Arrigoni, c’è la “mente”. Ricercato un giordano

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Sospettato di essere coinvolto nel rapimento e nell’uccisione del volontario italiano a Gaza

Arrigoni, c’è la “mente”. Ricercato un giordano

Sospettato di essere coinvolto nel rapimento e nell’uccisione del volontario italiano a Gaza

 

(ANSA) GAZA – Avrebbe un nome anche il cittadino giordano sospettato di essere coinvolto nell’uccisione del volontario italiano nella Striscia di Gaza Vittorio Arrigoni. Secondo il quotidiano israeliano Maariv, è noto negli ambienti salafiti di Gaza come ‘Abdel Rahman il Giordano’ e pare essere stato ‘la mente’ del sequestro di Arrigoni. Il giornale aggiunge che era entrato a Gaza dal Sinai, passando per un tunnel del contrabbando e conferma che Hamas ha ora rafforzato i controlli nella zona di frontiera con l’Egitto per impedirgli di lasciare la Striscia. A quanto l’ANSA ha appreso ieri da fonti investigative a Gaza, al momento risultano aver confessato 2 palestinesi arrestati, identificati da Hamas come il killer di Arrigoni e uno dei basisti. Entrambi vengono descritti come jihadisti salafiti filo Al Qaida Fonti di uno dei gruppi ultraintegralisti salafiti della Striscia di Gaza hanno ammesso oggi, parlando con l’ANSA, la responsabilità di una loro cellula “fuori controllo” nel rapimento e nella feroce uccisione dell’attivista italiano Vittorio Arrigoni, consumatisi giovedì nell’enclave palestinese. Le fonti, che parlavano a nome di ‘al-Tawhid wal-Jihad’ – una della fazioni salafite più note di Gaza, ispirate agli slogan di Al Qaida -, hanno negato che l’azione sia stata ordinata dai vertici del gruppo. “E’ stata una iniziativa incomprensibile, compiuta da una cellula impazzita, fuori controllo, e che contrasta con l’insegnamento dell’Islam e i nostri interessi”, hanno detto le fonti, confermando che le milizie di Hamas hanno arrestato finora “almeno tre militanti” salafiti nell’ambito delle indagini sull’assassinio di Arrigoni. E che stanno continuando a eseguire controlli e retate a tappeto. Parlando del caso Arrigoni, alcuni esponenti di Hamas (che ha il governo di fatto sulla Striscia) non hanno mancato di richiamarsi nelle ultime ore alla retorica anti-israeliana, accusando gli assassini di “fare il gioco del nemico sionista”. In termini concreti, però, la pista dei gruppi salafiti -che contestano lo stesso Hamas da posizioni ancor più radicali- è stata indicata chiaramente a più riprese dietro il delitto, anche se la linea ufficiale ridimensiona il loro peso a quello di “degenerati” ed “elementi isolati”.

SALAFITI ARRESTATI ERANO IN SICUREZZA HAMAS Erano tuttora in organico nei servizi di sicurezza di Hamas i due salafiti rei confessi arrestati nella Striscia di Gaza quali presunto assassino del volontario italiano Vittorio Arrigoni e complice del suo sequestro. Lo riferiscono stasera all’ANSA fonti investigative locali, secondo le quali i due si chiamano rispettivamente Farid Bahar e Tamer al-Alhasasnah. Le fonti hanno aggiunto che sembra invece alleggerirsi la posizione del terzo sospetto arrestato, mentre altre tre persone risultano attivamente ricercate. La cellula che avrebbe gestito direttamente il rapimento e l’uccisione di Arrigoni sarebbe stata composta in totale da cinque persone, tutte militanti salafiti, ma almeno in parte provenienti dalle file di Hamas. I tre tuttora latitanti sono altri due palestinesi (originari come Bahar e al-Alhasasnah del campo profughi di Shati) e “un infiltrato giordano”, hanno sottolineato le fonti. Per cercare di bloccarle le autorità di Hamas, oltre ad aver disposto retate su vasta scala e interrogatori a tappeto fra i simpatizzanti delle fazioni salafite, hanno disposto in queste ore la chiusura totale dei tunnel del contrabbando fra la Striscia di Gaza e l’Egitto. Resta invece per ora senza conferme la voce secondo la quale l’ordine del sequestro di Arrigoni possa essere partito proprio dal Sinai egiziano, retroterra logistico di sacche di gruppi palestinesi ultrà e luogo tradizionale di contatto con esponenti islamico-radicali stranieri.

FONTI, DUE ARRESTATI CONFESSANO – Hanno confessato due dei militanti salafiti arrestati ieri dalla polizia di Hamas nella Striscia di Gaza nel quadro delle indagini sul rapimento e l’uccisione del volontario italiano Vittorio Arrigoni. Lo riferiscono all’ANSA fonti investigative locali, precisando che uno dei due è ritenuto il killer di Arrigoni, mentre l’altro ha ammesso di avere svolto un ruolo di fiancheggiatore nella logistica del sequestro. In totale resta fermo a tre il numero delle persone arrestate in quanto accusate di una qualche forma di coinvolgimento diretto nel crimine: i due di cui si era saputo già ieri, più un terzo di cui si è avuta notizia nelle prime ore di oggi. Il terzo uomo, sospettato di complicità nella preparazione del rapimento, non risulta al momento essere reo confesso a differenza del presunto assassino – l’uomo che avrebbe strangolato Arrigoni con la sue mani, con un cavo metallico o qualcosa di simile – e dell’altro fiancheggiatore.

MAMMA, FARNESINA LAVORA PER RIENTRO SALMA DA EGITTO – “Dalla Farnesina mi hanno assicurato che stanno facendo il possibile per far rientrare Vittorio attraverso il confine con l’Egitto, ma non sono ancora in grado di darmi né date né modalità”. Lo ha detto all’ANSA Egidia Beretta, la madre di Vittorio Arrigoni, l’attivista ucciso l’altra notte a Gaza. Ieri i familiari avevano espresso il desiderio che il rientro della salma non avvenisse attraverso Israele. “Mi hanno detto che la nostra richiesta è una ipotesi praticabile – ha aggiunto la donna, che è anche il sindaco del paese -. Ci farebbe piacere se venisse garantita, ma comunque per il nostro dolore cambia poco”

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