Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, Insieme per Gioia: “Evento solenne, partecipazione limitata”

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Alcune considerazioni a proposito della recente consacrazione della città di Gioia Tauro al Cuore Immacolato di Maria. Il due luglio Gioia Tauro è stata indicata e riconosciuta, ufficialmente, come città consacrata al Cuore Immacolato di Maria.

Si tratta senz’altro di un evento straordinario, che ha trovato il suo culmine nella solenne concelebrazione della Santa Messa presieduta dal Vescovo della Diocesi di Oppido Mamertina Palmi – Mons. Giuseppe Alberti – unitamente alla partecipazione dei parroci e ovviamente delle autorità civili e militari. D’altra parte in questa città la figura di Maria rappresenta una notevole e plurisecolare fonte d’ispirazione, stratificatasi nel tempo non solo per la locale e vivace tradizione religiosa, ma anche per la dimensione di natura più ampiamente urbana e culturale, al punto da diventare parte insostituibile di un patrimonio di valori che ha intimamente plasmato la vita comunitaria.

Tuttavia, pur riconoscendo l’indiscusso valore sociale e pastorale della promozione dell’atto di consacrazione mariana, non si può non rilevare una certa criticità nella strutturazione e nella gestione complessiva della manifestazione.

Appare in particolare evidente come non sia stato adottato un approccio realmente inclusivo, capace appunto per questo di coinvolgere tutte le molteplici espressioni della società civile.

Si ha al contrario l’impressione che tale aspetto sia stato intenzionalmente posto in secondo piano, compromettendo in questo modo la condivisa partecipazione da parte della cittadinanza. Un aspetto, questo, che se da una parte richiama l’attenzione su talune sottovalutazioni pastorali, dall’altra individua il suo principale corresponsabile nell’Istituzione amministrativa, tenendo conto che l’evento sia stato fortemente voluto e approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale attraverso l’utilizzo unanime della forma della delibera.

Il Movimento culturale e politico “Insieme per Gioia” – è pienamente convinto che questa sconveniente mancanza di apertura e di adeguata organizzazione abbia prodotto, inevitabilmente, un percepito e diffuso senso di esclusione in una parte significativa della comunità, la quale avrebbe avuto il diritto – come pure il profondo e devozionale desiderio – di sentirsi parte integrante di un momento così altamente rappresentativo.

Si ha del resto motivo di pensare che la scelta di non favorire un coinvolgimento più ampio abbia privato l’avvenimento di quell’intrinseca e collettiva forza coesiva che certamente avrebbe potuto largamente rappresentare, riducendo di conseguenza la portata di un’occasione che per tutto ciò non è riuscita a rafforzare quel senso di appartenenza e di unità cittadina di cui in modo particolare in questo periodo si avverte tanto l’esigenza.

Non si è trattato soltanto – appare importante ribadirlo – di un atto meramente burocratico e al contempo religioso, ma di un’iniziativa il cui sviluppo avrebbe potuto intrecciarsi maggiormente nel tessuto dell’organizzazione sociale della città, diventando per tale motivazione un potente strumento di aggregazione identitaria, capace di rinsaldare legami e promuovere ulteriori e condivisi valori.

Purtroppo non si può non aggiungere – alla luce di quanto considerato – che gli esiti dell’evento di consacrazione della città di Gioia Tauro al Cuore Immacolato di Maria faccia pensare non tanto a una sincera e profonda volontà di promozione del culto mariano, quanto piuttosto alla costruzione di un’operazione espositiva che rischia di assumere i contorni di una strumentalizzazione del sentimento religioso, probabilmente utile a rafforzare determinati assetti istituzionali e a consolidare rapporti di rappresentanza.

Rimane, in ogni caso, il rammarico per un’opportunità democratica e spirituale per molti aspetti mancata, di fronte alla quale ai promotori è probabilmente sfuggita la consapevolezza che solo la partecipazione dell’intera comunità avrebbe potuto costituire la ricchezza espressiva di una vera e propria “Città mariana”.