Nicola Gratteri: “Vogliano impaurire i pubblici ministeri con la riforma della separazione delle carriere “. Gli italiani in bilico nei sondaggi. Partita aperta fino all’ultimo voto nel referendum 2026

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Un intervento lungo, appassionato e senza filtri quello del procuratore di NapoliNicola Gratteri, ieri durante l’assemblea dell’Associazione nazionale magistrati. Davanti a una platea di colleghi e rappresentanti delle toghe, il magistrato calabrese ha parlato con toni duri della situazione della giustizia italiana e della posta in gioco in vista del referendum sulla riforma costituzionale.
“La posta in gioco è molto alta. Io faccio questo lavoro dall’86. Utilizzo le mie ferie per andare nelle scuole e nelle università in Italia e nel mondo, a spiegare la non convenienza a delinquere, con un linguaggio non tecnico-giuridico” – ha esordito Gratteri, rivendicando il proprio impegno civile e la necessità di una comunicazione diretta con i cittadini.
Nel cuore del suo intervento, Gratteri ha richiamato i magistrati alla concretezza: “Non possiamo continuare a essere critici. Bisogna superare le criticità – ha detto, sottolineando come la categoria debba organizzarsi in modo diverso, abbandonando logiche accademiche e formali.
Il procuratore di Napoli ha poi ricordato le sue perplessità sul funzionamento del Consiglio superiore della magistratura e del Consiglio di Stato, in particolare sulle nomine direttive.

“C’è stato un momento in cui ho pensato al sorteggio, quando ho visto che in un anno il Consiglio di Stato ha ribaltato cinque nomine direttive. Mi sono chiesto: ma che sta succedendo? Il CSM che fa? È il Consiglio di Stato che decide i direttivi in Italia?”.
Gratteri ha quindi raccontato un episodio che lo ha visto protagonista di recenti polemiche politiche.
“Il viceministro Sisto, a Torino, in un convegno con l’ex magistrato Bruti Liberati, disse che quello era un grande magistrato, non come procuratori che vanno in televisione a fare i presentatori. Non ebbe il coraggio di fare il mio nome: il coraggio non si vende al supermercato, o ce l’hai o non ce l’hai”.

Il giorno successivo arrivò un’interrogazione parlamentare dell’onorevole Pittalis (Forza Italia) che chiedeva un’ispezione nei suoi confronti.
“So che non è stata una decisione leggera, ma il ministro è stato costretto a scrivere che non c’era alcuna violazione disciplinare. Tuttavia, nella risposta, ha scritto che esiste un ‘vulnus normativo’, un buco da colmare per stabilire quando e come i magistrati possano andare in televisione. Ecco, questo è importante, perché si collega al referendum” – ha rimarcato Gratteri.
Il riferimento al referendum sulla giustizia è stato centrale.
“L’obiettivo è quello di normalizzare il pubblico ministero, di impaurirlo, di trasformarlo in un perfetto burocrate – ha denunciato il Procuratore -. Alla scuola di magistratura, oggi, la prima cosa che insegnano è tenere la scrivania in ordine. Ti terrorizzano con i ritardi, con i disciplinari. Ma a insegnare dovrebbero essere persone che nella vita hanno fatto qualcosa, non funzionari con tre anni di anzianità che non riescono a far lavorare i giudici fino alle cinque del pomeriggio”.
Il procuratore ha poi invitato i colleghi a cambiare metodo e linguaggio.
“Smettetela di fare convegni con professori universitari e avvocati. A questi incontri partecipano 150 persone che escono come sono entrate. Molti li fanno solo per mettersi in mostra, per piacersi. Non è il tempo delle parate, è il tempo dell’azione”.
E ancora: “Andate nelle università, nelle associazioni culturali, nelle fondazioni. Parlate alla gente con i 400 vocaboli che le persone conoscono. È l’unica possibilità che abbiamo di vincere questo referendum”.
Gratteri ha contestato la narrazione di una magistratura in crisi di consenso: “Vi stanno raccontando che il referendum è perso e che la magistratura è ai minimi storici. Non è vero. Dopo il caso Palamara eravamo al 36%, oggi siamo al 54%. Ci sono sei punti di distacco tra il sì e il no: ce la possiamo fare”.
Concludendo il suo intervento, Gratteri ha richiamato i magistrati al senso della propria funzione.
“La credibilità passa dai comportamenti. Se vogliamo che la gente creda nella giustizia, dobbiamo scendere per strada, parlare chiaro, non chiuderci nei convegni. È così che si difende la magistratura e la democrazia”.
L’intervento di Gratteri all’ANM segna una presa di posizione netta nel dibattito interno alla magistratura e in quello pubblico sulla riforma della giustizia. Le sue parole hanno diviso, ma anche riportato al centro un tema cruciale: la necessità di una magistratura indipendente, libera dalla paura e capace di comunicare direttamente con i cittadini.