipote di Ferraro Giuseppe che aveva coinvolto diverse consorterie) si rendeva disponibile a fornire supporto logistico ai sodali ( come ad es. metteva a disposizione di Mazzaferro Giuseppe, fratello del sodale Mazzaferro Rosario, un appoggio per sfuggire alle ricerche della polizia giudiziaria) e si rendeva disponibile in generale ad eseguire le direttive dei capi.

MAZZAFERRO Rosario detto ‘Rosarione’ o ‘Roso’ o ‘Lapuni’

 in qualità di partecipe, eseguiva in generale tutte le direttive dei capi con compito precipuo, quale addetto al controllo del territorio, di collettore delle tangenti ma in generale operativo nel settore estorsivo; con compito altresì di: – effettuare bonifiche – adoperarsi, secondo il principio di assistenza agli associati, a recuperare le refurtive subite dagli stessi o da soggetti contigui alla cosca (come, ad esempio, nel caso del furto dell’autovettura a Plateroti Pasquale – veicolare messaggi su mandato e in favore degli esponenti apicali – rapportare al capocosca tutte le notizie di interesse programmatico della cosca.

COPELLI Francesco

 in qualità di partecipe, con la prospettiva di assumere ruoli di dirigenza del sodalizio, – era ammesso a partecipare a convegni mafiosi con gli altri affiliati, aveva cura di aggiornare il capocosca su vicende e dinamiche mafiose occorse durante i ventidue anni di detenzione del boss, – esecutore degli ordini e delle direttive impartite dal capo Piromalli Giuseppe, in alcuni casi anche dotato di piena autonomia, coinvolto nel settore delle estorsioni si occupava di rintracciare gli imprenditori da taglieggiare, organizzare incontri tra questi ultimi e il capocosca veniva individuato quale canale per far giungere al capo Piromalli richieste di incontro godeva dell’assistenza agli associati ammesso alla ripartizione dei proventi estorsivi.

MESSINEO Aurelio

 in qualità di partecipe e di autista di fiducia del boss Piromalli Giuseppe, eseguiva in generale tutte le direttive e gli ordini impartiti dal capo cosca, con particolare riguardo alla organizzazione di incontri riservati tra íl boss e i sodali ( come accaduto ad esempio il 3.6.2021 con Delfino Rocco) o con imprenditori contigui alla cosca ( come accaduto ad esempio con l’imprenditore Cosentino), coinvolto anche in dinamiche estorsive era titolato a ricevere assistenza economica dalla cosca ( fino alla data del 12.11.2021 data di scarcerazione di Messineo).

ZITO Giuseppe

in qualità di partecipe, ammesso a partecipare a convegni mafiosi con gli altri affiliati, esecutore degli ordini e delle direttive impartite dai capi, si occupava di portare ad esecuzione tutte le incombenze richieste soprattutto nel settore estorsivo (ad esempio raggiungere le vittime di estorsione per formulare loro la richiesta estorsiva), di fornire tutte le informazioni utili ad individuare gli imprenditori da taglieggiare ( come nel caso di Gerace Antonio) e rimaneva a presidio del “piazzale” di famiglia eletto a quartier generale della cosca così da costruire il ponte di collegamento tra i vertici della cosca e coloro che manifestavano la necessità di un appuntamento.

SPIZZICA Francesco Giuseppe

in qualità di partecipe, nell’eseguire in generale le direttive: – si rendeva disponibile a fungere da intestatario fittizio a salvaguardia del patrimonio della cosca – metteva a disposizione i terreni a lui in suo per lo svolgimento di convegni mafiosi riservati – portava ambasciate tra i sodali consentendo gli incontri tra gli stessi in modo sicuro e riservato – sfruttava la sua posizione di imprenditore agricolo per riciclare i proventi della cosca.

TRIMARCHI Michele

in qualità di partecipe ed esecutore delle direttive del capocosca, veniva individuato dagli esponenti apicali del sodalizio quale soggetto atto a garantire il controllo del territorio attraverso la gestione mafiosa delle compravendite tra privati che si attuavano mediante decisioni unilaterali in ordine al prezzo della vendita e alla scelta dell’acquirente e all’imposizione di una tangente

CARERI Giuseppe detto Peppone

 in qualità di partecipe, si metteva a disposizione della cosca provvedendo ad esempio, per il tramite del figlio Rocco, ad assicurare assistenza economica alla moglie del detenuto Giovinazzo Francesco, nipote di Copelli Salvatore, già reggente del sodalizio, nonché ad eseguire gli ordini e le direttive impartite dal capo, Piromalli Giuseppe, e segnatamente di raccogliere le informazioni di interesse per la cosca comunicandole agli esponenti apicali; a tal fine, Piromalli Giuseppe si impegnava ad individuare una collocazione lavorativa tale «che tu tutto quello che c’è te lo inquadri, se c’è qualche cosa dici “oh Pino vedi che c’è questo, questo e quest’altro…”, “a posto…”… mi sono spiegato?”.

