Estorsione con metodo mafioso a un imprenditore edile, un arresto nel Reggino
Nov 20, 2025 - redazione
REGGIO CALABRIA (ITALPRESS) – I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Reggio Calabria e della Compagnia di Melito Porto Salvo, a seguito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un indagato di 78 anni, residente a Montebello Jonico. L’attività investigativa trae origine dalla denuncia di un imprenditore, titolare di impresa attiva nel settore dell’edilizia e nel campo dei lavori pubblici con cui ha rappresentato di essere vittima, sin dal 2015, di plurime condotte estorsive, aggravate dal metodo mafioso, da parte dell’indagato.
Nello specifico, la vittima sarebbe stata costretta a corrispondere, negli anni, complessivamente circa 30.000 euro a titolo estorsivo e, comunque, gli sarebbe stato richiesto il 6% del valore di ogni appalto, tutte le volte che la sua impresa era riuscita ad aggiudicarsi lavori nel comprensorio di Melito Porto Salvo. Le continue richieste avrebbero condotto l’imprenditore alla disperazione, attesa l’esosità delle somme pretese. Sono stati denunciati anche diversi tentativi di estorsione, per un ammontare complessivo di 114.000 euro, in relazione ai lavori pubblici ottenuti dalla vittima nel circondario di Melito Porto Salvo, dietro minaccia di gravi azioni ritorsive, quali danneggiamenti e atti incendiari. L’indagato, in particolare, avrebbe ostentato le proprie relazioni nell’ambiente ‘ndranghetista e si sarebbe vantato della propria “carriera” criminale. La soffocante imposizione sulla vittima, da parte dell’indagato, sarebbe stata esercitata attraverso il metodo mafioso, che si sarebbe estrinsecato in reiterate imboscate presso i cantieri, insistenti richieste formulate agli operai e continue minacce.
L’ipotesi investigativa, così come descritta, è stata accolta dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria, che ha emesso un’ordinanza di applicazione di misura cautelare nei confronti dell’indagato.
– Foto ufficio stampa Carabinieri –
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