Atto eroico a Roma. L’infermiere calabrese Danilo Lizzi sventa il “killer inodore” e salva 96 persone: “Aprite tutte le camere”
“Non dimentico, infine, le mie radici. Sono ancora in aspettativa dall’ospedale di Locri, in Calabria. Molta della mia formazione sanitaria è nata lì, in un territorio spesso denigrato, ma che mi ha insegnato come con meno risorse si possa fare ancora di più”Lug 16, 2025 - Giuseppe Larosa
Grazie alla prontezza di Danilo Lizzi, un infermiere del 118 originario di Siderno, ha salvato la vita a quasi cento clienti dell’hotel Raganelli di via Aurelia a Roma, dove si è verificata una pericolosa fuga di gas che poteva avere un bilancio molto tragico di vite umane. Per questo “killer inodore”, otto persone sono finite in ospedale in codice giallo, ma quasi cento persone sono state svegliate ed evacuate nel cuore della notte e questo ha permesso loro di uscire dall’hotel senza alcuna conseguenza.
Il 118 intervenuto sul posto per una segnalazione di una bimba di cinque anni che si era sentita male e che aveva sbattuto la testa. La causa era proprio un’intossicazione da monossido di carbonio. La Regione Lazio ha pubblicato l’audio della chiamata con cui l’infermiere ha allertato i soccorsi e ha chiesto di svegliare tutti i clienti: “Ho il cicalino che suona a tutta forza, se mi mandi almeno un supporto, se non due, più i pompieri. Altre camere hanno lo stesso problema, con persone che sono svenute. Dobbiamo chiamare tutti e svegliarli tutti”, ha detto ai colleghi della sala operativa. Poi si è rivolto probabilmente al gestore dell’hotel: “Si, apra le camere, tutte le camere”.
Ed è così che il calabrese Danilo Lizzi ha evitato nei fatti una strage dentro l’hotel romano.
Lo stesso in un lungo post su Facebook ha voluto rendere noto l’episodio che lo ha visto protagonista, esprimendo una serie di ringraziamenti ai medici che insieme a lui hanno potuto evitare una tragedia, spiegando le varie fasi del suo intervento, che grazie alla lungimiranza della dott.ssa De Vito “se i nostri equipaggi sono dotati di sensori di monossido di carbonio. Senza questi dispositivi – essenziali perché il monossido è un ‘killer inodore, non avremmo avuto alcun campanello d’allarme né la possibilità di capire tempestivamente il pericolo”.
I FATTI DESCRITTI DALL’INFERMIERE CALABRESE
“Quando siamo arrivati in albergo, mi sono diretto subito verso la stanza in cui ci avevano segnalato la bambina che aveva avuto una sincope con possibile trauma cranico. Lì i genitori mi hanno spiegato che la bambina si era sentita male, ma che erano stati in piedi dall’alba per andare al concerto di Ultimo a Roma. Una giornata intensa, ore sotto il sole, poi la pioggia, tanta stanchezza: una situazione che poteva giustificare un malore.
Ho consigliato comunque di accompagnare la bambina in ospedale per una valutazione più approfondita. Tuttavia la famiglia era in difficoltà perché non voleva dividersi, avendo tre bambini piccoli e una sola auto.
Siamo quindi saliti in ambulanza per preparare il trasferimento. Mentre stavamo per partire, però, ho chiesto alla signora di aspettare un attimo perché non ero convinto della situazione. Avevo il rilevatore di monossido che aveva suonato e, nonostante mi avessero parlato di un possibile guasto elettrico in hotel che avrebbe potuto interferire con i dispositivi elettronici e quindi giustificare quel suono, la situazione non mi convinceva.
Ho informato immediatamente la centrale operativa ARES 118 di quanto stava accadendo, segnalando la lettura del sensore e la mia preoccupazione. La centrale, con grande professionalità, mi ha dato pieno supporto e mi ha chiesto se volessi già attivare i Vigili del Fuoco. Ho preferito però evitare falsi allarmi e ho chiesto di poter fare prima un’ulteriore prova.
Insieme al mio autista-soccorritore Marco Trinca, ho deciso di fare aprire tutte le finestre della hall dell’albergo, in modo da far defluire un’eventuale concentrazione di gas. Dopo circa 10 minuti ho chiesto a Marco di entrare con il rilevatore: il sensore non suonava più. Questo significava che l’aria si era “ripulita” grazie alla ventilazione.
A quel punto ho preso io stesso il rilevatore e mi sono diretto verso le camere. Appena mi avvicinavo alle stanze il sensore ricominciava a segnalare la presenza di monossido. Ho chiesto al padre della bambina di aprire la finestra della loro stanza e ho fatto la prova con il rilevatore: con la mano fuori dalla finestra non suonava più, dentro la stanza tornava a suonare. Lì ho avuto la certezza che la situazione fosse grave.
Proprio in quel momento sono stati gli stessi ospiti dell’hotel ad avvisarci che un’altra persona aveva avuto una sincope. Ho immediatamente allertato la centrale per attivare la procedura di maxiemergenza e richiesto il supporto dei Vigili del Fuoco, mentre mi attivavo per dare l’allarme generale”.
E nel suo post fa un accenno alla Calabria ed alle sue origini, “Non dimentico, infine, le mie radici. Sono ancora in aspettativa dall’ospedale di Locri, in Calabria. Molta della mia formazione sanitaria è nata lì, in un territorio spesso denigrato, ma che mi ha insegnato come con meno risorse si possa fare ancora di più”.
E infine, “Voglio ribadire con forza che non sono un eroe, ma uno dei tanti operatori che fanno questo lavoro ogni giorno con dedizione. Sono convinto che qualsiasi mio collega avrebbe agito nello stesso identico modo”.