CALLE Nicola

 in qualità di partecipe, uomo di fiducia degli esponenti apicali ammesso a partecipare a convegni mafiosi con gli altri affiliati, esecutore degli ordini e delle direttive impartite dai capi, con il compito di acquisire informazioni relative alle vicende economiche di rilievo sul territorio di Gioia Tauro onde consentire a ZITO Antonio, o al delegato specifico, di avanzare la consueta richiesta estorsiva (come, ad esempio, nel caso della compravendita della tabaccheria Frachea); accompagnatore di ZITO Antonio in molteplici dinamiche criminali raccordo tra Piromalli Giuseppe e l’imprenditore GALESO Giuseppe con compiti anche di corrispondere la quota di competenza al nucleo familiare del capo cosca Piromalli Giuseppe, interagiva con Messineo Aurelio e Copelli Salvatore

FERRARO Giuseppe

 in qualità di partecipe, ammesso a partecipare a convegni mafiosi con gli altri affiliati, eseguiva le direttive degli esponenti apicali anche in materia di controllo del territorio e delle estorsioni; – metteva a disposizione per gli incontri ove si deliberavano attività delittuose, si discuteva dell’organizzazione interna della cosca e si convocavano vittime di estorsione (come, ad esempio, accaduto per la convocazione di COSENTINO Angelo- detto Tommaso cfr capo 9 della provvisoria imputazione), i locali del frantoio che gestiva a Drosi di Rizziconi, – effettuava bonifiche (come accaduto all’autovettura FIAT PANDA targata EN948EC intestata a Zito Antonio) – si relazionava, in nome e per conto del clan Piromani, con esponenti di altre cosche di ndrangheta, tra cui quella di Polistena; – costituiva un punto di riferimento per chiedere interventi della cosca Piromalli ( ad esempio la ricerca dia refurtiva da parte di Galasso Antonio – sfruttava la sua posizione di imprenditore agricolo per riciclare i proventi della cosca.

BRUZZESE Rosario

 in qualità di partecipe, esecutore di ordini e direttive da parte di Piromalli Giuseppe, al quale fungeva da autista, curava di organizzare convegni mafiosi, predisponendo la logistica per garantire riservatezza negli incontri, veicolava ambasciate tra i sodali e tra questi e terzi e fungeva da staffetta per prevenire eventuali controlli delle forze di polizia

 CIPRI Antonino

 in qualità di partecipe, metteva a disposizione del capo cosca Piromalli Giuseppe e del capo società Zito Antonio i fondi di sua proprietà per effettuare convegni mafiosi nonché eseguiva le direttive impartite da quest’ultimi

 CIPRI Maria

 in qualità di partecipe, eseguiva le direttive del marito, ZITO Antonio, rendendosi disponibile a fungere da intestatario fittizio in favore del marito e di Piromalli Giuseppe di un terreno che in realtà costituiva il prezzo di una dinamica estorsiva nonché provvedeva, su direttiva del marito, a consegnare a Martino Maria, moglie del capocosca Piromani Giuseppe, durante il periodo di detenzione di quest’ultimo, quota spettante al ramo famigliare di Piromani Giuseppe pari a diecimila 6 euro per volta.

MARDECHEO Ninetta

in qualità di partecipe, veicolava i messaggi tra il marito Messineo Aurelio e il capocosca Piromalli Giuseppe, riceveva da quest’ultimo il supporto solidaristico della cosca in favore del marito, nelle more detenuto, forniva supporto alla moglie del boss, Martino Maria durante le trasferte verso i luoghi di detenzione degli esponenti apicali dei sodalizio, consegnava alla moglie del boss Piromalli Giuseppe, durante il periodo di detenzione di quest’ultimo, proventi illeciti

FERRARO Pasquale

 in qualità di partecipe, garantiva il canale comunicativo, sicuro e riservato, tra i sodali con particolare riferimento a ZITO Antonio e FERARRO Giuseppe e tra quest’ultimo e terzi e in generale rendendosi disponibile ad eseguire le direttive dei capi

 MACRI’ Davide

 in qualità di partecipe, garantiva il canale comunicativo tra il capocosca e terzi, fungendo da messaggero, mettendo a disposizione del sodalizio la propria officina sita a Gioia Tauro in via Riace nr. 5 quale luogo di incontri e in generale rendendosi disponibile ad eseguire le direttive dei capi e in generale rendendosi disponibile ad eseguire le direttive dei capi

