di Filomena Scarpati
In una significativa giornata dedicata alla Madonna del Rosario, il nuovo Pontefice, Robert Francis Prevost, è stato eletto al quarto scrutinio della seconda giornata del conclave iniziato il 7 Maggio. La fatidica fumata bianca, attesa da una moltitudine di pellegrini in Piazza San Pietro, stimata in oltre centomila unità e da milioni di fedeli collegati da ogni parte del mondo, ha dato il suo gradito segno alle ore 18,00 circa, dell’8 Maggio scorso. Il primo papa statunitense ad essere eletto nella storia pontificia, considerato frutto di una scelta saggia da parte dei cardinali illuminati dallo Spirito Santo, che non poteva venir meno sulla necessità di un papa globale, in un periodo in cui emerge il bisogno dell’unità dei popoli per garantire l’anelata pace alle nazioni in guerra. Sicuramente è tra i migliori prelati che poteva essere destinato alla guida della Chiesa universale se si considerano le sue svariate esperienze nel settore pastorale, missionario, diocesano, le sue lauree in Matematica, Diritto Canonico e in Teologia, molto attento anche alle questioni sociali. Fu nominato cardinale da papa Francesco nel 2023 mentre era vescovo di una diocesi del Perù e da quel momento tra i due ci fu sempre un ottimo rapporto d’amicizia, con particolare predilezione da parte di Francesco per il suo senso dell’umorismo, insito negli uomini di forte intelligenza. Il nome scelto di Leone XIV, ricorda un grande papa, Leone I detto Magno, che fermò la discesa di Attila, riservò attenzione alla Vergine Maria e scrisse molto sul Rosario, l’eccellenza della preghiera per il mondo cattolico. Non sarà mancato nella sua scelta il ricordo di Leone XIII, papa che tenne a cuore, oltre un secolo fa, le delicate questioni dei lavoratori. Ciò che fa più sperare è l’inclinazione del nuovo pontefice verso una Chiesa dove “il male non preverrà”, così come ha detto nel suo primo messaggio e di volere, inoltre, una Chiesa vissuta come comunione dei fratelli e non come istituzione. “Certo, continua il Santo Padre, necessitano le dimensioni istituzionali, che non rappresentano però il cuore della Chiesa”, così come il riferimento ad un abbraccio che ha il significato del suo amore verso tutti – aggiunge – rappresentato anche dalla forma architettonica di piazza San Pietro. Il tutto è condensato nel pensiero espresso dal pontefice al suo primo saluto dalla loggia centrale della basilica di San Pietro in Vaticano, famosa per l’annuncio dell’Habemus Papam in ogni nuova elezione. Il suo è stato anche un forte e significativo riferimento alla pace disarmata e disarmante; un messaggio d’inclusività di tutti i popoli, benedicente e con indulgenza plenaria per i partecipanti che hanno seguito l’iter della nuova elezione. Il suo pontificato oltre ad assicurare la continuità dell’impostazione di papa Francesco con delle specificità, non tralascerà le questioni sociali che affliggono l’umanità, a partire dalle belligeranze, al benessere delle famiglie dislocate in ogni parte del mondo che soffrono la fame, dalla mancanza dell’occupazione dei giovani che li rende vulnerabili ad ogni forma di disadattamento sociale, alla mancanza di unità e di amore nelle famiglie, dalla mancanza di dialogo nelle comunità che è la base della creazione della comunione tra fedeli, alla fratellanza tra i popoli che va creata anche attraverso il dialogo tra politici di diverse nazioni per l’accoglienza dei migranti e dei più deboli. Con il carisma e la forza con cui affrontava Sant’Agostino le insidie della vita quotidiana, sicuramente il nuovo pontefice affronterà ogni ostacolo che si presenterà nel suo cammino e le doti umane che presentano lo slancio verso i popoli bisognosi di interventi missionari, sarà anche un notevole aiuto per i governi che gradiranno il suo intervento nelle questioni sociali per evitare le disparità tra gli uomini e garantire a tutti il minimo per una vita dignitosa. Sicuramente non mancherà l’appoggio del presidente Trump per una maggiore influenza della Chiesa nelle dinamiche politiche dei vari Stati, essendo il primo papa statunitense come il presidente si augurava, fino al punto da postare sui social una sua immagine di papa elaborata dall’intelligenza artificiale, accettata col sorriso dalle menti colte ed evolute, criticata in modo ossessivo dalle menti prive d’intelligenza, che non riescono a far proprio il senso dell’umorismo predicato da papa Francesco, seppure si professano cattolici, ma pur sempre seguaci del “male”, quello che Leone XIV intende abbattere. Se il dialogo tra il nuovo papa e Trump dovesse portare buoni risultati per la pace nei paesi in guerra, il miglioramento delle condizioni sociali dei popoli che ancora oggi soffrono la fame, delle condizioni dell’occupazione dei giovani e il benessere nelle famiglie, che ben venga, così come si spera che la sua parola, che non esula da quella del Signore, possa penetrare il cuore di coloro che governano le varie nazioni. Il suo essere agostiniano, a poche ore dall’elezione, oltre che nel pensiero, lo ritroviamo nella scelta dello stemma papale, in cui è stato inserito il simbolo dell’ordine, costituito da un libro che rappresenta la Bibbia che simboleggiando una freccia, penetra il cuore di chi cerca il Signore e lo infiamma dell’amore di Dio. Mentre il giglio bianco rappresenta lo spirito di purezza mariano che ricorda la centralità che Maria occupa nella Chiesa. I suoi pregi, compresa la fortezza, che rappresentano i carismi di un papa scelto dallo Spirito Santo, esortano a pensare che ci saranno forti cambiamenti senza sconvolgimenti per i conservatori, nel periodo del suo papato che si spera sia lungo in quanto il 14 prossimo Settembre compirà 70 anni, quindi trattasi di un papa che si può definire di età non avanzata.