Attacco al portavalori blindato con tecnica militare. In Calabria senza l’avallo della Ndrangheta un’azione così spregiudicata non era possibile. ECCO I DETTAGLI
Dic 01, 2025 - redazione
Un’azione criminale pianificata con precisione militare ha scatenato il terrore questa mattina lungo la A2, nel tratto che attraversa la provincia di Reggio Calabria. Un portavalori della Sicurtransport è finito nel mirino di un commando composto da almeno dieci uomini pesantemente armati, capaci di bloccare l’autostrada, isolare la zona e mettere a segno una rapina dal bottino colossale: due milioni di euro in contanti.

L’assalto è avvenuto all’interno di una galleria tra gli svincoli di Scilla e Bagnara Calabra, trasformata in pochi istanti in un teatro di guerra. Il gruppo criminale, arrivato con quattro auto e un furgone, ha disseminato sulla carreggiata chiodi a tre punte, obbligando il blindato a rallentare fino a fermarsi. A quel punto sono entrati in azione: due dei veicoli utilizzati per l’operazione sono stati incendiati all’ingresso del tunnel, sigillando l’area e impedendo l’intervento immediato delle forze dell’ordine.
Mentre le fiamme divoravano i mezzi, i rapinatori hanno accerchiato il portavalori e aperto il fuoco, esplodendo colpi intimidatori contro la corazza del blindato. I tre vigilanti, presi alla sprovvista e impossibilitati a difendersi, si sono barricati all’interno, evitando il confronto diretto e scongiurando il rischio di vittime. Il commando, però, non si è fermato: ha piazzato cariche esplosive sul portellone posteriore, riuscendo a squarciare la corazza e a raggiungere il denaro custodito.
Una volta costrette all’immobilità le guardie, i criminali hanno trafugato i sacchi con il contante e si sono dileguati. Gli incendi, estesi anche al loro furgone, hanno creato una barriera di fuoco che ha ritardato l’arrivo dei soccorsi e reso possibile la fuga. Al momento dell’intervento della polizia, i vigilanti erano ancora sotto shock: per loro è stato necessario il trasferimento in ospedale per controlli, prima di essere ascoltati dalla Squadra mobile.
La Procura di Reggio Calabria ha aperto un fascicolo, affidando le indagini al procuratore Giuseppe Borrelli insieme ai magistrati Walter Ignazitto e Marzia Currao. Un punto resta ancora oscuro: la via di fuga. Gli investigatori ipotizzano che i rapinatori possano aver lasciato l’autostrada a piedi, sfruttando l’uscita di Bagnara Calabra dove, forse, li attendevano altri complici. Nonostante i posti di blocco e i controlli a tappeto, del commando non c’è traccia.
Le ricerche proseguono senza sosta. Una parte del bottino potrebbe essere andata perduta nella concitazione dell’irruzione, ma l’obiettivo degli inquirenti è uno solo: identificare chi ha messo in piedi un assalto così spregiudicato e riportare alla luce il denaro rubato.
Una rapina fulminea, violenta, orchestrata con sangue freddo — un segnale inquietante di potenza criminale lungo una delle arterie più trafficate del Sud.
Il presunto coinvolgimento della ‘Ndrangheta
Parallelamente agli accertamenti balistici e scientifici, prende corpo l’ipotesi di una regia criminale di più ampio respiro. Secondo ulteriori fonti investigative, il blitz potrebbe portare la firma della ’ndrangheta locale, dato che un colpo di simile portata economica – stimato in circa due milioni di euro – difficilmente sarebbe stato organizzato o autorizzato senza il via libera delle cosche radicate nel territorio. Gli inquirenti, che non escludono alcuna pista, stanno analizzando materiale repertato sul luogo dell’assalto e ritengono plausibile che il denaro sottratto fosse destinato agli uffici postali della zona per coprire pagamenti di tredicesime e pensioni. Se confermata, questa pista delineerebbe un quadro ancora più inquietante: un assalto paramilitare concepito non solo per un bottino record, ma capace di interferire con flussi economici civili, colpendo la popolazione in un periodo delicato dell’anno.