 RIGANO’ Domenico Giuseppe

 in qualità di partecipe, garantiva il canale comunicativo tra il capocosca e terzi, fungendo da messaggero, mettendo a disposizione del sodalizio l’esercizio pubblico a lui riconducibile “Green bar” sito a Gioia Tauro in via Nazionale 111 n 283 quale luogo di scambio delle ambasciate, forniva informazioni agli esponenti apicali in ordine alla possibile presenza di forze dell’ordine e in generale rendendosi disponibile ad eseguire le direttive dei capi

ZITO Vincenzo

in qualità di partecipe, garantiva il controllo del territorio con particolare riferimento alle estorsioni ai danni delle ditte che eseguivano lavori nel territorio di Gioia Tauro, portava ambasciate agli esponenti apicali del sodalizio e metteva a disposizione degli stessi la propria officina per effettuare incontri di natura riservata e in generale rendendosi disponibile ad eseguire le direttive dei capi.

DE MARIA Francesco

 in qualità di partecipe, garantiva il canale comunicativo tra il capocosca e terzi, fungendo da messaggero sia per fissare appuntamenti nel massimo riserbo che di scambio di ambasciate e in generale rendendosi disponibile ad eseguire le direttive dei capi

ROMAGNOSI Cosimo

 Quale partecipe, esecutore di ordini e direttive nei settori più disparati, anche di tipo intimidatorio, sfruttando in particolare il ruolo, imposto dalla cosca, di dipendente della Biemme Finestre, costituiva elemento di raccordo tra la cosca PIROMALLI e l’imprenditore Mangione Antonino nonché elemento di raccordo tra il proprio gruppo criminale e quello riconducibile alla comunità Rom di Gioia Tauro. SAVERINO Domenico, quale partecipe, esecutore degli ordini e delle direttive dei capi, aveva fatto parte della ristretta cerchia di fedelissimi ammessa a curare la latitanza del capocosca, si rendeva disponibile a salvaguardare l’immobile sito in Via Dessè di Gioia Tauro di proprietà del capo Piromalli Giuseppe accettando di comparire quale formale intestatario del bene e di avvertire prontamente il capocosca della necessità di individuare altro intestatario avendo, nelle more, subito una condanna e dunque essendo esposto alla rivalsa dello Stato per le spese di giustizia; – latore di notizie di interesse per l’attuazione del programma associativo della cosca, con particolare riferimento alle compravendite in corso; – riconosciuto, dalla cosca, quale canale di approvvigionamento delle armi. Con l’aggravante dell’essere un’organizzazione armata. Con l’aggravante di avere finanziato, in tutto o in parte, le attività economiche (in particolare quelle relative ai fondi agricoli ovvero all’edificazione di immobili), gestite in modo diretto o indiretto, ovvero di avere programmato di finanziare le attività economiche di cui intendevano assumere o mantenere il controllo, attraverso il prezzo, il prodotto o il profitto di delitti.

PIROMALLI Gioacchino

 in ordine al reato di cui all’art 610 c.p., 416 bis.1 c.p. perché con minaccia implicita consistita nell’aver agito quale esponente della cosca Piromalli e quindi avvalendosi della forza intimidatrice scaturente dal vincolo associativo, al fine di evitare possibili contrasti tra la cosca Piromalli e le altre consorterie di ndrangheta, costringeva un imprenditore non meglio identificato a non aprire una sede della propria azienda sul territorio di Gioia Tauro Con l’aggravante di aver agevolato la cosca Piromalli e agito con metodo mafioso In Gioia Tauro

FERRARO Giuseppe

 In ordine al reato di cui agli ad. 2, 2-7 Legge 895/1967 ( e successive modifiche), ad 416 bis.1 c.p. perché deteneva illegalmente un’arma da guerra del tipo kalashnikov AK47 e una pistola modello 70 Con l’aggravante di aver agevolato la cosca Piromalli In Gioia Tauro accertato il 20.5.2022 FERRARO Giuseppe Capo 4) In ordine al reato di cui all’art. 648 c.p., ad 416 bis.1 c.p. perchè, al fine di procurarsi un profitto, acquistava o comunque riceveva l’arma di cui al capo precedente (kalashnikov AK47) di illecita provenienza a lui nota trattandosi di arma da guerra che non può costituire oggetto di lecito scambio tra privati.

MAZZAFERRO Rosario

in ordine al reato di cui agli artt. 81 cpv c.p., artt. 2, artt 2 e 7 della Legge 895/1967, art. 416 bis.1 c.p. art 697 c.p., perché, in esecuzione del medesimo disegno criminoso, deteneva illegalmente armi da fuoco, parti di armi e munizioni di seguito specificate: un fucile Benelli 128 un’arma da guerra del tipo mitra con doppio caricatore una pistola 9×21 una pistola modello 70 una 38 special 8 una pistola magnum tre caricatori e un numero imprecisato di cartucce israeliane Con l’aggravante dell’aver commesso il fatto con metodo mafioso e con la finalità di agevolare la cosca Piromalli