Camere Penali della Calabria, lettera aperta al presidente dell’Anm di Catanzaro, “Calabria giudiziaria da dimenticare”

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AVVOCATO PUBBLICO MINISTERO TOGA TOGHE AULA MINISTERO - AVVOCATI TOGHE - fotografo: IMAGOECONOMICA


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La lettura della Sua intervista a magistratura.it pubblicata nei giorni scorsi spinge a riflettere sulle ragioni per cui
in Calabria sui temi sensibili non si riesce a sviluppare un sereno confronto tra magistratura e avvocati penalisti.
Non è una scoperta, ce ne siamo fatti una ragione. E nemmeno varrebbe la pena di prendere penna e calamaio
per acconciare repliche. Ma nel caso specifico non se ne può fare a meno perché il merito delle questioni
trattate nell’intervista attiene ai diritti calpestati degli ultimi. E gli ultimi per noi son tutti quelli che nel conflitto
con l’autorità ci rimettono dignità e libertà, la carne e lo spirito insieme. Si tratta quindi di argomenti da
affrontare con certo rigore che non si prestano a polemiche strumentali.
Il merito dunque.
▪ Non coglie nel segno quando ci rimprovera scarsa attenzione alla carenza degli organici nel distretto di
Catanzaro. Vero il contrario perché le Camere Calabresi – a quanto pare nemmeno ascoltate dai diretti
interessati- hanno ripetutamente denunciato le difficili condizioni, le carenze strutturali e il malsano
squilibrio tra l’organico di GIP e giudici del Riesame da un lato, quello dei PM dall’altro, con inevitabili
conseguenze sulla qualità del prodotto cautelare;
▪ Nemmeno sulle ragioni per le quali si imbastiscono processi di massa dalle nostre parti. Imposte dalla
tipologia di reato? No Presidente, i maxiprocessi non sono un castigo di Dio. È impopolare, ma
terribilmente vero, che i maxi costruiti a misura di inevitabile ingiustizia, consentono importanti
economie di scala: si impiegano 3 giudici per giudicare 220 in un unico processo di massa piuttosto che
30 per giudicarne lo stesso numero in 10 processi da 20 imputati ciascuno. È una scelta organizzativa
nociva e non certo obbligata. Penalizza il diritto ad un processo giusto che soccombe sotto i colpi
dell’imperante efficientismo a basso costo che dà l’impronta al sistema. Abbiamo chiesto di discutere
esattamente di questo negli ultimi 5 anni; e con la forza di cui siamo capaci anche da ultimo con i
documenti prodotti tra giugno ‘24 e gennaio ‘25 al culmine della mobilitazione sui temi della Calabria
Giudiziaria. Nessun segno di attenzione sul punto;
▪ Apprendiamo che la “cura” Gratteri ha diffuso entusiasmo contagioso. Nessuno può impedirLe di
sentirsi parte di quella temperie. Non scopriamo oggi che i grandi numeri della gestione del
predestinato sono stati il prodotto di un’opera collettiva alla quale ha partecipato (con entusiasmo,
pare) la magistratura giudicante saldata al potere inquirente dalla missione di sbarrare la strada al
nemico comune. E non dimentichiamo che chi tra voi non si è fatto contagiare dall’entusiasmo ha
pagato un prezzo molto alto.
▪ Le Camere Penali calabresi avrebbero invece peccato moltissimo, lo spiega bene nella Sua intervista,
strumentalizzando dati sulle detenzioni ingiuste per attaccarvi sul punto dolente dell’errore giudiziario
e delle sue conseguenze. Avremmo formulato accuse infondate che si sarebbero dissolte dopo i


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chiarimenti della Presidente della Corte d’Appello e ci saremmo anche visti costretti a revocare
l’astensione basata su temerarie denunce di camuffamento dei numeri delle detenzioni ingiuste.
Sappiamo bene che la categoria cui Lei appartiene è tanto influente da potersi permettere di riscrivere
la storia secondo le esigenze del momento. Anche quella recente dei nostri turbolenti rapporti. Ma,
perché l’opera di revisione si compia, dall’altra parte dovrebbero esserci uomini smemorati o tanto
servili da essere disposti a rinunciare alla memoria. Noi, per il momento, giriamo al largo dagli uni e
dagli altri.
E quindi cerchiamo di riportare a galla i fatti che Lei sembra aver perso di vista:

