Cassano All’jonio, Antonino La Banca di 29 anni ha tentato il suicidio in carcere
Dopo la denuncia della mamma il figlio viene condannato a 8 anni
Cassano All’jonio, Antonino La Banca di 29 anni ha tentato il suicidio in carcere
Ha denunciato il figlio, convinta di aiutarlo. Così facendo, però, ha finito per farlo condannare a 8 anni di reclusione. E lui, la sera del 27 ottobre scorso, ha tentato di suicidarsi in carcere. Questa la storia di Antonio La Banca, 29enne originario di Cassano allo Jonio (Cosenza) che, in seguito a una tentata aggressione alla madre, è stato arrestato per tentato omicidio nel gennaio scorso.
È stata la madre, in principio, a sporgere denuncia contro il figlio. Ma proprio quando è iniziato il processo, ha svelato di aver compiuto quel gesto solo per cercare di salvare Antonio, dipendente da alcol e droghe. Denunciandolo, sperava che il figlio fosse costretto a sottoporsi ad un trattamento sanitario obbligatorio (Tso), per lasciarsi alle spalle i suoi problemi. Ma la denuncia per tentato omicidio, finora, ha portato solo alla condanna in primo grado a 8 anni di carcere per il ragazzo, che è rinchiuso nel carcere di Rossano (Cosenza). Per lui, il Pubblico Ministero del Tribunale di Castrovillari Maria Grazia Anastasia aveva chiesto una condanna a 12 anni. E finora, non sono valse a nulla neanche quattro istanze presentate al Tribunale Penale di Castrovillari dagli avvocati del ragazzo Mario e Riccardo Rosa, che chiedono un affievolimento della misura cautelare. Antonio La Banca deve restare in carcere perché, secondo il tribunale, ci sono dubbi sulla sua reale condizione di tossicodipendente, «nonostante il prelievo di un campione di pelo pubico, e il certificato Sert attestino tracce di uso di sostanze stupefacenti» sostiene Riccardo Rosa, uno degli avvocati del ragazzo. «La madre, durante il processo, non ha confermato le accuse al figlio, e ha chiarito di averlo denunciato solo per costringerlo a trasferirsi in una casa di cura, poiché non ne poteva più delle continue liti che La Banca scatenava ogni sera» afferma Rosa, concludendo che «il ragazzo ha bisogno di essere trasferito in comunità, non di stare in carcere».
Peraltro lo stesso La Banca, chiamato a rispondere delle accuse della donna, non ha mai inteso contestarle, e non ha mai presentato denuncia per calunnia. Allo stesso modo, la madre non se l’è sentita di costituirsi come parte del processo contro il figlio, cui ha partecipato solo in qualità di persona offesa. Così, il 26 ottobre scorso Antonio La Banca è stato condannato in primo grado a 8 anni di reclusione, e la sera successiva ha tentato di togliersi la vita in carcere, salvato solo dall’intervento di detenuti e guardie carcerarie, accorsi a soccorrerlo in bagno. Dopo essere stato sottoposto ad una trasfusione in ospedale, e dopo essersi visto applicare alcuni punti di sutura, La Banca è stato riportato nel carcere di Rossano già dal giorno dopo. I suoi legali, però, sostengono ancora che il ragazzo debba essere trasferito in un centro di recupero per essere aiutato a superare i suoi problemi. Perciò hanno presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Catanzaro, che si pronuncerà a breve sul rigetto dell’ultima istanza avanzata per ottenere la sostituzione della misura cautelare del carcere. Ma, per il momento, La Banca resterà ancora rinchiuso nel penitenziario di Rossano, dove si trova ormai dal gennaio scorso.
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