Anche le Associazioni dell’Area Grecanica aderiscono alla manifestazione sulla Sanità del 10 maggio

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Come Associazione Melito Città Aperta e Comitato Area Grecanica ci associamo al grido di dolore
dell’Osservatorio Civico Città Attiva di Vibo Valentia e ne rilanciamo la domanda che squarcia il
silenzio che avvolge la Sanità della nostra regione: “Quanto vale la vita di un calabrese?”.
È questo il principio da cui prendono avvio le nostre riflessioni e che ci hanno convinto ad aderire
alla manifestazione di sabato 10 maggio a Catanzaro, un presidio di cittadinanza attiva per rivendicare
con forza il diritto alla salute per tutti i calabresi con un focus particolare su una delle aree più
mortificate della regione, l’Area Grecanica.
Decenni di spesa storica hanno generato disuguaglianza nell’accesso alle cure per tutte le Regioni del
Mezzogiorno e per la Calabria in particolare. Basti pensare che la differenza nella spesa pro-capite di
circa 250 €/anno rispetto a Regioni del Centro e del Nord corrisponde a circa 450 M€ l’anno in meno
che la Calabria può spendere per la sua sanità.
Questa diseguaglianza viene, di conseguenza, testimoniata tutti gli indicatori, sia finanziari che di
qualità dei servizi erogati ai cittadini.
Il punteggio complessivo sui LEA del 2023 vede la Calabria come ultima Regione italiana e,
nonostante oltre quindici anni di commissariamento, la Calabria rimane tra le regioni con maggiore
flusso migratorio sanitario verso il Nord. La Calabria, con oltre 300 M€ di saldo negativo nel 2022
per servizi erogati da altre regioni, è abbondantemente ultima in rapporto alla popolazione.
Né la migrazione riguarda solo i pazienti giacché ininterrotta è ormai quella dei giovani medici e di
tutto il personale sanitario che, mentre gli ambulatori dei medici di base restano chiusi e gli organici
dei nostri ospedali restano sottodimensionati o non coperti, si spostano in massa verso la sanità del
Nord creando un’ulteriore disparità. La Calabria può contare su 9,7 dipendenti SSN/1000 abitanti
(dati GIMBE), contro i 15,3 dell’Emilia Romagna e i 15,8 della Liguria con un deficit di oltre 10.000
dipendenti (di cui oltre la metà medici) che, insieme alla diseguaglianza di posti letto, 33 per 10.000
abitanti contro i 40–45 unità di Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna, contribuiscono in materia
determinante al cattivo funzionamento della Sanità calabrese.
L’iniquità viene poi replicata all’interno della Regione Calabria dove la spesa pro-capite a Cosenza è
oltre il 50% più alta che a Reggio Calabria e dove a fronte 4,57 posti letto ogni 1000 abitanti
programmati per Catanzaro ne sono riservati solo 3,18 a Reggio Calabria. Peggiori sono poi gli
analoghi indicatori per la provincia di Vibo Valentia.
All’interno della stessa regione, poi, permangono disequità tra province. Il piano di riparto regionale
per il 2024 assegna a Vibo Valentia 1.997,34 € pro-capite, mentre Crotone ne riceve 2.452,01 €; nei
centri hub, spiccano differenze come 3.912,47 € a Cosenza contro 2.112,03 € a Reggio Calabria.
Anche i posti letto programmati penalizzano Vibo Valentia: l’ultimo decreto regionale (DCA
198/2023) fissa per la provincia 2,39 posti letto ogni mille abitanti (al di sotto del parametro nazionale
di 3 ‰), contro i 4,00 ‰ di Crotone o i 4,57 ‰ di Catanzaro.
Chiediamo
 Un impegno concreto del Presidente della Regione sui tavoli del Governo per superare il
vincolo della spesa storica e il recupero del sottofinanziamento che se non è l’unica causa del
disastro della Sanità Calabrese ne è senza dubbio una delle cause più rilevante. Chiediamo
anche un riequilibrio delle risorse destinate a ciascun territorio.
 Lo sblocco del turnover per trattenere i nostri giovani, ringiovanire la pianta organica e ridurre
il progressivo ricorso al privato per rilanciare il diritto alla cura. Un piano straordinario di
assunzioni per fronteggiare la cronica carenza di personale e incentivi territoriali, economici
e di carriera, per chi sceglie di operare in zone rurali o disagiate o in servizi a rischio (es.
Medicina di urgenza). Solo così potremo trattenere i medici – tra i quali mancano oltre 3.100
di medicina generale e circa 2.500 specialisti – e rinnovare la dotazione di guardie mediche e
servizi territoriali.
 L’accelerazione del piano di interventi infrastrutturali annunciati per il pieno recupero della
struttura fatiscente cui è stato ridotto gran parte dello storico Ospedale Tiberio Evoli.
L’attribuzione delle risorse umane e tecnologiche per renderlo pienamente operativo, anche
con la riapertura di reparti ingiustificatamente chiusi o sospesi pro-tempore. Il tutto senza
continuare a perseguire inefficienti e inutili soluzioni palliative finalizzate solo a soddisfare
la vanagloria di questo o quel potentato locale.
 Definire standard di servizio tarati sui territori, che tengano conto dei tempi di percorrenza e
delle peculiarità geografiche, garantendo interventi rapidi e coordinati.
 Promuovere regolarmente piani di screening e visite preventive nei tempi giusti e con le
tecnologie più adatte, perché prevenire significa salvare vite e contenere la spesa pubblica,
riducendo le complicazioni di malattie che potrebbero essere evitate.
Chiediamo infine di abolire il numero chiuso in medicina, di accelerare l’istituzione della Facoltà di
Medicina presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, di consentire il tirocinio in tutti gli
ospedali sotto la supervisione dei primari, di adeguare la formazione specialistica al fabbisogno reale
e di portare retribuzioni e borse di studio ai livelli europei, anche per studenti stranieri. Solo così
potremo attrarre nuovi talenti e rafforzare la sanità pubblica.
Sabato 10 maggio a Catanzaro tutti in piazza per chiedere queste riforme strutturali: investimenti
massicci, meno burocrazia e valorizzazione di chi ogni giorno mette la propria vita al servizio della
salute pubblica. Perché in Calabria la vita di ognuno di noi ha un valore che non può essere
quantificato in euro risparmiati.
Firmato
Associazione Melito Città Aperta
Comitato Area Grecanica