  • Catanzaro negli anni bui che tanti entusiasmi hanno acceso tra le vostre fila, era il luogo in cui si
    stabilivano priorità per le pretese cautelari del pubblico ministero dirottando invece su un binario
    morto istanze di libertà degli imputati;
  • Nella primavera del 2023, la lettura superficiale delle statistiche ministeriali in materia di
    riparazione da detenzione ingiusta faceva pensare che Catanzaro fosse diventata un’isola felice (nel
    2022 appena 800.000 euro di risarcimenti, al decimo posto tra le Corti d’Appello italiane). Si
    trattava di una falsa apparenza che dipendeva dall’effetto combinato della paralisi dei ruoli della
    riparazione per ingiusta detenzione (i fascicoli si accumulavano negli scaffali) e dal tasso
    singolarmente elevato di decisioni di rigetto delle richieste di risarcimento;
  • La lettura in controluce delle statistiche elaborate dal Ministero in realtà rivelava che, in materia di
    ingiusta detenzione, Catanzaro aveva il record italiano di incremento dell’arretrato nel periodo 18-
    22 (+42%) oltre che una percentuale di rigetti, il 61%, più alta di 35 punti rispetto a quella di
    Reggio Calabria (26%), e di 13 punti rispetto alla media nazionale (48%).
    Lo denunciammo apertis verbis come siamo abituati a fare. La Presidenza della Corte d’Appello, che non aveva
    mai fornito i dati che le Camere Penali nei mesi precedenti avevano richiesto, dopo la pubblicazione del
    rapporto annuale in realtà, aveva ben poco da precisare. A parte il refrain della maestà offesa (le “Camere Penali
    sono istituzionalmente scorrette”), nel merito le giustificazioni espresse a proposito di tanta singolare situazione,
    confermavano la verità dei fatti denunziati. Spiegava la Presidente pro-tempore, che il congelamento dei ruoli
    della riparazione per ingiusta detenzione dipendeva soltanto dalla necessità di destinare le risorse limitate alla
    celebrazione dei processi con detenuti. Ma si trattava di giustificazioni deboli. Anzi debolissime. Lo dimostrava
    il risultato impietoso del confronto con i dati di Reggio Calabria, sede con carenze endemiche di organico e con
    elevatissimo numero di processi con detenuti, che tuttavia nello stesso periodo (18-22) non solo non aveva
    accumulato arretrato ma lo aveva ridotto del 17%, definendo il doppio delle procedure rispetto a Catanzaro
    (755 contro 355).
    Comprenderà Presidente, che una volta scoperchiata la pentola, messo a nudo il “metodo Catanzaro” di
    camuffamento dei danni collaterali della giustizia penale, l’astensione si tenne regolarmente.
    Quella e tutte le altre proclamate tra il 2021 e il 2025. Altro che costretti a revocarle.

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Anche perché tutte le volte in cui i penalisti calabresi hanno denunciato pratiche oppressive dei diritti di difesa,
si sono scontrati con la sistematica indisponibilità delle rappresentanze istituzionali a discuterne pubblicamente.
Per non dire della magistratura associata che, con la rilevante eccezione di Magistratura Democratica, ha
manifestato indifferenza nel migliore dei casi; oppure allarme contro gli avvocati accusati di voler delegittimare
la figura del giudice. Ci avete fatto ben comprendere che nella marcia contro il male assoluto non sono
ammessi dubbi e nemmeno uno sguardo distratto rivolto alle macerie e alle vittime rimaste sul terreno.
E ne siamo preoccupati perché la capacità di riconoscere le ragioni dell’altro e di dubitare delle proprie è argine
democratico contro derive autoreferenziali e autoritarie. Ancor più preoccupa in chiave funzionale perché sulla
disponibilità a mettere in gioco i propri pre-convincimenti dovrebbe essere incardinata l’attitudine a giudicare.
Altro che contagioso entusiasmo dei PM di lotta e di potere. Abbiamo un’altra idea di giurisdizione signor
Presidente, lontana dalla teoria dei danni collaterali fisiologici, utile a placare le nostre coscienze ma non a
individuare i fattori distorsivi o a ristorare le vittime.
Siamo sicuri che non vorrà farcene una colpa e che anzi raccoglierà il nostro invito a confrontarsi
pubblicamente su temi difficili e sempre attuali, numeri e documenti alla mano.
Almeno non ce le manderemo a dire…
Palmi, 13 Maggio 2025
Camera Penale “E. Donadio” di Castrovillari
Il Presidente – Avv. Michele Donadio
Camera Penale “A. Cantàfora” di Catanzaro
Il Presidente – Avv. Francesco Iacopino
Camera Penale di Cosenza “Avvocato Fausto Gullo”,
Il Presidente – Avv. Roberto Le Pera
Camera Penale “G. Scola” di Crotone
Il Presidente – Avv. Romualdo Truncè
Camera Penale “Avv. Felice Manfredi” di Lamezia Terme
Il Presidente -Avv. Renzo Andricciola
Camera Penale “G. Simonetti” di Locri
Il Presidente – Avv. Antonio Alvaro
Camera Penale “E. Lo Giudice” di Paola
Il Presidente – Avv. Giuseppe Bruno
Camera Penale “G. Sardiello” di Reggio Calabria
Il Presidente Avv. Francesco Siclari
Camera Penale di Rossano
Il Presidente – Avv. Giovanni Zagarese
Camera Penale “F. Casuscelli” di Vibo Valentia
Il Presidente -Avv. Giuseppe Mario Aloi
Per il Coordinamento delle Camere Penali Calabresi
Avv. Giuseppe Milicia
Presidente Camera Penale “V. Silipigni” di Palmi